Il 17 gennaio il metropolita Antonio, presidente del dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca, è intervenuto (on-line) al Consiglio di sicurezza dell’ONU per difendere i diritti della Chiesa ortodossa ucraina non autocefala (filo-russa).
In un breve discorso ha denunciato le decisioni del Consiglio nazionale di difesa ucraino rispetto alla Chiesa filo-russa: dai progetti di legge che la penalizzano e ne minano l’attività ai servizi di controspionaggio nei suoi confronti, dalla sua espulsione dalle celebrazioni nelle chiese maggiori della Lavra di Kiev alle sanzioni contro il clero e i vescovi, dalle perquisizioni nei monasteri alla privazione della cittadinanza per alcuni gerarchi (cf. SettimanaNews, qui).
Elementi non privi di ambiguità ma che difficilmente possono essere paragonabili alle persecuzioni anticristiane dei soviet. Il metropolita Antonio non dice una parola sull’aggressione militare della Russia all’Ucraina; cita ripetutamente la Costituzione ucraina che si ispira ai diritti “occidentali” senza nulla dire di quella, di orientamento opposto, voluta da Putin per il suo paese: si appella alle autorità delle Chiese in ordine ai giudizi sugli eventi ignorando quanto le altre Chiese cristiane hanno chiesto alla sua Chiesa.
Arrivando all’inconsapevole ironia di denunciare i «referendum fittizi» delle locali comunità parrocchiali per passare dall’obbedienza dalla Chiesa filo-russa a quella autocefala, ignorando i referendum manipolati e anti-democratici voluti dalle forze armate russe nei vasti territori occupati (Crimea e Donbass) per assicurare la loro appartenenza alla Federazione.
Dimentica del tutto il severo monito della Chiesa non autocefala che ha preso una netta distanza dall’iniziativa di intervenire al Consiglio di sicurezza ONU. Il 16 gennaio essa ha informato di non aver fatto alcun appello «a qualsiasi stato per la protezione dei propri diritti e, ancora meno, allo stato (russo) che ha deciso un perfido attacco armato contro il nostro paese».
Ricorda di non aver autorizzato nessuno a parlare a suo nome all’ONU. «Ricordiamo alle autorità russe di non parlare a nome della nostra Chiesa nel contesto internazionale e di non utilizzare l’elemento religioso per i propri fini politici».
Il giorno prima (15 gennaio) il metropolita Onufrio della Chiesa non autocefala ha rivolto un appello al presidente russo per invocarlo di «smettere di sparare sulla nostra gente… Dovrai rendere conto a Dio di ogni goccia di sangue sparso». Sono centinaia le chiese “non-autocefale” distrutte dalle bombe delle truppe di aggressione.
L’intervento del gerarca russo è stato fortemente voluto dal rappresentante permanente della Federazione presso le Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, che ha denunciato la russofobia imperante in Ucraina. La discutibilità democratica di alcune delle decisioni del Consiglio di difesa ucraino e delle sette proposte di legge contro la chiesa filo-russa depositate al parlamento sollecita un approfondito dibattito interno a cui sta partecipando la Chiesa filo-russa.
L’arringa del metropolita Antonio all’ONU manifesta un’inquietante saldatura fra la dirigenza della Chiesa ortodossa russa con il potere del Cremlino che erode la credibilità delle sue denunce e impedisce alla Chiesa ortodossa ucraina non autocefala l’appoggio del suo popolo.