Corea del Nord: la difficile verità

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Il vescovo emerito di Gand, Luc Van Looy, esperto di cose coreane, ha scritto in una lettera alcune sue considerazioni a  Francesco Strazzari.

Caro Francesco,

il tema per la Corea è la “verità”. Ieri mattina ho ricevuto un video, presumo dalla Corea del Nord, con la notizia della morte, alle ore 0.30 del 15 aprile, di Kim Jong Un, e di un folto gruppo di generali, di militari e di  familiari che rendono omaggio con corone ecc… al defunto (ma non è visibile nessuna cassa o altro). Vi appaiono solo foto e testi e una lode in coreano nella quale viene anche detto che la sorella assume il governo come “madre della patria” (cf. SettimanaNews, Asian Troubles, is Kim Dead?).

Da parte della Corea del Sud non c’è nessuna conferma della morte. Un sito nord-americano afferma che egli sia morto. Ho avvisato il ministro degli interni del Belgio.

Oggi poi, dalla Corea del Sud, un amico mi scrive: «Il governo sud-coreano dichiara che il presidente del Nord è vivo e sta bene».

Il problema, dunque, è la verità nelle comunicazioni. Sembra però che ci sia davvero almeno un problema di salute, dato che Kim non è apparso durante le manifestazioni per la fondazione della nazione. Adesso circola la notizia che si sia rifugiato in un ambiente sicuro per paura del Coronavirus

Quello che mi fa problema nel video sopra ricordato, di probabile provenienza dalla Corea del Nord, è che, contestualmente all’annunzio della morte, il leader supremo viene tanto lodato per gli sforzi che avrebbe compiuto per l’unificazione delle Coree. In passato, mai avevo notato in lui questo interesse, se non negli incontri che ha avuto con Trump.

Questa vicenda obbliga a riflettere sulle posizioni dei politici, non solo là, ma anche quì. Vediamo, infatti che, pure in tempi di grande sofferenza in tutto il mondo, in tempi di guerra contro un nemico invisibile, i politici mettono ancora al primo posto l’opinione del partito, oppure pensano ai propri interessi, anche a livello internazionale.

Come possiamo spiegare che in Cina non esiste il problema del Coronavirus nelle due maggiori città come Pechino e Shanghai? La risposta è semplice: a Pechino per la politica, a Shanghai per il commercio.

Se contasse il bene comune, il benessere delle persone, il mondo sarebbe diverso. Ricordiamo i continui ammonimenti di papa Francesco.

Con un caro saluto.

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