Il funerale di Fouad Shukur, quello che ormai molti, per dare conto della sua importanza, definiscono il capo di stato maggiore di Hezbollah, è stata una grande cerimonia, in cui Nasrallah non ha contato solo i fedelissimi, tantissimi, accorsi da tutto il Paese, ma anche gli amici.
Alcuni li ha nominati come “compagni di strada”, dal fedele alleato sciita di Amal, che con il Presidente della Camera provvede a bloccare le istituzioni lasciando tutti i poteri operativi ad Hezbollah, ai fascisti del Partito Nazional Sociale Siriano, ad altri gruppuscoli dell’estremismo islamista meno noti.
Ma altri, non nominati, erano in prima fila – tra questi spiccava il ministro dell’acqua, il maronita fedelissimo del Presidente uscito di scena nel 2022, quello che gli ha consegnato le chiavi del Libano, l’ex generale Aoun.
Una presenza importante perché quando si cambierà fase Hezbollah tornerà a puntare alla nomina di un amico quale nuovo capo dello Stato, e le orecchie maronite interessate evidentemente non mancano, e contano, visto che il presidente deve essere un maronita.
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Poi il leader è passato a tessere l’elogio funebre del commilitone scomparso: ma da noi, ha detto, funziona così e sappiamo che dietro il martire ci sono tanti pronti a prenderne il posto, quadri di qualità. Per Nasrallah, Shukur non ha alcuna responsabilità nell’eccidio del Golan, non è stato lui né ad ordinare né a sbagliare quel colpo che ha ucciso 12 bambini drusi che giocavano a pallone.
È stata una manovra di Israele che ne ha approfittato per tornare a colpire Beirut, un quartiere popoloso, uccidendo con Shukur molti civili innocenti. Poi, poche ore dopo, a Teheran, ha assassinato il capo di Hamas, Ismail Hanyeh. “Ora il nemico ride ma presto piangerà amaramente. È cambiata la fase politica, una linea rossa è stata attraversata e adesso Israele deve attendersi collera e vendetta”.
Parole fortissime, alle quali però ha fatto seguire due indicazioni non altrettanto decise. La prima: “noi paghiamo il prezzo della nostra vicinanza ai palestinesi di Gaza, del nostro sostegno alla loro lotta, la sola soluzione è il cessate il fuoco senza richieste di resa, che non ci sarà”.
La seconda: “ci stiamo riorganizzando, ma appena saremo pronti la nostra risposta ci sarà, sarà un colpo attentamente studiato”. Dunque, dopo le parole roboanti, è arrivata l’indicazione prudente: un colpo attentamente studiato non può essere un attacco indiscriminato contro una grande città.
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L’intenzione di Nasrallah è quindi quella di rientrare nel discorso della deterrenza, di porre termine all’escalation con un’azione che mira a ristabilire le regole del gioco e di ciò che è lecito fare. Qui c’è la prima incognita: Israele accetterà, riterrà che il “dente per dente” sia legittimamente ristabilito sul terreno?
E proprio dal terreno, il leader di Hezbollah non ha nascosto che forse l’azione non verrà dal Libano. Non la ha esclusa, ovviamente, ma ha citato gli Houti dello Yemen, pronti a intervenire, è parso di capire, con un’azione a sorpresa.
Ristabilita la parità per Nasrallah si potrebbe tornare alla guerra di attrito, quella che lungo il confine va avanti da ottobre dello scorso anno.
Qui emerge una seconda incognita: tra poco ricomincia l’anno scolastico e la popolazione del nord di Israele deve decidere dove iscrivere a scuola i propri figli. Dovrebbero farlo anche i libanesi, ma di questo Nasrallah non si cura. Sono fuggiti, ma lui non li ha mai citati.
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Nasrallah pensa dunque al cessate il fuoco per Gaza, al quale vincola la sua strategia (sebbene appaia incurante anche delle sorti della popolazione di Gaza). Il suo obiettivo è arrivarci da vincitore, pronto a trattare con l’inviato americano ansioso di porre termine a questa guerra.
Se ci riuscisse ritornerebbe a occuparsi dei problemi del Libano, che in ogni caso sa di dover controllare, soprattutto se dovesse ritirare i suoi miliziani a 40 km dal confine israeliano, all’altezza del fiume Litani, come gli chiede dal 2006 la risoluzione 1701 dell’ONU.
Fonti autorevoli del governo libanese, legato ad Hezbollah, hanno già fatto sapere che una disponibilità in tal senso ci sarebbe, se prima si raggiungesse il cessate il fuoco a Gaza e la definizione dei confini terrestri tra Libano e Israele. La partita di Hezbollah sembra proprio essere questa.