Molti si pongono la domanda che cosa ci sia veramente nella testa del presidente turco Erdogan con la sua fretta di riportare l’antica basilica di Santa Sofia da museo a moschea. Naturalmente quelli del suo partito e gli islamisti lodano il suo zelo religioso e cantano vittoria. Gli avversari, sopratutto i kemalisti, pensano che sia una mossa politica per distogliere l’attenzione dalla grave crisi economica, in un momento già difficile per la pandemia del coronavirus. Qualcuno si spinge a dire che è un’altra mossa per continuare il cammino verso la cancellazione del nome di Atatürk e della laicità della repubblica turca.
Comunque sia, la determinazione di Erdogan a mettere in esecuzione quanto ha in testa è veramente notevole.
Nell’ambiente cristiano, sopratutto in quello ortodosso, dopo i tentativi di far capire che la decisione avrebbe comportato tensioni e divisioni tra il mondo cristano e quello islamico, ci si è messi in atteggiamento di attesa per vedere come il presidente metterà in pratica le sue assicurazioni. Infatti, ha detto che, anche come moschea, l’ex basilica ed ex museo di Santa Sofia continuerà ad essere un luogo aperto a tutti e favorirà il dialogo tra le religioni.
Da una parte, ha affermato decisamente che Santa Sofia appartiene allo Stato turco e che gli interventi sul tema sono un’ingerenza nella sovranità della Turchia. Dall’altra, ha cercato di addolcire il tono promettendo che rimarrà aperta a tutti. Anzi, tutti potranno entrare senza la necessità di un biglietto.
Erdogan ha anche affermato che il patrimonio artistico sarà salvaguardato. Tutti si chiedono: come? I mosaici e gli affreschi con figure umane, a maggior ragione se immagini cristiane, non potranno essere tollerate in una moschea. Una commissione è stata formata per esaminare questi problemi. Si è detto che le immagini durante la preghiera musulmana verrebbero oscurate o coperte da una tenda.
A parte i sostenitori di Erdogan, quasi tutti sono concordi sul fatto che sia stata una decisione negativa. Ma c’è anche chi, in campo cattolico, osserva come la decisione del 1934 di trasformare la moschea in museo venne presa da un governo laico-laicista, antireligioso. La decisione di restituire il luogo al culto potrebbe essere anche un segno di maggior attenzione verso tutte le minoranze religiose. Forse, riporterà anche un sentimento di maggior rispetto verso un edificio destinato al culto e alla preghiera che era divenuto esclusivamente luogo di turismo, spesso irriverente e dimentico della sacralità del luogo.
E forse, se il presidente Erdogan manterrà le promesse, chi entra nell’ex basilica di Santa Sofia potrà ancora vedere, alzando lo sguardo verso la cupola dell’abside, la figura accogliente di Maria con il Bambino Gesù sulle ginocchia. Proprio sopra il luogo sacro dove un tempo c’era l’altare e ora si trova il mihrab che indica la direzione della Mecca, Maria, “Sede della Sapienza”, offre al visitatore il suo Figlio Gesù, Sapienza infinita e fonte di ogni sapienza. Chissà che il visitatore possa avere un sussulto di lode a Dio…
È Dio che guida la storia degli uomini e che, da avvenimenti negativi, può ricavare effetti positivi. Questa è anche la speranza per la basilica di Santa Sofia.
Questa visione ironica e che non cerca di vedere la realtà è fuorviante. Prima cosa: se un bene come Santa Sofia viene ritenuto in maniera ufficiale dal mondo intero bene dell’Umanità come può un politico dire che è un bene esclusivo della Turchia. Secondo: la mossa di Erdogan è chiaramente politica e va ad ingraziarsi i voti dei musulmani, proprio quelli della famosa primavera araba. Terzo: nessun commento sul gesto inqualificabile di invitare Papa Francesco alla prima preghiera musulmana nel prossimo venerdì?
Oscurare i mosaici di S. Sofia é già la premessa della loro dissoluzione che presto avverrà, e non faccia finta di non saperlo perché fanno sempre così in qualsiasi luogo abitato o conquistato. Articolo fuorviante e senza motivo accomodante. Peccato per una rivista come Settimananews.