Nel 2018, quando la Conferenza episcopale dei vescovi cattolici tedeschi rendeva noti gli esiti dello Studio sulle violenze a carattere sessuale all’interno delle diocesi del paese, la Chiesa evangelica tedesca (EKD) si decideva finalmente a muovere passi simili per ciò che la riguardava.
Nel 2020 viene affidato a un pool di ricercatori appartenenti a diverse università (tra cui anche alcuni che avevano lavorato allo studio riguardante la Chiesa cattolica) il compito di compiere un’indagine e un’analisi che prendesse in considerazione casi di violenza a carattere sessuale nelle Chiese territoriali dell’EKD e nella Diakonie (il corrispettivo evangelico della Caritas cattolica).
Per quanto riguarda l’arco temporale della ricerca, si parte sostanzialmente dall’immediato dopoguerra con le Chiese evangeliche tedesche divise tra BRD e DDR (per cui sono stati presi in esame anche gli atti della Stasi), passando per la riunificazione non solo della Germania ma anche di alcune Chiese territoriali, per giungere fino alla situazione odierna che, negli ultimi anni, ha visto l’unione di alcune Chiese territoriali evangeliche.
Lo Studio
Il gruppo di lavoro indipendente incaricato dalla EKD si costituiva sotto il nome di ForuM-Studie (cf. qui). Il percorso che in questi anni ha portato alla pubblicazione dello Studio (avvenuta giovedì 25 gennaio 2024) non è stato privo di ostacoli e di resistenze da parte delle Chiese evangeliche – dalle quali si auspicava una collaborazione più convinta e trasparente. Il Rapporto finale ha dimensioni notevoli: più di 800 pagine, diviso in tre parti: lo stato della ricerca e il modo di procedere a livello metodologico; gli esiti dello Studio; una conclusione sintetica degli esiti, delle conseguenze che essi comportano, e una serie di indicazioni rivolte all’EKD.
La seconda parte, quella sugli esiti delle ricerche svolte in questi anni, si suddivide in 5 sottogruppi che prendono in esame alcuni settori specifici: 1) Chiesa e società; 2) Organizzazione e persone; 3) La prospettiva delle vittime; 4) La ricaduta sulle strutture delle Chiese evangeliche della prospettiva delle vittime; 5) Numeri e gestione. Chiude questa seconda parte dello Studio un paragrafo che prende in esame fenomeni istituzionali e caratteristiche specifiche delle Chiese evangeliche che hanno reso possibile atti di abuso di vario genere spingendo, inoltre, verso il loro occultamento.
L’approccio scelto dal gruppo ForuM è stato, in prima battuta, empirico – questo anche a causa della mancanza di ricerche precedenti in merito per ciò che concerne le Chiese evangeliche. Da un lato, si è trattato di «ricostruire ciò che è stato vissuto come violenza di carattere sessuale attraverso racconti delle vittime e materiale di archivio»; dall’altro, di mettere mano a una «ricerca qualitativa per ciò che concerne meccanismi istituzionali e fenomeni specificatamente evangelici» che hanno creato l’ambiente nel quale gli abusi sono attecchiti e il loro occultamento è stato il modo più frequenti di gestirli.
Nell’insieme, i ricercatori hanno individuato una sorta di divergenza tra la prospettiva di rappresentanti ufficiali delle Chiese evangeliche e quella delle vittime in materia di abusi e la loro elaborazione. Ad esempio, per i primi la partecipazione delle vittime e le loro affermazioni sono da prendere in considerazione quando «corrispondono a una logica ecclesiale interna»; mentre vengono considerate non costruttive quelle che «sembrano entrare in conflitto con gli interessi dell’istituzione».
Inoltre, le narrazioni delle vittime hanno mostrato come l’effettiva struttura delle Chiese evangeliche e l’esercizio del potere al loro interno siano lontani dall’immagine ben radicata portata avanti dai rappresentanti ecclesiali. Questa immagine pensa la Chiesa evangelica come «opposta» alla Chiesa cattolica: quindi, come fondamentalmente «partecipativa, scarsamente gerarchica e progressiva». Le esperienze delle vittime raccontano un’altra realtà, rivelando una «discrepanza tra un’autocomprensione idealizzata e le strutture effettive, insieme alle loro pratiche, in cui di fatto consistono le Chiese evangeliche tedesche».
Una situazione complessa e disomogenea
Di interesse anche la periodizzazione – dove il 2018 rappresenta una sorta di spartiacque. Prima di questa data, manca quasi del tutto una «determinazione più precisa della violenza a carattere sessuale» all’interno dei documenti dell’EKD. Inoltre, «le persone colpite da violenza di carattere sessuale, prima del 2018, venivano concettualizzate primariamente come vittime. A motivo della violenza subita, le si considerava come aventi solo una capacità molto limitata di portare alla parola le loro esperienze».
Si veniva a creare, poi, una sorta di cortocircuito nel momento in cui la «Chiesa si posizionava come quel soggetto che poteva rendere possibile questa parola» da parte delle persone che avevano subito atti di violenza a sfondo sessuale.
Per quando riguarda le Chiese evangeliche dell’Ovest, prima della caduta del Muro, si è potuto constatare, nei casi dei parroci/vicari predatori, «che anche il parroco evangelico godeva di una posizione privilegiata, legata a un ampio potere pastorale che sta in rapporto con atti di violenza a sfondo sessuale e altre forme di abuso. La comprensione ugualitaria delle comunità, dove alla persona del parroco non si attribuisce più potere pratico e uno spazio di configurazione dei vissuti che agli altri componenti della comunità stessa, in molti casi veniva di fatto annullata nelle pratiche di interazione esistenti nelle comunità che sono state prese in esame».
Il gruppo di ricerca ForuM ha trovato una situazione fortemente disomogenea nelle varie Chiese territoriali evangeliche per ciò che concerne sia i contenuti effettivi degli archivi di cui è stato possibile prendere visione, sia i criteri di ordinamento di tali archivi. Questo ha reso il lavoro più complesso.
Inoltre, l’accordo iniziale era quello che il gruppo ForuM potesse prendere visione sia della sezione disciplinare sia di quella personale degli archivi concernenti i parroci e vicari appartenenti all’EKD. Ma solo una Chiesa territoriale ha consegnato in toto anche la parte archivistica riguardante gli atti personali. In pratica, per quanto riguarda il materiale di archivio, si è potuto accedere solo a quei casi di abuso noti o riconosciuti, in un qualche modo, dalle Chiese territoriali; senza poter prendere visione di tutti quegli atti che consentono di tracciare o pratiche di occultamento o di scarsa attenzione alla questione degli abusi.
Numeri lontani dalla realtà
Tenendo conto di questo fattore, e per riferimento a «casi conosciuti nelle Chiese territoriali, nella Diakonie e negli atti disciplinari ufficiali», sono emersi 1.259 colpevoli di atti di violenza a sfondo sessuale e di altri tipi di abuso e 2.225 persone che li hanno subiti all’interno di vari contesti riconducibili alle Chiese dell’EKD.
Se si tiene conto che, nel caso dello Studio-MHG che riguardava la Chiesa cattolica, si era potuto accedere a ben 38.156 atti personali riguardanti preti delle diocesi tedesche, il fatto che, per ciò che riguarda le Chiese evangeliche, si sia potuto analizzare solo 780 atti personali, ha spinto il gruppo di ricerca ForuM a dire che, per quanto concerne l’EKD, il Rapporto presentato «è solo la punta della punta dell’iceberg».
Pendendo in considerazioni gli atti personali messi a disposizione unicamente da una Chiesa territoriale, si evince che il 60% dei predatori e il 75% delle vittime non sono identificabili unicamente attraverso gli atti disciplinari e i casi noti dichiarati dalle Chiese. Questo induce a ritenere che, anche dopo lo Studio-ForuM, circa ¾ delle persone che hanno subito violenza nelle Chiese evangeliche rimangano ancora nella completa oscurità della consapevolezza delle Chiese stesse.
Una proiezione statistica, elaborata a partire dai dati emersi negli atti personali dell’unica Chiesa territoriale che li ha resi disponibili, incrociata con i dati di ricerche analoghe in Germania e altri paesi, porterebbe il numero delle vittime a 9.500 e quello dei predatori a 3.500.
Per quanto riguarda le persone colpevoli di atti di violenza a sfondo sessuale e di altri tipi di abuso, la maggioranza va cercata nei parroci e vicari evangelici (ossia all’interno della pastorale) – dove il 99,6% è di sesso maschile.
Al termine dello Studio vengono indicate alcune misure che dovrebbero essere messe in atto dall’EKD:
- Rompere con la cultura del silenzio e dell’occultamento mettendo in atto una trasformazione adeguata delle strutture ecclesiali.
- Una revisione profonda dell’autocoscienza idealizzata che è radicata nel personale ecclesiastico evangelico – che metta in discussione una pretesa di superiorità che, unita all’esercizio del potere in vari modi, rappresenta ancora la forma mentis di gran parte di esso.
- Lo Studio ha rivelato fattori specificamente evangelici che hanno favorito atti di abuso e il loro occultamento, per questo è necessario riformare la cultura ecclesiale interna alle Chiese evangeliche e trovare percorsi di prevenzione, intervento, buone pratiche, che non siano semplicemente presi in prestito da altri istituzioni (ecclesiali e non).
- Sviluppare una comunicazione, interna ed esterna, trasparente e affidabile per ciò che concerne atti di violenza a sfondo sessuale e abusi di vario genere nelle Chiese evangeliche tedesche.
- Le persone che hanno subito violenze e abusi sono state manipolate, sfruttate e ferite nelle loro possibilità di vita da parte del personale ecclesiastico evangelico. Quest’ultimo deve apprendere forme di comunicazione, ed eventualmente contatto con le vittime, che sia univoco, trasparente e affidabile per le persone che hanno subito violenze e abusi – evitando di patologizzare la loro condizione di vita (per esempio chiamandole persone traumatizzate – e rinunciando anche alla parola «vittima»).
La reazione dell’EKD
Lo Studio era stato presentato il giorno prima, mercoledì 24 gennaio, al Consiglio dell’EKD. Nel corso della conferenza stampa, la presidente ad interim del Consiglio, il vescovo signora Kirsten Fehrs, si è detta «profondamente scossa dall’abisso della violenza subita da così tante persone nella Chiesa (…). La violenza a sfondo sessuale è un abuso di potere, una violenza cruda e perfida, fisica e psichica, che – come abbiamo sentito – è durata nel tempo».
Il punto di partenza è quello del riconoscimento del «totale fallimento della nostra Chiesa» – soprattutto per il fatto che lo Studio ha messo in evidenza che nelle Chiese evangeliche tedesche esistono strutture che proteggono gli abusatori. La presidente dell’EKD ha sottolineato come sia compito della Chiesa, e non delle persone che hanno subito violenza e abusi, far fronte con responsabilità all’ingiustizia che è stata causata al suo interno, e trovare vie concrete ed effettive per produrre trasformazioni di un sistema ecclesiale che si è rivelato terreno fertile per pratiche abusive e violente.
L’esecuzione di questo compito prende le mosse da un «atteggiamento sensibile e attento che tiene conto della prospettiva e delle richieste delle persone che hanno subito violenza – insieme alla loro rabbia». Lo Studio ha messo in chiaro che il cammino da compiere è molto più lungo di quello che l’EKD pensava e immaginava.
La magia delle parole
«È noto che la Chiesa evangelica ha una struttura federativa, con una comprensione partecipativa. Lo Studio ha messo in luce quanto desiderio e realtà siano distanti tra loro». Il pensarsi la Chiesa migliore, rispetto a quella cattolica travolta dallo scandalo degli abusi sessuali e di potere negli ultimi decenni, è stato il rifugio immaginario mediante il quale le Chiese evangeliche hanno rimosso l’esistenza di crimini al loro interno.
Nell’insieme, le Chiese evangeliche hanno atteso troppo nel percepire che anche i loro ambienti creavano le condizioni atte a pratiche abusive e violente; non hanno voluto apprendere da quanto successo e fatto in altre istituzioni – in particolare da parte della Chiesa cattolica; hanno idealizzato la loro autocomprensione, pensando di essere immuni a un virus ritenuto essere solo dell’altra confessione.
L’impressione è che si sia vissuto come della magia di parole che producono automaticamente realtà corrispondenti, così che le Chiese evangeliche hanno finito col fare della loro autocomprensione idealizzata un sacramento intoccabile.
Un sincero ringraziamento di ❤️ per l’importante lavoro che avete svolto ( x le persone della foto) una attività delicata quanto difficile la vostra; Avete fatto luce in una realtà dove regnava una fitta nebbia che proliferava nell’animo di queste persone.
mario