La crisi politica della locomotiva tedesca

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Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz dopo il suo discorso al Bundestag

English version below

Il 6 novembre 2024 è iniziato con la rielezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America e si è concluso con la crisi del governo tedesco.

La coalizione fra SPD, FDP e Verdi che ha guidato la Germania negli ultimi tre anni ha avuto lotte intestine e disaccordi fin dalla sua formazione. L’anno scorso, per esempio, la coalizione voleva destinare i fondi Corona al proprio programma di azione per il clima, ma una sentenza della Corte costituzionale federale, a seguito di una causa intentata dal partito conservatore CDU, ha fermato i loro piani.

Nelle ultime settimane la coalizione ha cercato di concordare un piano di bilancio, ma alla fine non ci è riuscita. A quanto pare, questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della loro collaborazione: il cancelliere Olaf Scholz (SPD) ha licenziato il ministro delle finanze Christian Lindner (FDP), leader di uno dei tre partiti della coalizione (di cui fanno parte anche i Verdi).

Di conseguenza, due dei tre ministri del partito di Lindner si sono ritirati dalle loro posizioni. L’FDP ha di fatto interrotto la collaborazione con i partner della coalizione. La coalizione di governo si è sciolta (cf. qui). Di conseguenza, il Cancelliere Scholz ha annunciato nuove elezioni. Ma qual è la procedura in un caso come questo?

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Le opzioni sono molteplici. In teoria, il Cancelliere potrebbe continuare a governare con un governo di minoranza – con elezioni per il Parlamento da tenersi nel prossimo autunno. Tuttavia, senza una legge di bilancio e con una minoranza in parlamento è quasi impossibile approvare nuove leggi o finanziare nuovi progetti.

Il Cancelliere Scholz ha invece già promesso elezioni rapide. Affinché le elezioni abbiano luogo in tempi ristretti, il Bundestag, il parlamento tedesco, deve essere sciolto. In primo luogo, il cancelliere deve presentare una Vertrauensfrage (mozione di fiducia) in Parlamento. Poi, in una votazione palese, i membri del parlamento mostrano se continuano a sostenere l’attuale governo.

Se il Parlamento esprime la propria fiducia verso il governo, il Cancelliere e la coalizione rimangono al loro posto. Se il Parlamento invece non dà la fiducia, allora l’articolo 68 della Legge fondamentale tedesca stabilisce che il Presidente federale Frank-Walter Steinmeier ha 21 giorni di tempo per sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni. In teoria, il Parlamento attuale potrebbe anche eleggere un nuovo Cancelliere se fosse in grado di trovare una nuova maggioranza. Tuttavia, tutti i partiti si sono espressi a favore di elezioni anticipate in tempi brevi.

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Quando potrebbero tenersi le elezioni? Dopo approfondite discussioni, è stato raggiunto un accordo tra i due maggiori partiti tedeschi, quello del Cancelliere Scholz (SPD) e il principale partito di opposizione (CDU), approvato dal Presidente Steinmeier. Il Cancelliere presenterà la mozione di fiducia l’11 dicembre e il voto ufficiale avrà luogo il 16 dicembre. Questa tempistica lascia un ampio margine di tempo fino alle previste nuove elezioni, che si terranno il 23 febbraio 2025 (cf. qui).

È solo la seconda volta dalla riunificazione della Germania nel 1989 che viene presentata una mozione di fiducia. L’ultima volta è stata nel 2005, anno che ha posto fine al regno del partito socialdemocratico e ha visto Angela Merkel del partito cristiano-democratico salire allo scranno della cancelleria federale.

La Germania, nota per un quadro politico stabile istituzionalmente garantito, ha un sistema rigoroso per lo scioglimento del Parlamento – questo a causa della sua storia. Infatti, nella Repubblica di Weimar (1918-1933) il presidente poteva sciogliere il Parlamento quando voleva. Questo ha fatto sì che tutti i parlamenti di allora venissero sciolti senza giungere al termine del loro mandato. Oggi, proprio per non ritrovarsi nelle condizioni di continua instabilità di allora, il processo di scioglimento del Parlamento richiede tempo e l’accordo di tutti i soggetti governativi e politici coinvolti.

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Prima della fine della coalizione, l’opinione pubblica aveva iniziato a esprimere preoccupazione per la situazione del governo. Tra questi, si è fatta sentire anche la voce della Chiesa cattolica tedesca: “Le continue lotte intestine della coalizione non contribuiscono a creare fiducia nel governo e nei suoi piani, anzi fanno il gioco dei movimenti antidemocratici” (qui). Una fine anticipata della coalizione porterebbe all’instabilità politica e al rinvio di importanti riforme.

L’FDK (Unione cattolica delle famiglie) aveva invitato la coalizione a lavorare insieme per trovare soluzioni costruttive. Il loro appello è arrivato troppo tardi. Ora, con l’imminente campagna elettorale durante le vacanze di Natale, il vescovo luterano di Hannover, Ralf Meister, ha chiesto moderazione dei toni nella campagna elettorale: “la gente ha bisogno di una puasa che le dia tempo per riflettere[…] soprattutto in un anno che ci ha portato sull’orlo dell’esaurimento con le sue crisi e le sue sfide” (qui).

La preoccupazione per la (in)stabilità politica della Germania è condivisa in Germania e in Europa. Soprattutto dopo la rielezione di Trump, l’UE ha bisogno di stabilità e affidabilità da parte di uno dei suoi membri più influenti.

Le voci europee chiedono un’UE forte e unita – e una Germania forte: “Se l’Europa vuole mostrare di essere un soggetto forte, è un problema che il suo membro più influente sia in crisi e si debba concentrare sulla politica interna” (Göteborgs-Posten, qui).

Preoccupazioni simili vengono anche dall’Inghilterra: “La Germania – come la Francia, dopo gli errori di calcolo di Emmanuel Macron a metà estate – attraverserà ora un periodo di instabilità con un debole governo di minoranza. Non è una situazione ideale, visto che Trump si impegna a reimpostare la politica occidentale sull’Ucraina e a fare pressione sull’Unione Europea in materia di commercio. In un momento cruciale, il favoloso “motore” franco-tedesco dell’integrazione e dell’unità europea sta stridendo e rantolando” (The Guardian, qui)

“L’incertezza da Parigi a Berlino ha creato un vuoto di potere continentale che potrebbe incoraggiare la Russia nella sua guerra in Ucraina – si osserva oltre Atlantico. Questa situazione rischia di ostacolare la capacità dell’Europa di rispondere a una guerra commerciale globale, se il prossimo anno il presidente Trump si muoverà rapidamente per imporre pesanti tasse sulle importazioni negli Stati Uniti” (New York Times, qui).

Dietro il velo della crisi

La rottura della coalizione è stata attivamente provocata dall’FDP. Dopo aver diviso la colpa della fine della coalizione tra il cancelliere Olaf Scholz (SPD) e l’ex ministro delle Finanze e capo dell’FDP, Christian Lindner, il quotidiano tedesco Die Zeit rivela ora alcune informazioni sulle riunioni dell’FDP.

Nel tentativo di salvare il proprio partito dall’insignificanza di fronte ai pessimi risultati dei sondaggi, i politici e i ministri dell’FDP si sono incontrati a settembre per discutere come interagire ulteriormente con la coalizione. Sono state presentate tre opzioni:

  1. Lo scenario Wolfgang-Gerhardt: lavorare con il governo fino alla fine.
  2. Lo scenario Gerhard-Schröder: far chiedere al Cancelliere la Vertrauensfrage (mozione di fiducia).
  3. “D-Day”: provocare la rottura della coalizione, spingere il cancelliere, la SPD e i Verdi a cacciare i ministri della FDP.

(Il D-Day ricorda il giorno in cui le truppe statunitensi entrarono in Normandia nel 1944. Segna l’inizio della fine del regime nazista, la liberazione dell’Europa dal fascismo. Ora, l’FDP vuole liberarsi da Olaf Scholz, dalla coalizione).

Sebbene il dibattito su quale opzione scegliere sia stato percepito in modo diverso da ciascun membro che ha partecipato alle riunioni dell’FDP, divenne evidente che Lindner era favorevole alla fine della coalizione.

Il piano che seguì prevedeva tre fasi. In sostanza, mettere sotto pressione i partner della coalizione, metterli l’uno contro l’altro e aumentare la loro frustrazione nei confronti dell’FDP.

A metà ottobre, vi è stato un calendario prestabilito per ogni fase. Sembra che sia stata fissata anche una data per la fine della coalizione. Sebbene siano state sollevate delle preoccupazioni, la determinazione di Lindner a lasciare la coalizione era ovvia e incrollabile. La maggioranza della leadership del partito ha seguito il suo corso.

Tuttavia, il primo novembre, Wissing – l’unico (ormai ex) ministro dell’FDP rimasto al suo posto dopo la fine della coalizione la scorsa settimana – rilascia un’intervista, mettendo in guardia da una rottura della coalizione. Da questo momento in poi, non sarà più incluso nelle riunioni riguardanti la provocazione della fine della coalizione.

Mentre alcuni passaggi non sono andati come previsto, l’FDP è riuscita comunque a innervosire i suoi partner di coalizione. Lindner e Scholz si incontrano a cena. Il Cancelliere ha sentito voci su una rottura calcolata della coalizione. Lindner propone nuove elezioni se non si raggiunge un accordo. Tuttavia, il Cancelliere scopre i piani dell’FDP. Uscita dalla coalizione. Scholz ordina di scrivere tre discorsi: uno per la continuazione della coalizione, uno nel caso in cui l’FDP abbandoni, uno nel caso in cui egli cacci l’FDP.

La sera di mercoledì 6 novembre si riunisce il comitato di coalizione. Scholz presenta il proprio piano di bilancio. Entrambi i documenti, ossia le proposte di bilancio di Linder e di Scholz, sono formulati in modo tale da non consentire un accordo all’interno della coalizione. Scholz pone un ultimatum. Lindner rifiuta la sospensione dei freni al debito e Scholz lo licenzia. Il Cancelliere si presenta davanti alla stampa e pronuncia il discorso che i suoi hanno preparato.

Pochi istanti dopo, Lindner rilascia una dichiarazione alla stampa. Lui, che ha calcolato per mesi la sua uscita dalla coalizione, è ora inorridito dalla “dichiarazione meticolosamente preparata” del cancelliere e dalla sua “rottura calcolata della coalizione”.

Aggiornato sabato 16 alle 7.30 con informazioni sul ruolo dell’FDP nella rottura della coalizione.

  • Laura Welle è una studentessa dell’Università di Flensburg, attualmente in stage a Bologna presso SettimanaNews nel quadro curricolare del ciclo di studi magistrali “Kultur-Sprache-Medien” a cui è immatricolata. Farà parte della nostra redazione fino a marzo 2025.

Germany’s political spiral – What happens now?

The 6th of November 2024, that started with the re-election of Donald Trump as president of the United States of America, ended with the German government going into crisis.

The coalition that has lead Germany in the last three years has struggled with infighting and disagreements since its formation. Last year, the coalition wanted to repurpose Corona funds to their climate action program but a ruling of the Federal Constitutional Court following a lawsuit by the conservative party, CDU, stopped their plans.

They needed to reassess a new budget.] In the last weeks, the coalition tried to agree on a budget plan but ultimately failed to do so. This apparently was the final straw for their collaboration: Chancellor Olaf Scholz (SPD) fired Finance minister Christian Lindner (FDP), the leader of one of three coalition parties. As a result, two of three ministers of Lindner’s party stepped back from their positions. The FDP effectively ended their partnership with the coalition partners. The coalition government broke apart. (Neuwahl in Deutschland)

Consequently, Chancellor Scholz promised new elections. But what is the procedure in a case like this?

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There are multiple options: Theoretically, the chancellor could continue governing with a minority government. Elections for the parliament are supposed to take place next autumn. However, without a budget and with a minority in parliament it is almost impossible to pass new laws or finance new projects.

Instead, Chancellor Scholz has already promised snap elections. For elections to take place, the Bundestag, the German parliament, needs to be suspended. First, the chancellor must issue a Vertrauensfrage (eng. motion of confidence) in the German parliament, the Bundestag.

Then, in an open vote, the members of parliament show whether they continue their support of the current government. If the parliament expresses their trust in the government, the chancellor and coalition remain in power.

If the parliament does not support the government, article 68 of the German basic law states that the president Frank-Walter Steinmeier has 21 days to suspend parliament to make way for new elections. Theoretically, it is also possible for parliament to elect a new chancellor in their current constellation. However, all parties are voicing their support for snap elections.

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How soon can all of this happen? After thorough discussions, an agreement between Germany’s two biggest parties, chancellor Scholz’ party and the leading opposition party, was reached and approved by president Steinmeier. The chancellor will request the motion of confidence on December 11th, and the official vote will take place on December 16th. This leaves ample time until the expected new elections which would take place February 23rd, 2025. (Germany plans February election after coalition collapse)

This is only the second time since German reunification in 1989 that the motion of confidence is issued. The last time was in 2005 which ended the social-democratic party’s reign and introduced Angela Merkel of the Christian-democratic party as the new chancellor.

Germany, which is viewed to have a stable political landscape, has a strict system in place for the suspension of parliament due to its history. In the Weimarer Republic (1918-1933) that preceded the German Republic, the president was able to suspend the parliament whenever he wanted. This resulted in every parliament being cut short. Thus, now the process takes time and the agreement of all involved government officials.

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Prior to the end of the coalition, members of the public started to voice concern for the government situation. Amongst them members of the church: “The continued coalition infighting does not add to a building of trust in the government and their plans, instead it plays into the hands of undemocratic movements.” (Krise der Ampelkoalition: Kirche reagiert mit Frust und Sorgen). An early end of the coalition would lead to political instability and the postponement of important reforms.

The FDK (Catholic family union) called on the coalition to work together to find constructive solutions. Their appeal came too late. Now with the impending election campaign over Christmas holidays, the protestant regional bishop of Hannover, Ralf Meister, cautions against a heated campaign since “people need phases of reflection and rest […] especially in a year, that brought us to the verge of exhaustion with its crises and challenges” (Landesbischof warnt vor heißer Wahlkampfphase in der Weihnachtszeit).

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The worry about Germany’s political (in)stability is shared within Germany and Europe. Especially after Trump’s re-election, the EU needs stability and reliability from one of its most influential members. European voices call for a strong, united EU – and a strong Germany.

“If Europe wants to show strength, it is unfortunate that its influential member is in a crisis and devotes themselves to domestic politics.”  (Göteborgs-Posten: Här är tyska regeringskrisen i fem punkter)

“Germany – like France, following Emmanuel Macron’s midsummer miscalculations – will now endure a period of instability under a weak minority government. This is less than ideal as Mr Trump pledges to reset western policy on Ukraine and bully the European Union over trade. At a crucial moment, the fabled Franco-German “engine” of European integration and unity is spluttering and wheezing.” (The Guardian: The Guardian view on Germany’s collapsed coalition: politics in the shadow of Donald Trump)

“The uncertainty from Paris to Berlin has created a continental power vacuum that may embolden Russia in its war in Ukraine. It threatens to hobble Europe’s ability to respond to a global trade war if Mr. Trump moves quickly next year to impose hefty taxes on imports to the United States.” (New York Times: Trump’s Presidency Could Spell a Lonely and Dangerous Stretch for Europe)

Beyond the curtain of the spiral

The coalition break up was actively provoked by the FDP. After pushing the blame for the end of the coalition back and forth between the chancellor Olaf Scholz (SPD) and former finance minister and head of the FDP, Christian Lindner, the German newspaper Die Zeit now uncovers insights into FDP meetings.

In an attempt to save their own party from insignificance in the face of bad poll ratings, FDP politicians and ministers met in September to discuss how to further interact with the coalition. Three options were presented:

  1. The Wolfgang-Gerhardt-scenario: working with the government until the bitter end
  2. The Gerhard-Schröder-scenario: have the chancellor ask the Vertrauensfrage (motion of confidence)
  3. “D-Day”: provoke the breaking apart of the coalition, drive chancellor, SPD, and the Green party to kicking out the FDP-ministers

(D-Day is reminiscent of the day the US troops entered the Normandy in 1944. It marks the beginning of the end of the Nazi-regime, the liberation of Europe from fascism. Now, the FDP wants to liberate themselves from Olaf Scholz, from the coalition.)

While the debate over which option to choose, is perceived differently by each part-taking member in the FDP meetings, it became evident that Lindner favoured the end of the coalition.

The plan that followed had three steps. Essentially, lead on the coalition partners, play them out against each other, and raise their frustration with the FDP.

By mid-October, there is a set timeline for each step. Even a date for the coalition end appears to have been set. While concerns are raised, Lindner’s determination to leave the coalition is obvious and unshaken. The majority of the party leadership will follow his course.

However, on the 1st of November, Wissing – the only (now former) FDP minister to remain in his position after the coalition ended last week – gives an interview, warning against a breaking of the coalition. From this point on, he will no longer be included in the meetings concerning the provoked coalition end.

While some steps do not go as planned, the FDP manages to rile their coalition partners. Lindner and Scholz meet for dinner. The chancellor has heard rumours about a calculated coalition break. Lindner proposes new elections if no agreement can be reached. However, the chancellor finds out about the plans of the FDP. Departure from the coalition. Scholz orders three speeches to be written: one for the continuance of the coalition, one in case the FDP quits, one in case he kicks out the FDP.

On the evening of Wednesday, 6th of November, the coalition committee meets. Scholz presents his own budget plan. Both papers, Linder’s and Scholz’ budgets proposals, are formulated in a way that no agreement within the coalition can be reached. Scholz places an ultimatum. Lindner refuses a suspension of the debt brakes, and Scholz fires him. The chancellor steps in front of the press and give the speech, his writers have prepared.

Moments after, Lindner gives a statement to the press. He, who calculated his exit from the coalition for months, is now appalled by the “meticulously prepared statement” of the chancellor and his “calculated break of the coalition”.

Updated Saturday 16th at 7:30 a.m. with information about the FDP’s role in the coalition’s breakdown.

  • Introducing Laura to our readers: Laura Welle is a German Student at the Europe-University of Flensburg (Master Studies “Civilization-Language-Media”). She is doing an internship at SettimanaNews and will be with us until the end of March 2025.
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Un commento

  1. Giampaolo Sevieri 15 novembre 2024

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