Nel momento in cui il 20 gennaio celebriamo la vita e il lascito di Martin Luther King, merita di essere ricordato che nonostante la natura intensamente politica del suo ministero e impegno King stesso non era tanto un politico quanto piuttosto un profeta. Come ministro e predicatore, il suo attivismo per i diritti civili era radicato in una profonda visione biblica della giustizia e dell’irrevocabile promessa fatta da Dio al popolo dell’Esodo.
Ma come accadde già nel corso della sua vita, e nel mezzo secolo dopo la sua morte, sembriamo cercare di attaccargli sempre una qualche comodo etichetta politica.
Il Federal Bureau of Investigation (FBI), sotto il comando di J. Egdar Hoover, tentò con tutti mezzi tra gli anni ‘50 e ’60 di identificare King come «marxista-leninista» e di collegarlo a figure politiche comuniste. Documenti del 1968, resi accessibili dal FBI nel 2017, descrivono King come un «marxista sfegatato che ha studiato [il marxismo], che gli crede ed è d’accordo con i suoi principi, ma poiché è un ministro religioso non osa dirlo in pubblico». Hoover una volta in pubblico dichiarò che King «era il più famigerato bugiardo del paese».
D’altro lato, King dovette far fronte alle critiche provenienti da figure come Malcom X che gli rinfacciavano di non essere sufficientemente deciso nella lotta per i diritti civili degli afro-americani, predicando metodi non violenti quando Malcom X e altri volevano un atteggiamento più assertivo e militante.
«Vogliamo la libertà ora, ma non la otterremo dicendo “We Shall Overcome”» – affermava Malcom X, secondo il quale gli afro-americani dovevano «combattere per prevalere». Negli anni recenti alcuni hanno affermato che King era di fatto un repubblicano – King infatti non era registrato per nessuno dei due partiti politici maggiori. E personaggi lungo tutto lo spettro politico hanno a lungo tentato di trasformare Martin Luther King jr. in qualcosa che egli non era.
Queste discussioni sul lascito di King mancano il punto più importante: non era un marxista rivoluzionario; non era un politico moderato; era invece un cristiano radicale. Il suo impegno per la causa dei diritti civili, e con esso il sacrificio della sua vita, aveva radici prettamente evangeliche.
King credeva che ogni essere umano, a prescindere dal colore della sua pelle, era nato a immagine di Dio – una cosa che le grandi religioni monoteistiche hanno insegnato per circa 4000 anni.
Neanche il suo impegno per pratiche non violente era semplicemente una mossa tattica per raggiungere scopi politici. Era un credo profondo nato dalle stesse persuasioni di fede.
Noi onoriamo la sua memoria e il suo sacrificio al meglio quando guardiamo a questo grande uomo per l’anima profetica che egli era – e non qualcuno da cooptare a favore dei nostri interessi politici.
Nostra traduzione dall’inglese dell’editoriale della rivista dei gesuiti statunitensi America (originale, qui).