Pace per il serpente colomba, una preghiera al papa

di:

guerra

English version below.

Con vergogna, inginocchiandomi, vorrei offrire un’altra prospettiva al Santo Padre sulla delicatissima questione della guerra in Ucraina e di una trattativa, financo una resa dell’Ucraina alla Russia del presidente Vladimir Putin.

Putin è in un vicolo cieco. A fine febbraio del 2022 cominciava una guerra promettendo che sarebbe finita in due settimane e invece dopo due anni si è allargata a mezzo mondo coinvolgendo indirettamente anche Iran e Nord Corea. Non solo non ha piegato l’Ucraina e spezzato la NATO, ma oggi l’Ucraina ha un esercito e una coscienza di sé molto più forte che nel 2022 e la NATO ha acquisito due nuovi membri. In più ha perso circa 400mila vite e ha distrutto la società e economia russa nel frattempo.

Putin ha politicamente perso in questo momento. Qualunque trattativa che congelasse la situazione fotograferebbe per i posteri questa sua sconfitta politica importantissima. Lui e la sua famiglia sarebbero finiti.

Quindi l’impressione è che Putin non ha interesse vero a negoziare, almeno fino alla fine delle presidenziali in America, quando c’è la possibilità che Donald Trump venga eletto. Non può vincere la “guerra tradizionale”, quindi sembra stia cercando di perseguire una guerra ibrida.

Putin finora ha mostrato di agire in base a un calcolo politico di opportunità e vantaggio, non mi sembra che abbia mai cambiato la logica in cui opera. Con Trump presidente USA, Putin potrebbe stringere un patto o potrebbe approfittare della confusione iniziale della nuova presidenza.

Putin ha interesse a spingere la confusione fino all’estremo fino alla fine delle elezioni. Quindi anche se Ucraina si arrendesse a quel punto lui spingerebbe tensione su Transnistria, in Moldavia, sul corridoio di Kaliningrad, con la Polonia, sui tre paesi baltici.

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Ciò perché ha interesse a tenere alta la tensione che si riflette sulle elezioni americane, le innervosisce, avvelena l’atmosfera e potrebbe aiutare ad eleggere Trump. Comunque alzerebbe la soglia da cui potrebbe trattare se Joseph Biden fosse rieletto.

Inoltre Putin ha interesse a tenere la Cina sulla corda, per impedire o rendere difficile una trattativa separata della Cina con gli USA. In realtà Putin nell’ultimo anno forse ha usato la trattativa semi segreta in corso con la Russia per estrarre concessioni e vantaggi dalla Cina dicendo in sostanza a Pechino: vedi cosa mi offre l’America per schierarmi con lei contro di te? Tu devi darmi di più perché non cambi posizione.

Di nuovo poi la Russia probabilmente ha usato le concessioni cinesi, presentandole come “gratuite”, frutto della volontà di Pechino di usare Mosca come uno strumento ottuso contro la NATO, per cercare spazi di negoziato. Non c’è nulla di nuovo. È una classica politica dei due forni che se non smascherata non porta alla fine della guerra ma a un suo allargamento.

Si veda poi l’appoggio russo diretto all’Iran che a sua volta appoggia Hamas e gli Houthi. Inoltre Putin nell’ultimo anno sta reindustrializzando il paese riattivando tutta l’industria militare.

Cioè, Mosca si prepara a un lungo periodo di guerra. Con fabbriche di armamenti in piena produzione fra poco poi c’è interesse oggettivo a usare o vendere questa produzione, altrimenti lo sforzo di reindustrializzazione è stato per niente, per una scelta politica sbagliata.

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In questo gioco la Cina è parte importante, anche se recentemente ci sono alcuni minimi segnali di tentativi di presa di distanza. Anche lì tutto è molto prudente in attesa delle elezioni americane.

L’idea americana a un certo punto forse poteva davvero essere usare la Russia contro la Cina, ma il prezzo chiesto dalla Russia di certo è diventato giorno per giorno più alto e chiaramente non porta a una soluzione, ma a un aumento di confusione complessiva.

Inoltre fin tanto che la questione cinese resta aperta c’è la possibilità della Russia di giocare costantemente di sponda e ricatto fra i due, aizzando l’uno contro l’altro. Se viceversa una soluzione con la Cina venisse trovata, gli spazi di manovra della Russia si chiuderebbero.

In questa situazione, la Russia ha interesse a tenere aperta la politica dei due forni il più a lungo possibile ed estrarre vantaggi all’uno o all’altro il più possibile.

Perciò Putin ha interesse a tenere aperta una trattativa, anche per creare fratture nell’opinione pubblica occidentale, seminare zizzania e alimentare la confusione. Ma il suo interesse è solo alimentare il polverone in qualunque modo possibile.

Allora il Papa e la Santa Sede non possono certo smettere di lavorare per la pace, ma possono farlo solo nella coscienza piena della circostanza, cercando di essere attori positivi coscienti tentando di non trasformarsi in strumenti inconsci di questo o quell’attore.

La realtà quindi è: che l’Ucraina si arrenda o meno non ci sarà pace almeno fino alla fine dell’anno. Quindi l’obiettivo dei contendenti è di ottenere il massimo possibile entro quella data. Se l’Ucraina cede oggi, Putin andrà verso richieste sempre maggiori.

Così per una trattativa vera ci vorrebbe un miracolo di immaginazione oppure l’orribile attesa fino alla fine di novembre. A mio parere bisogna tentare di salvare Putin, salvare la Russia, certo, ma non a costo di incendiare il mondo.

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Infine l’appello alla resa è giusto e va rivolto a Hamas. Che i suoi dirigenti alzino le mani e si arrendano alla forza, giusta o sbagliata di Israele, perché certamente gli uomini di Hamas non possono vincere la guerra con Israele. Ma anche lì c’è un calcolo diverso dalla semplice “guerra tradizionale”. Hamas ha in mano due cerchi di ostaggi.

Il primo cerchio sono gli israeliani rapiti il 7 ottobre, il secondo cerchio sono gli stessi palestinesi fatti uccidere, usati come scudi umani per aizzare l’odio antisemita nel mondo. Il calcolo anche per Hamas, non è tradizionale ma di una guerra ibrida, combattuta su più fronti, in cui il più importante non è quello militare ma quello della informazione politica.

Il messaggio che si vuole diffondere nel mondo è che Israele sta compiendo un genocidio dei palestinesi a Gaza. Quindi lo scopo per Hamas non è di proteggere i propri familiari ma anzi di ucciderne il più possibile per avvalorare questa tesi.

Se si arrendessero Israele smetterebbe di sparare e si proverebbe che non c’è alcuna intenzione di genocidio dei palestinesi.

Perciò non hanno interesse ad arrendersi per proteggere la propria gente. Anzi, l’interesse è il contrario.

Si può discutere se la strategia usata da Israele contro Hamas sia la più opportuna, visto che finisce per alimentare il gioco di Hamas, e cosa dovrebbe invece fare Israele per non cadere nella trappola di propaganda di Hamas, ma questo in concreto è un altro discorso.

In ciò lo spazio della Chiesa è enorme perché bisogna cercare la pace ad ogni costo. Per questo vale il vecchio consiglio della Chiesa per cui l’astuzia del serpente è strumento necessario all’innocenza della colomba.


Peace for the Dovish Serpent, a prayer to the Pope

With great shame, kneeling down, with all my heart, I would like to offer another perspective to the Holy Father on the extremely delicate matter of the Ukrainian war and of Ukraine’s negotiations, or even possible “surrender,” to Russian President Vladimir Putin.

Putin is in a gridlock. He started the war at the end of February 2022, promising to end it in two weeks. Yet after two years, the war spread almost worldwide, indirectly involving Iran and North Korea.

Not only has Ukraine not been subdued and NATO broken, as Putin hoped, but today, Ukraine has a stronger army and feel of national identity than in 2022, and NATO has acquired two new members. Plus, he lost over 400 thousand lives in the process and wrecked Russian society and economy. At this moment, Putin has politically lost.

Any negotiation now that would freeze the situation would etch his massive political defeat in history. He and his family would suffer the consequences. Therefore, the impression is that Putin has no genuine interest in negotiating, at least not until the end of the American elections when Donald Trump could become president. If he can’t win the “traditional war,” he is apparently trying to pursue a hybrid war.

So far, Putin has acted based on political calculations of opportunity and advantage; it doesn’t appear he has changed his modus operandi. With Trump in the White House, Putin could make a deal or capitalize on the initial confusion of the new administration.

Until then, Putin is interested in escalating the confusion. Thus, in the meantime, even if Ukraine surrendered, he would raise tensions on Transnistria in Moldova, on the Kaliningrad Corridor with Poland, or the Baltic states. He must maintain a high tension that mirrors the American elections, agitating and poisoning the atmosphere, possibly aiding Trump’s reelection. In any case, a greater tension would raise his bargaining chips if Joseph Biden were reelected.

Moreover, Putin is driven to keep China on edge, preventing or making it difficult for China to negotiate separately with the USA. In the past year, Putin has possibly used the ongoing semi-secret negotiations with Russia to extract concessions and benefits from China, perhaps saying to Beijing, “You see what America offers me to align with them against you? You must give me more because I won’t change my stance.”

Russia has likely leveraged the Chinese concessions, portraying them as “gratuitous” due to Beijing’s eagerness to use Moscow as a blunt instrument against NATO to seek its haggling room.

There is nothing new here. It’s classic double-dealing, which, if not exposed, won’t end the war, but it’ll broaden it. It is already happening with Russia’s direct support for Iran, which in turn supports Hamas and the Houthis.

Furthermore, over the past year, Putin has been reindustrializing the country, reviving the entire military-industrial complex. Russia is preparing for a prolonged period of war.

With arms factories soon in full swing, there is an objective interest in utilizing or selling this production; otherwise, reindustrialization would be futile due to a misguided political choice. China is a significant player in this game, although there have been some signs of distancing attempts recently.

There, too, everyone is exercising caution, awaiting the American elections. Some Americans might have considered using Russia against China at some point, but the price demanded by Russia has perhaps increased daily. It leads not to a solution but to an overall increase in confusion.

Additionally, as long as the Chinese issue remains unresolved, Russia can constantly play both sides, pitting one against the other. If, however, a resolution were found between the USA and China, Russia’s room for maneuvering would diminish.

In this scenario, Russia is keen on maintaining its double-dealing policy for as long as possible, extracting advantages from one or the other as much as possible.

Therefore, Putin is interested in keeping negotiations ongoing to find a solution amenable to him and to sow discord and fuel confusion in Western public opinion. He is interested in stirring a dust cloud by any means necessary.

The Pope and the Holy See cannot cease their efforts for peace; however, they can only do so with full awareness of the situation, striving to be conscious, positive actors while avoiding becoming unwitting tools of any particular actor.

The reality is whether Ukraine surrenders or not, there will be no peace, at least until the end of the year. The adversaries aim to gain the most possible by that deadline.

If Ukraine surrenders today, Putin will step up his demands. Thus, genuine negotiations would take a miraculous imaginative effort or the grim wait until the end of November.

In my opinion, we must try to save Putin, to save Russia, certainly, but not at the cost of helping him to set the world on fire.

Finally, the call for surrender in abstract terms is fair and should be directed towards Hamas. Its leaders should raise their hands and surrender to the justified or unjustified force of Israel because, indeed, Hamas fighters cannot win a war against Israel.

However, there’s a different calculation than that of a traditional war, even for Hamas. Hamas holds two circles of hostages. The first circle consists of the Israelis kidnapped on October 7, and the second circle includes the same Palestinians being killed, used as human shields to stoke anti-Semitic hatred worldwide.

The calculation for Hamas is also non-traditional but of hybrid warfare, fought on multiple fronts, where the most crucial aspect is not military but political information.

The message they aim to spread worldwide is that Israel is committing genocide against Gazan Palestinians. Therefore, Hamas’ goal is not to protect their families but to have as many kills as possible to bolster this narrative.

Surrendering would prompt Israel to cease fire, proving there is no genocide intention against Palestinians. Therefore, Hamas has no interest in surrendering to protect their people. On the contrary, their goal is the opposite.

One can debate whether Israel’s strategy against Hamas is the most suitable, as it ends up fueling Hamas’ narrative. Still, what should Israel do instead to avoid falling into Hamas’ propaganda trap is a separate discussion altogether.

The Church’s paramount role in pursuing peace is imperative at all costs. This underlines the Church’s age-old advice that the shrewdness of the serpent is a necessary tool for the innocence of the dove.

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2 Commenti

  1. Gian Piero 12 marzo 2024
  2. Claudio Monge 12 marzo 2024

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