È l’interrogativo che si pone il noto teologo spagnolo José Gonzalez Faus, autore di libri e saggi di notevole profondità teologica, che affonda le sue radici nella storia e nella tradizione dei grandi pensatori. Di notevole sensibilità sociale, scrittore inviso ai conservatori e ai tradizionalisti, aspro nel fustigare sistemi ecclesiastici e politici, dotato di humour e acuto nell’interpretazione di eventi, è giunto alla sua bella età di novant’anni.
Faus, nell’articolo pubblicato su Religion digital (14 settembre), sostiene che «tutte le destre estreme sia della Francia come della Spagna, che tanto presumono di dirsi cattoliche, sono in realtà un resto del giansenismo».
Spiega così la sua critica. «Il giansenismo è un’eresia del secolo XVIII che ebbe un incredibile potere nella Chiesa». Benché il nome venga da Cornelio Giansenio (1585-1638), il suo sviluppo fu incentivato dall’abate francese di San Cyran (1581-1643), suo discepolo.
Giansenio si richiamava a sant’Agostino, esagerando e deformando la sua impostazione dottrinale. Sono soprattutto le ultime opere di Agostino che maggiormente riflettono il suo pensiero, che crearono molti problemi nelle Chiese nascenti del suo tempo. Venivano considerate comunque come figlie di un uomo già vecchio e pessimista, colpito dalla catastrofe storica dei suoi ultimi anni.
Va ammesso che Agostino – sostiene Faus – è un genio quando parla della grazia e a volte rasenta l’eresia quando parla del peccato. Era fortemente influenzato dalla sua vita prima della conversione.
Il giansenismo produsse un grande fervore religioso davanti a un Dio che non è il Dio di Gesù. «Per questo – osserva Faus – non è un Dio di tutti, ma una specie di “proprietà privata” di coloro che dicono di credere in lui e di servirlo». L’umanità è una «massa dannata». Dio è certamente giusto e misericordioso, ma la misericordia è per salvare solo coloro che lo servono, gli altri sono da condannare. È prima un Dio senza cuore che, paradossalmente, diede vita alla devozione al “cuore di Gesù” e alle congregazioni religiose del “sacro cuore” per contrapposizione.
I giansenisti si sentivano “superiori” agli altri. Ma, in questa impostazione dottrinale e spirituale, è facile notare che manca la figura di Gesù con il suo volto umano. Non seguivano il comando di Gesù di amare i nemici, anch’essi figli del Padre. La grazia divina veniva concepita come una specie di privilegio, che arrivava persino alla dimenticanza, se non addirittura al disprezzo, degli altri.
In politica erano conservatori, servi della monarchia, contrari all’indipendenza delle colonie sudamericane. Attaccavano con durezza i missionari soprattutto in Cina e in India, che si impegnavano e attuavano l’inculturazione, soprattutto nei riti.
Il card. Tisserant (1884-1972), uomo molto colto, confessò che furono i giorni più tristi della storia delle missioni. Tanto che – è la conclusione di Faus –: «Se oggi la Cina e l’India non sono molto più cristiane, lo si deve in buona parte ai giansenisti».
Faus chiede ai politici che si dicono cattolici (e ad alcuni vescovi) di oggi, che stiano bene attenti se qualcosa di quanto detto possa aiutarli a domandarsi se credono effettivamente nel Dio rivelato da Gesù Cristo o nel Dio della religiosità umana», senza Gesù di Nazaret.
È facile capire perché i giansenisti di oggi siano necessariamente nemici acerrimi di papa Francesco. Faus ricorda san Vincenzo de’ Paoli (1581-1660), accusato nel suo tempo di interessarsi e di preoccuparsi più dei poveri, emarginati, incarcerati che di battezzarli.
Per quanto abbiano sicuramente dei punti in comune con il giansenismo, le moderne destre cattoliche hanno parecchio di diverso, in primis il fatto che il giansenismo è stato anche fortemente innovatore e rinnovatore ai suoi tempi, anche se questo spesso era coniugato al cesaropapismo e ana sfiducia verso la condizione umana.
Sinceramente dovremmo smetterla di incasellare movimenti moderni dentro eresie morte e sepolte in quanto legate a precise condizioni storiche e sociali
OGNI ORA CHE PASSA IL ” famigerato” DON MINUTELLA APPARE SEMPRE MENO ” famigerato”, a dispetto delle due scomuniche che la vostra chiesa modernista ed eretica gli ha comminato e sempre piu’ pervaso da vera Fede. LUI…non Lorefice e il capo di costui, l’ argentino che si dichiara papa. Mi dispiace. Ma questo mi viene da pensare.
Don Minutella si è ben cercato le scomuniche negando la validità dei sacramenti di coloro che non condividono le idee del suo gruppo, oltreché fomentando superstizione
E SUI MODERNISTI CONDANNATI DA SAN PIO X, NULLA DA DICHIARARE ? E SUL GESUITA SPATARO DI CIVILTA’ CATTOLICA CHE FA ” convertire” Gesu’ Cristo (definito come ” rigido” e ” legalista”) alla misericordia, per merito della donna cananea che lo supplica di guarirgli la figlia…(ecco Il Magistero che dovrebbe aprirsi al popolo e ai popoli…TODOS, TODOS, TODOS…)…voi siete in perpetua tranquilla sicurezza, vero ?
Ma guarda, riusciamo sempre confondere la politica
Alla lista dei mali della Chiesa costituita da giansenisti, tradizionalisti, ecc. andrebbe ben aggiunta quella dei modernisti e dei cd. progressisti, dei casuisti ecc. Senza disprezzare ciò che di buono questi movimenti hanno pure avuto. Ad esempio mi vengono in mente dei passaggi delle Provinciali che ben si attaglierebbero ad alcuni prelati odierni.
Confido nello Spirito di Dio e lo prego affinché questo sinodo incipiente ci indichi una strada nell’attuale deserto. E sono convinto che questa strada sarà molto diversa da quella in mente sia dei suoi accesi sostenitori quanto dei suoi detrattori.