La clamorosa accusa di colpevole silenzio ai circa 300 vescovi della Chiesa ortodossa russa da parte di Sergei Chapnin, già direttore della rivista del patriarcato di Mosca e stretto collaboratore di Cirillo, apparsa su queste pagine (qui) conferma la crescente identificazione della dirigenza ecclesiastica con gli indirizzi della politica putiniana e le sue guerre di aggressione (cf. qui).
Abbiamo già segnalato le poche voci dissonanti: 3-400 preti all’inizio dell’“operazione militare speciale” e, più recentemente, un piccolo gruppo di fedeli (cf. qui).
Completa e argomenta il quadro un recente libro di Katy Rousselet (La sainte Russie contre l’Occident, Paris 2022).
La prospettiva di una guerra-lampo sostenuta dai servizi segreti russi, in coerenza con la facile occupazione della Crimea (2014), ha consigliato a Cirillo di Mosca un silenzio iniziale.
L’eliminazione di Zelenski, il cambio del governo e l’occupazione dei centri vitali con uomini fedeli avrebbe riportato l’Ucraina all’obbedienza russa.
Il previsto effetto sulle Chiese era una garanzia per quella filo-russa del metropolita Onufrio, la spinta a crescenti pressioni sulla Chiesa autocefala di Epifanio e forti limiti alle Chiese cattoliche (di rito bizantino e latino).
La resistenza militare degli ucraini ha trasformato la guerra-lampo in una guerra di lungo periodo, modificando conseguentemente anche il panorama religioso (settimananews.it/informazione-internazionale/russia-ucraina-la-guerra-ridisegna-le-chiese/).
Persino Rasputin
Rousselet registra i dubbi dell’allora presidente del dipartimento delle relazioni estere del patriarcato, Hilarion Alfeev. In una trasmissione televisiva il 19 gennaio 2022 (poche settimane prima della guerra) il metropolita afferma: «In Russia, alcuni uomini politici ricordano che il nostro paese non ha mai perso una guerra e, conseguentemente chi “viene a noi con la spada, perirà di spada”.
Ricordiamoci però a quale prezzo la Russia ha vinto la guerra: la vita di milioni di persone. In secondo luogo, ricordiamo che ogni guerra produce danni incalcolabili per le popolazioni. Dobbiamo inoltre considerare che l’esito di ogni guerra è imprevedibile. Possiamo affermare che la Russia ha vinto la prima guerra mondiale? Ricordiamo l’iniziale entusiasmo del paese, i sentimenti patriottici che hanno accompagnato l’entrata della Russia nella guerra.
Chi avrebbe potuto immaginare in quel momento che, tre anni dopo, la Russia sarebbe implosa? Per questo sono profondamente convinto che la guerra non è il mezzo per risolvere i problemi politici che si sono accumulati. Per questo i politici e noi dobbiamo fare tutto quello che possiamo per impedire la progressione del conflitto e lo scenario di cui parlano gli americani in questi giorni».
In un intervento televisivo, il 21 di marzo, rivaluta anche Rasputin ricordando il suo consiglio allo zar di non entrare in guerra. Non fu ascoltato e «abbiamo finito per perdere non solo una parte delle terre russe, ma la Russia in quanto tale».
Il 7 giugno Hilarion è destituito e assegnato alla marginale eparchia di Budaperst, ma il 24 maggio a una domanda della televisione austriaca afferma: «La Chiesa non può prendersi la responsabilità delle decisioni politiche e delle azioni dei militari. Ha solo l’arma della preghiera».
Il già citato Sergei Chapnin fa notare che Hilarion ha condiviso l’intera responsabilità e progettualità di Cirillo e che la sua defenestrazione è maggiormente attribuibile a malversazioni finanziarie e riciclaggio di denaro piuttosto che ai suoi dubbi sulla guerra.
Un altro vescovo pare collocarsi sul fronte del critici: Ihoan Popov di Belgorod.
Il profilo guerresco di Cirillo non dipende solo dallo sviluppo dell’ideologia del “mondo russo” o dell’“identità nazionale”, ma è anche il risultato delle forti spinte conservatrici e anti-occidentali del suo sinodo. In particolare, del metropolita Tikon Shevskunov, a lungo considerato il padre spirituale di Putin, molto vicino ai movimenti nazionalisti più spinti.
Della stessa pasta anche i metropoliti di Ekaterinbug, di Voronjie e di Syktyvkar. Anche un teologo di un certo rilievo è guerrafondaio, Alexei Ossipov, che salda in una sola immagine l’Occidente, la Chiesa cattolica e l’Anticristo.
Tacere e sopravvivere
Katy Rousselet commenta: «La verticale del potere ecclesiastico messa in opera da Cirillo risulta efficace. Le strategie (del silenzio) sono molteplici. Alcuni non si pronunciano pubblicamente ma cercano di convincere i loro parrocchiani del male della guerra. Altri si danno per malati pur di non rivestire la loro funzione di preti. Altri ancora, certamente la maggioranza, pur opponendosi alla guerra, preferiscono tacere: hanno la famiglia a carico e non hanno altre risorse per sopravvivere se non i doni dei parrocchiani».
Alcuni preti che si sono esposti hanno subito pagato pegno. È il caso di J. Burdine (Kostroma) che è stato rimosso dalle sue funzioni e multato. Così il diacono A. Kurajev, multato per aver screditato l’esercito.
Un misto di rassegnazione, paura e insensibilità come mezzo abituale di sopravvivenza, gonfiano un silenzio di cui si dovrà dare conto.