Intervenendo al Consiglio generale dell’ONU per i diritti umani, Ilze Brands Kehris, sotto-segretario generale per i diritti umani, ha denunciato la drammatica erosione della tutela dei diritti fondamentali in Nicaragua: esecuzioni extra-giudiziarie, revoca della cittadinanza ai dissidenti, accuse sommarie, condanne penali senza fondamento nei fatti.
La richiesta di ristabilire un reale stato di diritto, di revocare ogni legge che impedisce “l’esercizio della partecipazione politica, la libertà di espressione, di assemblea e di associazione, del diritto di cittadinanza” è però caduto nel vuoto. Negli stessi giorni, infatti, il governo Ortega ha fatto passare in Assemblea Nazionale una riforma costituzionale che consente l’emanazione di una legge che revoca ipso facto la cittadinanza a tutti coloro che sono stati condannati come traditori della patria.
Al tempo stesso continua l’accanimento del regime Ortega contro la Chiesa cattolica: dopo il divieto di processioni in occasione del Triduo pasquale, è stata chiusa la Caritas nazionale insieme a due università di ispirazione cattolica (Università Giovanni Paolo II e Università cristiana autonoma del Nicaragua). Dato il peggiorare della situazione, e per le minacce ricevute, le suore di Madre Teresa e le Trappiste hanno deciso di lasciare il paese.
Secondo l’ex-direttore della Università Americana, Ernesto Medina, in esilio dal 2022, il tutto “fa parte di un piano del governo Ortega per estendere il suo controllo politico sulle università (…). Queste azioni hanno una componente ideologica e di vendetta politica” visto che le due università censurate furono il centro della rivolta sociale del 2018.
A partire da fine 2021, sono 19 le università chiuse in Nicaragua dal regime Ortega; e poi, in seguito, riorganizzate dal Ministero degli Interni.
Altre misure repressive sono state prese contro il mondo dell’associazionismo e dell’imprenditoria, che insieme alla Chiesa cattolica sono accusati da Ortega di “aver partecipato al fallito colpo di stato del 2018”.