Abbiamo chiesto a Yulia Frits, direttrice della Caritas di Omsk, nella Russia siberiana, di testimoniare gli effetti e le conseguenze della pandemia, specie nel servizio dei poveri della città. Secondo i dati ufficiali, in tutto il distretto di Omsk si contano 20 persone morte a causa della Covid-19, a fronte di circa 1.500 persone contagiate complessivamente curate negli ospedali e di circa 2.600 malate assistite a domicilio. Più di 130.000 sarebbero i test che sono stati eseguiti su una popolazione che sfiora i due milioni di abitanti, di cui più della metà nella sola città.
È una cosa grandissima e straordinaria accogliere con grande benevolenza anche il primo che capita e la gente che non conta nulla (San Giovanni Crisostomo)
Il periodo di massimo rischio pandemico nella popolosa città di Omsk è stato di grande lavoro per la Caritas cattolica. Negli ultimi due mesi abbiamo affrontato nuovi problemi e, rendendo grazie a Dio, abbiamo trovato la creatività per nuove soluzioni. E’ decisamente incrementata soprattutto la nostra disposizione ad uscire per le strade della città ad incontrare ogni genere di poveri senza tetto e fratelli abbandonati. Questo per noi è un dono accresciuto.
È stato inoltre un periodo di collaborazioni inattese con altre organizzazioni di aiuto ai poveri, sia di carattere russo nazionale che internazionale, oltre che di conferimento di pubblico riconoscimento: la nostra Caritas ha infatti presto ottenuto dalle autorità, insieme ad altre poche realtà, l’autorizzazione ad operare nell’ambito del soccorso sociale. E ciò nel tempo in cui sono stati raccomandati, con particolare fermezza, l’isolamento e il distanziamento sociale, con controlli puntuali e severe sanzioni per le organizzazioni inadempienti.
Dopo una prima settimana di impedimento, abbiamo potuto quindi ritornare nei consueti punti di ritrovo dei poveri senza dimora della città, uomini e donne. Queste persone stavano già soffrendo la fame e l’esaurimento fisico spirituale. Vorrei trasmettere ai lettori la gioia dell’incontro: la loro gioia nel rivedere persone approssimarsi a loro senza giudizio e interesse alcuno; la nostra gioia nel poter essere ancora con loro e per loro, potendoli liberare dalla fame immediata e dalle preoccupazioni più gravi di salute.
Ora continuiamo, con maggiore intensità e determinazione, a confezionare pasti caldi nella nostra cucina, insieme a razioni a secco, che poi andiamo a distribuire nelle strade, muniti dei materiali e dei dispositivi di precauzione sanitaria che realizziamo nel nostro stesso laboratorio di cucito.
Cerchiamo di rispettare nella nostra opera le previste distanze di sicurezza. Delimitiamo gli spazi all’aperto con nastri posizionati allo scopo. Ma il desiderio delle persone di approssimarsi a noi è alto ed è molto difficile da delimitare. Considerate che i nostri operatori – le suore vincenziane e i volontari – oltre a distribuire i pasti, sono soliti soffermarsi a parlare almeno delle cose essenziali per la sopravvivenza, a somministrare farmaci, a disinfettare le piaghe e le ferite degli arti delle persone che hanno trascorso l’inverno in edifici abbandonati e accanto al tubo del teleriscaldamento. Tutto questo viene fatto sul nostro camper oppure semplicemente in strada. A chi ha bisogno viene inoltre consegnata la biancheria intima con i vestiti e i prodotti per l’igiene personale utilizzabili nelle condizioni date.
Un piccolo bilancio dall’inizio della pandemia mi porta ad esprimere, con soddisfazione, il dato di 280 pasti caldi distribuiti, integrati da 553 razioni alimentari consumate al sacco. Nel mentre abbiamo ripreso, due volte alla settimana, anche la somministrazione dei pasti completi nella mensa interna alla nostra sede.
E pure abbiamo dovuto affrontare non poche difficoltà. Le consuete fonti di approvvigionamento alimentare (e non solo alimentare) si erano improvvisamente esaurite. Tanti negozi erano stati chiusi. I prezzi avevano preso a lievitare. Eravamo (e siamo ancora) alle prese con la sistemazione della sede danneggiata da un forte colpo di maltempo e necessitante di un importante intervento di aggiornamento del fatiscente impianto di riscaldamento.
Man mano la situazione è un poco migliorata. Tuttavia, proprio in questo momento di cauta fuoriuscita dal blocco delle attività praticato anche ad Omsk, meglio ci rendiamo conto di quante persone – ovviamente sia cattoliche (in netta minoranza), che ortodosse o musulmane – abbiano bisogno di aiuto e confidino nel nostro aiuto. A nostra volta confidiamo in una accresciuta comunione e prossimità tra le Chiese cattoliche, le Chiese ortodosse ed evangeliche, in Russia come in Europa, per effetto della carità di Cristo e della Sua attenzione per i fratelli più poveri.