«La scorsa settimana è stata un tempo di sconvolgimento popolare che ha toccato tutti noi». Una settimana dopo la controversa rielezione di Alexander Lukashenko a presidente della Bielorussia, i vescovi ortodossi esprimono preoccupazioni per lo «stato di agitazione» che persiste nel Paese. «Confusione e divisione sono arrivate nella nostra casa comune, il fratello si è opposto al fratello», lamenta il sinodo della Chiesa ortodossa bielorussa, dipendente del Patriarcato di Mosca, in un messaggio datato sabato 15 agosto 2020.
Nel messaggio, pubblicato sul loro sito, i vescovi deplorano «gli scontri di strada, gli arresti e le percosse» che hanno colpito «un gran numero di innocenti» dopo la rielezione di Alexander Lukashenko per un sesto mandato consecutivo alla guida di un Paese dove quasi la metà dei 9,5 milioni di abitanti sono ortodossi. Il Sinodo condanna «violenza, tortura, umiliazione, detenzioni ingiustificate, estremismo in tutte le sue forme, menzogne e tradimento», che sono ricondotte in particolare alla polizia e ai centri di custodia cautelare.
«La Chiesa ortodossa è sempre stata e sarà fuori dalla politica»
«Se oggi non cessiamo tutti insieme lo scontro, porteremo il Paese a conseguenze distruttive irreversibili», avverte l’episcopato ortodosso. Chiedendo di assicurare alla giustizia coloro che in questi giorni «hanno mostrato atrocità e crudeltà». «Invitiamo i provocatori e gli istigatori a ricredersi e a fermare le provocazioni volte a destabilizzare il nostro Paese e a dividere il nostro popolo», insiste il Sinodo ortodosso.
Non menzionando mai il nome del presidente Lukashenko nel commentare l’origine dei disordini, i vescovi ortodossi bielorussi scelgono di non schierarsi direttamente. Affermano che «la Chiesa ortodossa è sempre stata e sarà sempre con il popolo», precisando subito che «la stessa Chiesa ortodossa è sempre stata e sarà fuori dalla politica». Si legge: «Noi non dividiamo le persone secondo gli orientamenti o le convinzioni di partito, non ci impegniamo nella propaganda o nel sostegno di partiti o leader politici, dottrine o regimi».
Francesco: «rispetto della giustizia e del diritto»
Il tono della lettera pubblicata dall’episcopato ortodosso contrasta decisamente con quello del primo messaggio, inviato lo scorso 10 agosto, dal metropolita Pavel, esarca patriarcale di tutta la Bielorussia, ad Alexander Lukashenko. Il giorno dopo il ballottaggio contestato, Pavel rivolgeva «sincere congratulazioni» al presidente e assicurava di riporre in lui «grandi speranze». Anche il patriarca della Chiesa ortodossa russa, Cirillo di Mosca, da cui la Chiesa bielorussa dipende, si era congratulato con Lukashenko.
I vescovi ortodossi non sono gli unici preoccupati per il deterioramento della situazione in Bielorussia. Il 10 agosto il vescovo cattolico di Minsk ha invitato «tutte le parti a dialogare per una soluzione pacifica dei problemi». Durante l’Angelus di domenica 16 agosto, papa Francesco ha rivolto il suo pensiero al popolo bielorusso esprimendo un appello accorato: «Il mio pensiero va alla cara Bielorussia. Seguo con attenzione la situazione post-elettorale in questo Paese e faccio appello al dialogo, al rifiuto della violenza e al rispetto della giustizia e del diritto. Affido tutti i bielorussi alla protezione della Madonna, regina della pace».
- La Croix (online), 18 agosto 2020.