L’impatto globale delle elezioni americane

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Alla vigilia di elezioni americane importanti e molto divisive, l’Europa e tutti gli alleati e amici degli Stati Uniti attendono l’esito con immensa incertezza. È la prima volta dal secondo dopoguerra che si registra una differenza significativa tra i due candidati in politica estera e non è chiaro come verrà risolta. Tale differenza sostanziale rimarrà, se a Washington dopo le elezioni non si raggiungerà un consenso bipartisan. Se questo divario non verrà gestito, potrebbe rappresentare un rischio per gli Stati Uniti e per il mondo.

È sbagliato credere che esista un fronte europeo distinto da quello asiatico. L’arrivo delle truppe nordcoreane che combattono per la Russia in Ucraina dimostra che, come all’inizio della prima guerra fredda 75 anni fa, le due sponde del continente eurasiatico sono interconnesse.

Nel 1950 la Russia ha sostenuto i nordcoreani contro la Corea del Sud supportata dagli Stati Uniti spingendo la Cina nella Corea del Nord. Ora la Russia sta usando la Corea del Nord contro l’Ucraina sostenuta dagli Stati Uniti, costringendo la Cina a prendere una posizione più chiara sull’Ucraina – proprio come Mosca spinse Pechino a intervenire in Corea nel 1951.

Alla fine degli anni ’40 e all’inizio degli anni ’50, gli Stati Uniti hanno cercato di fermare l’URSS istituendo la NATO e sollecitando una maggiore cooperazione economica in Europa occidentale. Allo stesso modo, oggi, stiamo assistendo a un rafforzamento della NATO contro la Russia e, parallelamente, un rafforzamento dell’UE avrebbe un effetto simile contro la Russia.

Un’Europa più forte contribuirebbe anche a stabilizzare il Medio Oriente. Un’Unione europea più divisa, in cui in ogni paese vi sia una minoranza musulmana in rivolta, potrebbe rapidamente diventare un nuovo focolaio di radicalismo islamico.

Il Medio Oriente rappresenta una nuova complicazione rispetto all’inizio della Guerra Fredda nei primi anni Cinquanta. Ora, a causa del ruolo regionale e globale di Israele e della minaccia del terrorismo islamico sponsorizzato dall’Iran, l’area è strategicamente critica e strettamente connessa con la Russia e la Cina – mentre allora, con la Turchia e l’Iran saldamente schierati con gli Stati Uniti, la situazione era certamente meno critica.

Per molti versi, si tratta di un unico confronto ed è probabile che la guerra in Ucraina, con il suo spargimento di sangue e i fallimenti della Russia, abbia anticipato una mossa simile da parte della Cina in Asia orientale. Negli anni Cinquanta, la guerra di Corea ha anticipato un analogo attacco sovietico all’Europa.

Un modo per fare pressione sulla Cina affinché cambi le sue posizioni e aiuti il Giappone e la Corea del Sud, alleati degli Stati Uniti, può essere quello di respingere la Russia in Ucraina o di trovare un compromesso con la Russia in cambio di un’azione di Mosca contro la Cina e l’Iran. Oppure, viceversa, trovare una soluzione con la Cina che possa mettere in difficoltà Russia e Iran.

Sarebbe quindi illusorio considerare gli scontri con Russia, Iran, Corea del Nord o Cina come isolati l’uno dall’altro. Inoltre, è difficile pensare che gli Stati Uniti possano facilmente negoziare separatamente con gli altri paesi. Questi paesi ricordano la mossa della Cina con l’America di Nixon e sono molto cauti nell’essere “traditi” da uno qualsiasi dei loro partner. Non si fidano degli Stati Uniti. Sostengono di essere stati imbrogliati e traditi dagli Stati Uniti, e farli retrocedere da questa posizione è difficile.

Questo è un ulteriore motivo per cui gli Stati Uniti non devono perdere la fiducia dei loro amici e alleati e devono farne tesoro: essi devono essere sicuri che l’America li svenderà per ottenere vantaggi a breve termine.

Per questo motivo, dovrebbe essere imperativo mantenere una diplomazia attiva con la Russia, la Cina, l’Iran e la Corea del Nord per trovare opportunità di cambiamento e di dialogo e non lasciare che tutto si risolva in un’escalation di guerre e conflitti.

Anche questi paesi diffidano profondamente l’uno dell’altro e nutrono preoccupazioni e timori reciproci. Le loro economie non vanno bene e i loro cittadini perdono quotidianamente spazi di libertà. Il consenso interno non sta crescendo e alcuni leader di questi paesi potrebbero cercare una via d’uscita da questo vicolo cieco. Gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero lavorare per riguadagnare spazio e aiutare ciascuno di loro a muoversi in maniera diversa da come stanno facendo attualmente.

Gli Stati Uniti devono costruire un nuovo ordine mondiale attorno alle loro attuali strutture e alleanze. Ci è voluto tempo per crearle e smantellarle sarebbe uno spreco totale e un grave passo indietro. Una mossa del genere metterebbe a rischio la posizione degli Stati Uniti nel mondo sia con gli amici che con gli avversari per decenni. Nessuno si fiderebbe dell’America, né gli alleati traditi né i nuovi «amici».

L’America ha bisogno di pazienza e deve lavorare per costruire la fiducia sia con gli alleati che con gli avversari. Deve essere vista come affidabile e, su questa base, costruire un nuovo dialogo, trovando percorsi di de-escalation su ogni fronte, riconoscendone le interconnessioni. Gli amici e gli alleati devono essere coinvolti e resi prossimi, perché sono stati e saranno gli strumenti principali per costruire un nuovo ordine mondiale.

La posizione della Cina sulla guerra in Ucraina, la sua indifferenza rispetto alle preoccupazioni dell’UE per l’aggressione russa e l’ostilità della Cina nei confronti di Israele, vittima di un barbaro attacco terroristico, hanno bruciato molti ponti in Europa, forse anche più che in America.

In Europa e in Israele sembra prevalere l’idea che la pace vada cercata, ma che debba essere una pace stabile, non una tregua dopo la quale ci si potrebbe aspettare una guerra peggiore di quella che stiamo vivendo. Qui sono in gioco il ruolo globale e il futuro degli Stati Uniti, forse più che mai nella loro storia.

  • In collaborazione con l’Appia Institute (originale inglese, qui).

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