Congo: un altro quinquennio per Tshisekedi?

di:

congo-elezionipres

Version française ci-dessous

Il 20 dicembre, il popolo congolese è stato chiamato alle urne per le elezioni presidenziali e legislative nazionali, provinciali e comunali (per i capoluoghi di provincia).

È stata una grande opportunità per i 40 milioni di elettori di prendere in mano il proprio destino e decidere sul futuro delle istituzioni dello Stato: o punire coloro che sono stati al timone negli ultimi cinque anni e rinnovare così questa classe politica, che alcuni non esitano a definire un gruppo di dilettanti, corrotti ed egoisti; oppure riconfermarli.

Bassa afflenza alle urne

Va detto che la posta in gioco era alta, visto che cinque anni fa siamo stati chiamati a svolgere lo stesso esercizio, il cui esito, condito da «compromessi», non è stato favorevole agli occhi di molti. Un passato elettorale deludente, certo; ma dovevamo sperare e dirci che questa volta la Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) avrebbe fatto meglio. Si doveva comunque andare avanti, nonostante tutto.

Nonostante questo desiderio di trasparenza e inclusione, i primi rapporti indicano che l’affluenza alle urne per queste elezioni è stata troppo bassa. Infatti, nelle zone in cui i conflitti armati imperversano da anni, molti elettori non hanno potuto esercitare il loro diritto di voto a causa della mancanza di schede elettorali.

Dei quaranta milioni di elettori previsti, meno della metà si sono presentati alle urne, e molti seggi elettorali non hanno aperto.

Per compensare il deficit e dare l’impressione di inclusività, lo scrutinio è stato posticipato di due giorni. Ci sono stati anche casi di violenza, con irruzioni in alcuni seggi elettorali e persino sospetti di frode. Una finzione di elezioni esclusive: questo è tutto ciò che si può dire di queste elezioni, che avrebbero dovuto avere una posta in gioco importante. Tshisekedi è riuscito a giocare la partita con successo per rimanere al potere? Si è tentati di pensare di sì.

Un dualismo costruito ad arte

Infatti, dopo cinque anni alla guida del Paese e senza un bilancio convincente da presentare alla popolazione, Félix Tshisekedi, candidato alla sua stessa successione, si è trovato ad affrontare candidati forti come l’ex governatore del Katanga e uomo d’affari Moïse Katumbi, il vincitore del 2018 Martin Fayulu, il premio Nobel per la pace Dénis Mukwege, e altri ancora.

Curiosamente, quando la campagna elettorale è iniziata, gli altri candidati si sono rapidamente eclissati, dando l’impressione che si trattasse di un duello Félix-Moïse.

Sapendo che non sarebbe stato facile oscurare gli altri candidati dell’opposizione, mancando elementi sostanziali contro di loro, il campo tshisekesista ha scelto di presentare solo Moïse Katumbi come suo potenziale concorrente e di legarlo a leader che, agli occhi del popolo congolese, lo avrebbero così facilmente squalificato.

In particolare per ciò che concerne la spinosa questione della nazionalità. Come a dire che quando si conosce l’avversario la lotta diventa facile, la campagna elettorale che, in una democrazia seria, consiste nella presentazione e nel sostegno di diversi progetti sociali, si è ridotta a una partita di ping-pong in cui il campo dei «Bana mboka» (figli del Paese) ha accusato l’altro candidato di essere uno straniero.

Nazionalismo elettorale

E qui abbiamo l’impressione che Tshisekedi abbia avuto successo, sapendo che con le tensioni esistenti tra Congo e Ruanda la popolazione non sarebbe stata disposta a dare il potere a chiunque fosse sospettato di essere in combutta con i «fratelli nemici».

La particolarità di queste elezioni è stata quindi quella di avere candidati congolesi di padre e madre e candidati «stranieri», con tutto ciò che questo comporta in termini di spaccature sociali, escalation di tribalismo e stigmatizzazione, odio e intolleranza.

Visti i ritmi della campagna elettorale e le gravi irregolarità e i casi di frode accertati, ci sono tutte le ragioni per temere una possibile crisi post-elettorale, visto che nel frattempo la popolazione non è pronta a ingoiare, come ha fatto in passato, un’appropriazione indebita della sua volontà.

I giorni successivi alla pubblicazione dei risultati da parte della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), entro la fine del mese, ci diranno di più…


Tshisekedi, encore pour cinq ans ?

Le 20 décembre dernier, le peuple congolais était appelé aux urnes pour les élections présidentielles, législatives nationales et provinciales et communales ( pour les chef-lieux des provinces). Belle aubaine où les 40 millions d’électeurs étaient à saisir afin à reprendre leur destin en main et à se prononcer sur l’avenir des institutions de l’Etat ; soit pour sanctionner ceux qui, pendant les cinq dernières années, ont été à la manette et ainsi renouveler cette classe politique que d’aucuns n’hésitent de qualifier de bande d’amateuristes, de corrompus et d’égoïstes soit pour les reconduire.

Il faut dire que l’enjeu était majeur entendu qu’il y a cinq ans on était appelé au même exercice mais dont l’issue colportée par des “compromis” n’était pas favorable aux yeux de plus d’un. Un passé électoral décevant certes ; mais il fallait espérer et se dire que cette fois-ci, la Commission Électorale Nationale Indépendante (CENI) fera mieux. Il fallait donc y aller malgré tout.

Malgré cette volonté de transparence et d’inclusion, selon les premières informations, ces élections ont eu un taux de participation trop faible. En effet, dans des zones où sévissent les conflits armés depuis des années, beaucoup électeurs n’avaient pas pu jouir de leur droit faute des matériels électoraux. Sur les quarante millions d’électeurs attendus, moins de la moitié a répondu au rendez-vous, beaucoup de bureaux n’ayant pas été ouverts.

Pour pouvoir combler le vite et donner l’impression d’inclusivité, le scrutin prévu pour un jour a été repoussé pour deux. On ne saurait oublier par ailleurs certains cas de violence avec des casses dans certains centres de vote et même certains soupçons de fraude. Un simulacre d’élections exclusives : c’est tout ce qu’on peut donc dire de ces élections qui pourtant devraient avoir des enjeux de taille. Tshisekedi a-t-il pu donc réussir à jouer jeu pour ce maintenir au pouvoir ? On est tenté de le penser.

En effet, après cinq ans à la tête du pays et sans bilan convainquant à présenter au peuple, Félix Tshisekedi, candidat à sa propre succession, s’est trouvé face aux candidats de taille comme l’ancien gouverneur de Katanga et homme d’affaires Moïse Katumbi, le plébiscité de 2018 Martin Fayulu, le Prix Nobel de la Paix Dénis Mukwege, etc. Curieusement, la campagne électorale commença et très vite, les autres s’eclipsèrent et on eût l’impression qu’il s’agissait d’un duel Félix-Moïse.

Sachant en effet qu’il ne saurait pas noyer facilement les autres candidats de l’opposition faute d’assez d’éléments à leur reprocher, le camp tshisekesiste a pris l’option de ne présenter que Moïse Katumbi comme son potentiel concurrent et de le lier de chefs qui, aux yeux du peuple congolais, le disqualifierait si facilement.

C’est entre autres la fameuse question de nationalité. Comme qui dirait que quand on connaît son adversaire le  combat devient facile, la campagne qui, dans une démocratie sérieuse, est la présentation et le soutien de différents projets de société a été réduite à un jeu de ping-pong où le camp les “Bana mboka” (fils du pays) accusaient l’autre candidat d’étranger. Et là on a l’impression que Tshisekedi a réussi son coup sachant qu’avec les tensions entre le Congo et le Rwanda, le peuple n’est pas prêt à donner le pouvoir à tout celui qui serait soupçonné d’être de mèche avec les “frères ennemis”.

Ainsi la particularité de ces élections était qu’il y a des candidatures congolais de père et de mère et des candidats “étrangers” avec ce que cela comporte comme fissure sociale, escalade de tribalisme et de stigmatisation, haine et intolérance.

A l’allure où la campagne électorale s’est déroulée et au regard des irrégularités graves et des cas de fraude avérée, il y a lieu de craindre une possible crise post-électorale puis qu’entre-temps, le peuple n’est pas prêt à ingurgiter, comme par le passé, un détournement de sa volonté.

Quant à ce, les jours après la publication des résultats prévue par la Commission Électorale Nationale Indépendante (CENI) avant la fin de ce mois nous en diront plus…

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto