Francia: sul morire

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L’Ifop (Institut d’études opinion et marketing en France) ha realizzato un’indagine sull’atteggiamento dei francesi in ordine al morire e ai suoi riti, registrando gli scostamenti di modalità, pratiche e opinioni in merito negli ultimi decenni (cf. La Croix, 15 settembre). L’indagine su un campione di un migliaio di persone è sostenuta da un’azienda funeraria (Plaquedeces).

Vita eterna? Reincarnazione? Nulla?

Fra i risultati più significativi va registrato il ricorso ormai maggioritario alla cremazione (rispetto all’inumazione in terra) e la crescita dei dubbiosi in ordine alla vita oltre la morte. Solo il 31% crede ad una vita oltre la morte; il 36% la esclude; il 33% non si pronuncia. Dal 1970 ad oggi la credenza sul vivere post-mortem è scesa dal 37% al 31%. Resiste per il 69% in chi ha una pratica religiosa. Curiosamente i giovani (sotto i 35 anni) sono più disponibili (41% di contro al 27%), probabilmente perché più curiosi davanti a fenomeni paranormali o esoterici.

La credenza nella reincarnazione sale di dieci punti rispetto al 2004 (32%), mentre l’attesa del paradiso o dell’infermo scende di cinque punti al 32%. L’affermazione della risurrezione è sottoscritta dal 24% (quattro punti in meno).

Nel 1948 il 58% aveva la prospettiva della vita eterna che oggi si attesta sul 27%. Solo i credenti ne attestano la verità (73%). Ancora una volta i giovani sono più disponibili (37%) dei più anziani, ma sul versante della reincarnazione che, nell’insieme, passa dal 22 % (nel 2004) al 32% nel 2023. Paradiso e inferno sono affermati dai credenti praticanti (8 su 10), come anche la risurrezione.

Per il 39% dei francesi l’essere umano scompare totalmente con la sua morte. L’immortalità e la reincarnazione vengono affermate dal 14 e 13 %. Il 28% non si pronuncia su quanto può succedere dopo la morte con una netta crescita dal 20% (nel1999) al 28% di oggi.

Significativo anche il cambiamento in ordine alle esequie e ai riti funebri.

«Nell’arco di 15 anni, un periodo relativamente breve, la parte dei francesi che attendono per sé stessi delle esequie religiose è sceso dal 55% al 40%. Nello stesso tempo la scelta per riti civili è cresciuta dal 25 al 31%, mentre la totale assenza di riti cresce dal 19 al 29%. Sei francesi su dieci optano oggi per una sepoltura o una cremazione priva di segni religiosi. Per i credenti praticanti la celebrazione religiosa resta largamente predominante perché l’88% di loro affermano di farvi ricorso. E questo è il caso anche per oltre la metà dai credenti non praticanti (56%). Per gli atei convinti non è una sorpresa che il 94% di essi si orienti verso esequie prive di segni religiosi».

La cremazione piuttosto dell’inumazione

Come accennavo all’inizio, vi è una forte crescita del ricorso alla cremazione che, dal 1979 ad oggi, passa dal 20% al 50%. È ormai la scelta privilegiata rispetto alla tradizionale inumazione in terra. Essa, nello stesso arco di tempo, passa dal 53% al 29%.

La cremazione è praticata in particolare dagli atei o dai senza religione (57%), mentre i credenti praticanti cattolici arrivano al 36% e le altre religioni al 26%.

«Entrando in qualche dettaglio dei numeri, appare che le donne sono più numerose (54%) che gli uomini (45%) ad auspicare la cremazione, una scelta più fortemente condivisa dai più anziani (il 64% degli ultra sessantacinquenni) rispetto ai più giovani (il 34% dei minori di 35 anni)».

Assai recente è l’attenzione all’impatto ambientale delle forme delle esequie. Per il 44% il criterio ambientale è importante nella scelta fra inumazione e cremazione. «I risultati dello studio mostrano che più si crede e più si prende in considerazione l’impatto ambientale per l’ultima tappa della vita terrena».

Fra gli auspici, al di là delle normative in vigore, gli indagati chiedono la dispersione delle ceneri in natura (calando però dal 65% al 63%), la sepoltura in un luogo che non sia il cimitero (dal 44 al 42%), una cerimonia funebre in un luogo inatteso come un teatro o una spiaggia (dal 40 al 28%), la conservazione delle ceneri in casa (dal 22 al 19%). Inviare le ceneri nello spazio è auspicabile per l’11% (meno 5% rispetto al 2018).

Il confronto col morire inquieta profondamente l’88% degli indagati, sia chi l’ha sperimentato in famiglia o fra i più cari (68%) si chi non l’ha ancora vissuto. Ciò che si teme di più è la morte di un figlio (83%), del proprio coniuge (76%), degli amici e dei parenti (70 e 69%). Meno temuta è la propria morte (49%).

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