Libano, una guerra sottotraccia

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La fonte araba online Kulluma Shourakaa inquadra la catastrofica esplosione al porto di Beirut (4 agosto) nella guerra sottotraccia condotta in territorio libanese dalle milizie filo-iraniane del partito Hezbollah e nei corrispettivi interventi di intelligence di Israele. Giordano Cavallari ha curato per noi una sintesi dell’interpretazione offerta dalla fonte araba.

Una nave giunge al porto di Beirut e scarica armi presso il magazzino n. 5. Si tratta di materiale atteso dalle milizie filo-iraniane del partito Hezbollah. Israele sorveglia l’operazione dai satelliti e quindi decide una incursione aerea per distruggere solo quel magazzino. Relativamente lontano da dal n. 5, ma evidentemente sempre in porto, si trova il magazzino numero 12, ripieno di nitrato di ammonio. A causa del calore emanato dalla prima mirata esplosione, esplode a sua volta, il secondo magazzino, il numero 12, provocando una catastrofe non intenzionale, ma indubbiamente preparata da tempo dalle circostanze.

La testimonianza più importante è della signora Naela Tueni che, dal suo ufficio del giornale Al-Nahar, affacciata dal balcone sul porto, ha avvertito il primo rumore improvviso di un aereo, quindi la prima forte esplosione e – solo dopo essere rientrata in ufficio a cercare riparo – la seconda fortissima, indescrivibile, esplosione.

Israele intendeva dunque mandare un messaggio forte ad Hezbollah, ma non far esplodere il magazzino n. 12 di cui era a conoscenza: pertanto il governo israeliano è rimasto in silenzio e non ha rivendicato – come è solito fare – il raid.  Né Israele ha rivendicato, né Hezbollah ha accusato Israele. La verità è inconfessabile. Nel mentre, il governo libanese, almeno inizialmente, si è limitato tragicamente a dichiarare che esplosione era stata causata dai fuochi d’artificio…

Come si è arrivati a questo?

L’Iran a causa dei rischi e delle difficoltà di trasportare missili dal proprio territorio in Libano, da tempo ha organizzato la fabbricazione degli ordigni in loco tramite Hezbollah. Per perseguire la finalità serve molto materiale esplosivo (nitrato di ammonio) richiesto a diversi siti produttivi industriali nel mondo. Una consegna dalla Georgia da 2750 tonnellate è stata realizzata dalla nave Rhodes. La destinazione fittizia della nave era in Mozambico.

La nave ha attraccato a Beirut nel 2014 dichiarando un guasto. Quindi è stata costruita una copertura giudiziaria allo scopo. La nave doveva dei soldi al porto di Beirut. Il magistrato libanese ha bloccato la nave sino a disporre al direttore del porto Bader Naher il trasbordo del carico in magazzino. Si può facilmente presumere che il magistrato appartenesse al partito Hezbollah oppure che fosse “semplicemente” un corrotto. Anziché lasciar proseguire la nave verso il Mozambico, ha permesso all’equipaggio di lasciare la nave e quindi alla nave stessa di ritornare in mare, perché il guasto sarebbe stato riparato.

Nel porto i magazzini “speciali” sono sorvegliati da Hezbollah. I materiali entrano ed escono attraverso un cancello – detto “Porta di Fatima” – non soggetto ad amministrazione portuale.

Il direttore del porto ha inviato cinque diverse lettere al magistrato, dal dicembre del 2014 al dicembre del 2017, per segnalare la pericolosità del materiale stoccato: in queste propone di vendere il materiale all’estero per disfarsene. Non ha mai ottenuto risposta. Il materiale esplosivo doveva essere utilizzato in diverse fabbriche dell’industria missilistica in Libano, Yemen, Siria e Iraq. I missili dovevano essere preparati in Libano per colpire primariamente il territorio israeliano.

Israele era a conoscenza di tutto ciò con continue osservazioni dall’alto. Con la massiccia presenza di Hezbollah in Siria al fianco del regime di Assad – soprattutto per stroncare ogni tentativo di ritorno alla primavera del popolo – si era stabilita una tregua tra Hezbollah ed Israele. Tuttavia, specie dopo le incursioni di miliziani nella fascia di sicurezza di Quneitra, con conseguente pronto raid israeliano, le tensioni si stavano riacutizzando.

Ecco, dunque, come è stata preparata la tragedia in cui è precipitato il civile popolo libanese che paga un prezzo altissimo per una guerra sottotraccia condotta dalle potenze limitrofe, in balìa, attraverso Hezbollah, dello stato iraniano dentro lo stato libanese il cui Presidente è un solo decoro obbediente.

Le forti dimostrazioni in atto aspirano giustamente al rovesciamento dell’attuale governo e a rendere finalmente il Libano un paese neutrale. Questo è il più diffuso sentimento del popolo libanese: verrà aiutato dall’Europa e dalla “comunità” internazionale?

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  1. Gus 10 agosto 2020

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