Caput Mundi. È quello che, da qualche giorno, Marsiglia sta vivendo: una vera capitale del Mediterraneo. E questo prendendo in mano con entusiasmo il tema “Marseille, mosaïque d’espérance” dal punto di vista ecclesiale, teologico, sociale, interculturale e interreligioso.
Situata su un vasto anfiteatro naturale di colline attorno al porto, Marsiglia è una città che sa di mare dalla testa ai piedi. E non solo perché è il porto più grande del Mediterraneo. Non solo per essere stata fondata 2.600 anni fa da marinai greci della Focide, diventando così la città più antica della Francia. Ma anche perché ha sempre conosciuto vere e proprie ondate migratorie, tanto da essere oggi la seconda città della Francia con quasi un milione di abitanti.
Convivenza plurale
Una città mosaico: fatta di greci, armeni, vietnamiti, senegalesi, algerini, marocchini, italiani, spagnoli, comoriani… Con i suoi 250.000 musulmani diventa la città più maghrebina d’Europa, la più africana di Francia.
«Ognuno di noi ha tre vite: una personale, una pubblica e una segreta», scrive Saramago. Per Marsiglia, il segreto è questo sentimento di convivenza, inscritto nei propri cromosomi, per una popolazione da moltissimo tempo mista culturalmente e religiosamente. Un noto scrittore marsigliese la descrive magnificamente:
«È la storia di Marsiglia. La sua eternità. Un’utopia. L’unica utopia al mondo. Un luogo dove chiunque, qualunque sia il suo colore, poteva scendere da una barca o da un treno, con una valigia in mano, senza un soldo in tasca, confondendosi con il flusso della gente. Una città dove uno, appena messo piede a terra, potrebbe dire: sono qui, è casa mia… Marsiglia appartiene a quelli che ci vivono».
Nel Sud della Francia, nella regione della Provenza, il significato dei simboli è particolarmente forte: i simboli si incarnano, prendono forma, vi conquistano l’anima. Emergono, tra l’altro, tre simboli di questa città mediterranea: il Porto Vecchio, Notre Dame de la Garde, il Vélodrome. Segnano anche queste giornate di «Incontri Mediterranei».
Il Porto Vecchio di Marsiglia è un’icona della città: qui batte il suo cuore. Qui turisti, gente del posto, ristorantini, bancarelle di sapone e di lavanda godono di uno splendido sole mediterraneo anche in pieno inverno, abbandonandosi alla contemplazione. Così come una miriade di barche da diporto o da pesca si stendono davanti ai vostri occhi. I pescatori arrivano la mattina presto con il pesce fresco e allo stesso tempo appaiono i clienti mattinieri. Celebratissima, poi, è una zuppa di pesce tradizionale con ben sette pesci diversi, ricca di tutti i sapori: è la magia della bouillabesse.
Nella casa di ogni marsigliese
Altro simbolo, in alto della città, in un luogo insolito e con un panorama mozzafiato, domina la metropoli, le isole e il mare circostante: la basilica Notre Dame de la Garde. Ricca di una moltitudine di antichi ex voto, piccole imbarcazioni sospese in aria sopra la testa dei fedeli, vi sorprende per lo splendore dei suoi mosaici dorati. Sopra, sulla sommità, risplende una vergine dorata di 10 metri, attirando fin dal mare lo sguardo e la preghiera dei naviganti.
All’esterno della basilica, un monumento ai marinai e ai migranti morti in mare: un faro luminoso di compassione. Poco distante, un altro monumento, tenero e commovente in marmo bianco di Carrara: il volto di Cristo sofferente, caduto sotto la croce, tra le mani di sua madre. È il ricordo per migliaia di missionari partiti nel corso dei secoli da questo stesso porto di Marsiglia, imbarcandosi coraggiosamente verso l’ignoto, verso Oriente o altrove, nel nome del Vangelo. Lo annunciavano convinti con la parola, con il cuore, ma spesso con il loro sangue!
Infine, il Velodromo, splendida e moderna opera architettonica, che da sempre celebra i prodigi di una squadra di calcio conosciuta, ammirata e perfino adorata: l’OM. È qui che tutta Marsiglia dai mille volti accoglierà papa Francesco. Incontrarlo in questo luogo-simbolo sarà – afferma il vescovo di Marsiglia – «come se il papa entrasse nella casa di ogni marsigliese».
Infine, questa città mediterranea – come in un gioco di specchi – ci rimanda a noi stessi, alla Chiesa del Marocco. La multiforme cattolicità della diocesi di Rabat. La grande pietas mariana per Notre Dame del Marocco.
La composizione delle differenze, come Chiesa-ponte tra Est e Ovest, tra Nord e Sud del mondo. Era l’arte di un saggio scriba del Vangelo, che sapeva trarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Senza porsi alcun problema.
Renato Zilio è missionario in Marocco