La Slovacchia guarda a Est

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Foto di Douglas su Unsplash

Dopo il crollo del Muro di Berlino, dell’Unione Sovietica, dei regimi totalitari europei e la fine della Guerra fredda, l’Europa ha vissuto un periodo di apparente tranquillità. Le potenze dell’Europa occidentale hanno creduto che nel continente si stesse creando un clima di pace e di democrazia, non accorgendosi di ciò che stava realmente accadendo sotto il loro naso.

Dopo la sfiducia a Heger

Nei territori che erano appena stati liberati, infatti, lo sgretolamento degli assetti politici, economici e militari, non adeguatamente ricostruiti, che fino ad allora avevano caratterizzato l’area, generò delle terre fortemente instabili.

Il conflitto in Ucraina è il frutto di questa instabilità e lo sono anche le posizioni adottate dai diversi politici europei, schierati più dall’una o più dall’altra parte della trincea.

Un caso importante da analizzare in questo contesto è quello della Slovacchia, un paese che, fino agli anni Novanta, si trovava a est della cortina di ferro e che oggi è membro dell’Unione Europea, della NATO, delle Nazioni Unite, dell’Eurozona e dell’area Schengen, ma che, a differenza della linea ufficialmente adottata dall’Unione Europea, favorevole a sostenere l’Ucraina a trecentosessanta gradi, sembra preferire un’altra strada, quella perseguita anche dalla vicina Ungheria di Viktor Orbán.

Il 30 settembre si svolgeranno le elezioni legislative slovacche, dopo che il governo dell’ormai ex presidente del Governo della Repubblica Slovacca, Eduard Heger, è stato sfiduciato il 15 dicembre dello scorso anno con il voto di 78 deputati su 150.

Il 15 maggio di quest’anno, l’incarico di Heger è terminato e, al suo posto, è stato nominato un governo tecnico guidato dal vicepresidente della Banca popolare slovacca, L’udovit Ódor, incaricato di traghettare il paese verso le nuove elezioni.

Questo futuro cambio della guardia sembrerebbe portare la Slovacchia a nuove posizioni nei confronti dell’Unione Europea. Infatti, se il governo in carica fino a pochi mesi fa era un governo di tipo europeista, filo-atlantista e sostenitore dell’Ucraina nell’attuale contesto bellico, ciò che sembra prospettarsi per il futuro del paese è il ritorno dell’ex presidente Robert Fico, capo del partito nazionalista e populista Smer-SD.

Più Russia che Occidente

Fico è conosciuto per le sue posizioni filo-russe, per la sua vicinanza agli ideali di Viktor Orbán e per le sue posizioni molto critiche nei confronti della propaganda occidentale anti-Russia, del ruolo preponderante che gli Stati Uniti ricoprono in Europa e del loro modo di agire sul piano internazionale.

Per quanto questi ideali possano discostarsi da quelli più largamente diffusi nel nostro paese, essi sono in realtà, in minore o maggiore misura, condivisi da un gran numero di cittadini slovacchi.

Sul piano della propaganda occidentale e del ruolo ricoperto dagli Stati Uniti, ho potuto osservare di persona durante il mio recente soggiorno nella capitale, Bratislava, come vi sia un approccio più critico rispetto a quello di altri paesi europei.

Nel pieno centro cittadino, ad esempio, è possibile imbattersi in cartelloni a sostegno di un personaggio controverso agli occhi dell’Occidente: Julian Assange. Assange è un giornalista e attivista australiano, cofondatore dell’organizzazione internazionale WikiLeaks, sito sul quale venivano pubblicati, in forma anonima, documenti governativi e aziendali secretati, allo scopo di garantire la corretta informazione dei cittadini e la trasparenza da parte dei governi, per assicurare una vera democrazia.

A causa della pubblicazione di numerosi documenti, tra il 2009 e il 2010, riguardanti crimini di guerra e torture perpetrate dagli Stati Uniti nel corso di diversi conflitti, come la guerra in Iraq, Assange è stato accusato di cospirazione contro il governo americano e di essere in combutta con Mosca, la quale lo avrebbe spinto a pubblicare i documenti.

Dopo essere stato perseguito e aver chiesto asilo politico all’ambasciata dell’Ecuador a Londra, posto dal quale non è uscito per sette anni, l’11 aprile 2019, in seguito ad un cambio di governo in Ecuador, la polizia britannica è riuscita ad arrestarlo e a incarcerarlo nella Guantánamo britannica, la prigione di massima sicurezza di Belmarsh.

Attualmente Assange è in attesa di essere estradato negli Stati Uniti, dove con tutta probabilità sarà incarcerato e non più rilasciato. L’estradizione e l’incarcerazione di Assange significherebbero una condanna della libertà di espressione e di informazione, per questo negli anni si sono svolte diverse manifestazioni di solidarietà nei suoi confronti, non solo in Slovacchia, ma il fatto che qui ci sia un dibattito aperto sul caso, un aperto dissenso sull’operato statunitense e un forte sostegno all’attivista, mette in luce come un’importante fetta della popolazione abbia dei dubbi sulla propaganda occidentale, che per anni ha distorto l’immagine dell’attivista, e sulle mosse americane.

Un atro elemento su cui punta l’ex presidente è quello economico e finanziario. Fico attribuisce l’alto tasso d’inflazione slovacco alle sanzioni imposte alla Russia, principale fornitrice di gas e petrolio, e un sondaggio svolto da GLOBSEC, ha messo in luce come, secondo il 47% degli intervistati di età superiore ai 65 anni, la Russia sia il partner strategico più importante del Paese.

Le promesse di Robert Fico

La Slovacchia è, secondo le stime, uno dei paesi più filorussi d’Europa, elemento testimoniato anche dall’alto numero di turisti e cittadini russi integrati nella società. Da dopo la fine del comunismo ad oggi, il Paese non ha mai smesso di intrattenere rapporti con Mosca, tanto che, durante l’emergenza Covid-19, fu uno dei pochi paesi europei ad acquistare e a somministrare il vaccino russo “Sputnik V”, suscitando l’indignazione della comunità europea.

Inoltre, sondaggi condotti in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, hanno evidenziato come un gran numero di cittadini creda che l’escalation bellica sia stata provocata dall’Occidente, in particolar modo dagli Stati Uniti, e che le preoccupazioni di Mosca riguardo alla propria sicurezza siano fondate.

Sulla base di questi elementi, Robert Fico, se rieletto, promette al popolo di ritirare le sanzioni alla Russia, di bloccare ogni tipo di sostegno all’Ucraina e spingere affinché si giunga a negoziati immediati, tutto questo per riallacciare i rapporti con Putin e migliorare la situazione economica del Paese.

Con i suoi progetti e le sue promesse, il partito di Fico sembrerebbe favorito alle prossime elezioni con il 24% dei voti, secondo i sondaggi di giugno, e questo nonostante il suo torbido passato, cioè le dimissioni causate dalle proteste contro la corruzione del suo governo e la scoperta di una rete di rapporti tra la ’ndrangheta e alcuni uomini del presidente. Lo scandalo ha fatto ancora più scalpore in quanto è emerso in seguito all’uccisione del giornalista Ján Kuciak e della fidanzata, i quali stavano indagando sul caso.

L’eventualità, non molto remota, che l’ex presidente risalga ai vertici della politica slovacca, preoccupa non poco l’Unione Europea, la quale si troverebbe a dover affrontare squilibri e tensioni dovuti alla presenza di ben due paesi, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sono in contrasto con quelle adottate dagli altri Stati membri e il cui orientamento sembrerebbe essere rivolto più a Est che a Ovest.

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