Le Chiese e i movimenti evangelicali non rappresentano solo una fenomeno del cristianesimo transatlantico (Stati Uniti e America Latina in particolare), ma iniziano a essere realtà significative anche nel cuore dell’Europa. In Germania, ad esempio, l’Alleanza evangelicale tedesca raccoglie più di 1.300.000 aderenti. E il numero continua a salire.
I membri provengono oltre che da regioni segnate da una presenza storica del Pietismo o dalle Chiese libere sorte prevalentemente a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso, anche dalle due maggiori Chiese del paese: quella luterana e quella cattolica. Non si hanno ancora numeri precisi sul drenaggio evangelicale dei due cristianesimi storici e maggioritari in Germania. Il fenomeno non è comunque da sottovalutare.
Per la Chiesa cattolica la sfida sembrerebbe porsi a livello di celebrazione liturgica, dove quella dell’evangelicalismo lascia spazi liberi maggiori rispetto al rito cattolico e riesce a coinvolgere la corporeità dei partecipanti come elemento centrale della celebrazione e della preghiera.
Per la Chiesa evangelica, invece, la sfida si attesta decisamente sul piano della dimensione affettiva ed emotiva del credere e del vissuto spirituale.
Insomma, da un lato un corpo che si muove e freme nel celebrare, dall’altro una parola che non è freddamente destinata solo all’intelletto ma sa mettere in campo risonanze emotive dello spirituale. Se le due grandi Chiese tedesche volessero semplicemente ricalcare il modello evangelicale, adattandolo qua e là alle proprie tradizioni, avrebbero perso in partenza. In primo luogo, si tratta di iniziare a pensare il cristianesimo tedesco insieme agli evangelicali – e non senza o contro di loro. In secondo luogo, la sfida evangelicale può aiutare a riscoprire nella propria storia e tradizione quegli accordi che possono liberare l’ingessatura della fede che pesa oggi sui due cristianesimi storici tedeschi.
la questione è assai più seria!