Il Congresso nazionale ha detto sì alla protezione dei popoli indigeni, Bolsonaro ha detto no. La reazione della Conferenza episcopale brasiliana.
La Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), insieme ad altri organismi della società civile, ha firmato recentemente il «Patto per la vita e per il Brasile» (Pacto pela Vida e Pelo Brasil). Il testo afferma che viviamo «una grave crisi – sanitaria, economica, sociale e politica – che richiede a tutti, in particolare ai governanti e ai rappresentanti del popolo, l’esercizio di una cittadinanza sostenuta dai principi di solidarietà e della dignità umana».
Il Congresso nazionale ha svolto un ruolo fondamentale nel promuovere iniziative che cercano di rispondere agli impatti urgenti della pandemia, in particolare quelli che incidono direttamente sulla vita dei più poveri e vulnerabili. Tra questi meritano attenzione specialmente gli indigeni, i quilombo (discendenti degli schiavi africani, ndtr) e le comunità tradizionali. Nei loro riguardi papa Francesco ha insistito a Puerto Maldonado, il 19 gennaio 2018, dicendo: «Continuate a difendere questi fratelli più vulnerabili».
In questo senso, la CBBB ha seguito l’iniziativa lodevole, così come il processo di approvazione nella legislazione federale del Piano di emergenza per fronteggiare il Covid-19 nei territori indigeni, quilombo e altre popolazioni e comunità tradizionali (PL n. 1142/2020).
Il testo è frutto degli sforzi collettivi dei parlamentari, delle rappresentanze delle comunità tradizionali e degli organismi della società civile.
Con sdegno e riprovazione, la CNBB è venuta a sapere, il 7 luglio scorso, che l’approvazione dell’ecc.mo sig. Presidente della Repubblica nel PL 1142/2020, ora legge n. 14.021, contiene 16 veti. Questi veti sono eticamente ingiustificabili e disumani perché negano diritti e garanzie fondamentali alla vita dei popoli tradizionali, come, per esempio, l’accesso all’acqua potabile e sicura, che «è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani» (Laudato si’, 30).
I veti del governo violano la Costituzione federale. Infatti, abolendo l’obbligo di accesso all’acqua potabile e al materiale di igiene, alla fornitura di letti ospedalieri e di terapia intensiva, di ventilatori e di strumenti di ossigenazione del sangue, e anche ad altri aspetti previsti nel PL 1142/2020, quali il cibo e l’assistenza di emergenza, violano il principio della dignità umana (cf. art. 1, inc. III),, il diritto alla vita (cf. art. 5, caput), la salute (cf. artt. 6 e 196) e dei popoli indigeni a vivere nel loro territorio, in conformità con le loro culture e tradizioni (cf. art. 231).
La giustificazione del presidente della repubblica per questi veti si basa sulla mancanza di budget, un argomento che non regge se si considera la recente approvazione della proposta di emendamento della Costituzione (PEC) 10/2020 da parte del Congresso nazionale. Conosciuto come «Bilancio di guerra», l’emendamento autorizza le spese necessarie per combattere la crisi generata dalla pandemia del nuovo coronavirus. È opportuno sottolineare che questa stessa giustificazione non ha impedito un rapido aiuto alle istituzioni finanziarie.
Urge, pertanto, una posizione forte, decisiva e definitiva in difesa della vita. Sono mesi che i popoli tradizionali affrontano la pandemia con un numero crescente di contagiati e di morti nei loro territori.
Pertanto, la CNBB viene rispettosamente a sollecitare, il più presto possibile, che si organizzi una Sessione del Congresso Nazionale affinché tutti i veti di PL 1142/2020 (Legge n. 14.021) siano presi in esame e annullati.
La CNBB, con speranza e in atteggiamento vigile, continuerà a monitorare questo processo. La missione di difendere la vita è, ancora una volta, nelle mani del parlamento brasiliano. La società ha bisogno di voi, signore e signori.
Possa il Dio della «vita in abbondanza» (Gv 10,10) benedirvi e illuminarvi.