In questi giorni l’attualità di casa nostra è così ricca di notizie su tanti avvenimenti vicini a noi, al punto da far pensare che una parte del mondo come l’Africa non esista più, o abbia risolto tutti i suoi problemi. Eppure qualcosa si muove anche lì.
Spesso si muove la terra, straripano i fiumi, spariscono materie prime e persone, ci sono epidemie che non si riescono nemmeno a diagnosticare… ma tutto questo è quasi dato per scontato.
C’è tuttavia qualcosa, anzi, qualcuno che si muove. Spesso nei paesi africani c’è insicurezza, povertà estrema, mancanza di istruzione, sistemi politici poco assomiglianti alla democrazia, ma c’è anche chi cerca di combattere queste situazioni. La Chiesa, certamente non con atti rivoluzionari, cerca almeno di interrogarsi, e di interrogare gli attori dai quali dipende il cambiamento della scena.
È il caso della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire). Per le ultime elezioni presidenziali del 2019 era stata creata una Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Questa doveva formare i cittadini, regolarizzarne i documenti di identità assegnando documenti elettorali agli aventi diritto, preparare i seggi e assicurare lo svolgimento corretto delle elezioni.
Per le prossime elezioni del 2023 c’è chi tenta di politicizzare questa Commissione presentando persone “vicine” al proprio partito, probabilmente corrotte, ai fini di pilotare i risultati. Per la scelta di questi animatori era stato chiesto alle autorità religiose rappresentanti le diverse confessioni e Chiese di presentare i nomi di persone fidate, capaci di coprire questo ruolo.
Nella sessione straordinaria della CENCO (Conferenza Episcopale Nazionale Congolese), i vescovi hanno discusso anche di questa situazione. Nel comunicato-stampa datato 29 novembre 2021 della sessione straordinaria tenutasi a Kinshasa dal 23 al 25 novembre, al n. 8 dicono testualmente: “Con la designazione degli animatori della CENI, i vescovi si sono resi conto della grande divergenza di dottrine e di percezione dei valori etici con alcune confessioni religiose. Perciò hanno deciso di sospendere la partecipazione della Chiesa Cattolica nella piattaforma delle Confessioni religiose”.
Le elezioni del 2019, infatti, erano state pilotate al punto da sortire un Presidente della Repubblica nominato, ma non eletto.
Nel comunicato stampa citato, si relaziona anche di altri due argomenti delicati analizzati dai vescovi: l’insicurezza nel paese, soprattutto nel Nord-Est, e il problema dell’insegnamento gratuito.
Per l’insicurezza, i vescovi evidenziano le falle del noto état de siège (stato d’assedio) in atto da alcuni mesi nelle zone più insicure (Ituri, Nord e Sud Kivu), e prodigano delle raccomandazioni al Comandante supremo perché questo stato d’assedio sia più efficace e volto soprattutto a proteggere le popolazioni locali.
L’istruzione
Per quanto riguarda l’insegnamento primario, secondario e tecnico, tutto ruota attorno alla proclamata e mai realizzata gratuità. Il salario dei professori è irrisorio. Da anni ormai, i genitori che possono (grazie anche a grandi sacrifici), d’accordo con i singoli coordinamenti delle diverse confessioni religiose (scuole cattoliche, protestanti, musulmane e kibanguiste), accettano di pagare la “prime” di un dollaro, o poco più, per ogni figlio iscritto alla scuola.
Queste entrate aiutano a pagare il personale, anche quello non insegnante. È normale, quindi, che si formino delle classi esageratamente numerose per permettere all’insegnante di ottenere un salario meno ridicolo e un po’ più dignitoso.
I vescovi, che avevano analizzato la situazione dell’inizio di questo anno scolastico 2021-222, hanno invitato il ministro dell’istruzione per avere dei chiarimenti sulle rivendicazioni degli insegnanti e sui negoziati in corso con i sindacati, esprimendo la loro preoccupazione e offrendo il loro sostegno perché si arrivi a una effettiva gratuità dell’istruzione.
A mio avviso questo comunicato-stampa esce un po’ dalle solite costatazioni e raccomandazioni delle lettere conclusive di ogni sessione ordinaria della CENCO.
Sono luci che, nel buio profondo in cui versa il paese, accendono la speranza di un cambiamento in positivo per milioni di persone che vivono nella povertà più assoluta. Questa gente poi che cerca di non perdere la propria dignità, è preda facile di corruzione in vista delle elezioni, mentre viene a conoscenza di illecite ed enormi appropriazioni di denaro destinato proprio ad alzare il loro livello di vita.
Tutti si augurano che questa posizione dell’episcopato trovi una veloce realizzazione.