«La Chiesa ortodossa afferma il diritto umano alla vita fin dal momento del concepimento, benedice tutti gli sforzi pubblici volti a proteggere la maternità e il parto e invita lo stato a fornire supporto legislativo per la protezione della vita e della salute dei bambini non ancora nati».
«La Chiesa equipara chiaramente l’aborto chirurgico o medico arbitrario all’omicidio, indipendentemente dallo stadio della gravidanza in cui viene commesso. Per questo motivo la proclamazione del “diritto all’aborto”, cioè del “diritto a uccidere” è inaccettabile».
Sono due passaggi iniziali di un documento elaborato dalla Conferenza interconciliare della Chiesa ortodossa – organo consultivo formato da vescovi, preti e laici – e approvato dal Sinodo il 27 dicembre 2023.
La difesa della vita è patrimonio comune delle Chiese cristiane. «Il dono della vita, che Dio Creatore e Padre ha affidato all’uomo, impone a questi di prendere coscienza del suo inestimabile valore e di assumerne la responsabilità» (Congregazione per la dottrina della fede, Istruzione Donum vitae, n. 1, 1987). Le differenze nascono nel ruolo riconosciuto o meno allo stato, nella forma democratica della decisione legislativa, nella responsabile autonomia della donna, nell’equilibrio fra diritto del nascituro e diritto della madre.
Aborto e demografia
Il documento russo – a parte la condivisa asserzione di fondo – sembra una sorta di «pattuizione» fra Chiesa e stato in cui gli altri «protagonisti» (la donna, i familiari, il personale medico) sono chiamati all’obbedienza, in nome del bene collettivo. Quattro i titoli maggiori: la sacra Scrittura sull’inizio della vita umana, diritto alla vita del nascituro, atteggiamento della Chiesa nei confronti dell’aborto, diagnosi prenatale.
Il terzo sottotitolo (atteggiamento della Chiesa nei confronti dell’aborto) è sviluppato nei seguenti paragrafi: atteggiamento nei confronti dell’aborto nella sacra tradizione; tutela della maternità; pastorale per le donne che hanno abortito; responsabilità degli operatori sanitari nell’esecuzione di un aborto; contraccezione abortiva.
Si invocano misure efficaci per proteggere la maternità e l’infanzia, nonché condizioni favorevoli all’adozione e all’affido.
Inaccettabile è considerata la «propaganda dell’aborto» (tale è considerato anche il consiglio del medico). Il padre è moralmente corresponsabile del peccato di aborto. Una decisione abortiva può servire per riconoscere il venir meno della forza canonica al matrimonio. Il personale medico coinvolto contraddice gravemente la sua missione e deve ricorrere all’obiezione di coscienza.
La consulenza alla donna incinta deve mirare a preservare la vita del bambino. Nel servizio di consulenza è opportuno coinvolgere il clero «con una adeguata autorità». Non si usano gli embrioni per scopo di ricerca e tanto meno per la produzione cosmetica. La diagnosi prenatale è accettabile, ma la vita del bambino va preservata indipendentemente dai suoi risultati.
I vescovi richiedono che il documento sia considerato parte de I fondamenti della dottrina sociale della Chiesa ortodossa russa, approvato dal concilio nel 2000. Si sottolinea inoltre che, qualora si eliminassero gli aborti, si risolverebbe in buona parte l’emergenza demografica.
Valori assoluti e ragioni politiche
Un sondaggio della società di ricerca Russian Field registra l’opposizione a una legge per il divieto dell’aborto da parte del 67% degli intervistati. Il 25% sarebbe favorevole. L’8% non risponde.
Nel 2022 ci sono stati nel paese (143 milioni di abitanti) 506.000 aborti, di cui 401.000 nelle strutture sanitarie pubbliche (in Italia nel 2020 si censivano 66.000 aborti, senza però contare quelli farmacologici).
La rinnovata pressione sull’aborto è addebitata alla Chiesa ortodossa e al crescente potere acquisito con il consenso alla guerra contro l’Ucraina e all’indirizzo ideologico a favore dei valori tradizionali proclamato da Vladimir Putin. Orientamento subito condiviso dalla Duma (parlamento) che, in passato, era nettamente contraria e difendeva le consulenze, attualmente ancora in atto, che, nel 2022, hanno portato 47.000 donne a proseguire la gravidanza.
Il patriarca Cirillo, qualche settimana fa, ha detto (12 novembre) che l’aborto doveva essere pagato da chi lo voleva.
In Mordovia (regione orientale della Russia europea) una legge impedisce ogni forma di promozione dell’aborto. Quattro delle cinque cliniche private hanno deciso di non farlo più. E nelle cliniche pubbliche si stanno strutturando dei gruppi di consultazione psicologica finalizzati a scoraggiare le donne dal ricorrervi.
Anche in Crimea tutte le cliniche private si sono dichiarate contro gli interventi abortivi.
Il 13 dicembre è stato depositato un disegno di legge che propone di vietare l’aborto nelle cliniche private in tutta la Federazione.
Un mese prima, il 16 novembre, l’università ortodossa di San Pietroburgo ha ospitato una conferenza organizzata dalla Chiesa e dal gruppo parlamentare che si richiama alla tradizione storica del paese per affermare la necessità di un intervento legislativo in merito.
Il deputato della Duma, N.P. Nikolae, ha affermato: «La Russia è impossibile senza l’Ortodossia. È l’Ortodossia che dovrebbe stabilire il quadro etico di base per l’elaborazione legislativa del concetto del decreto sui valori tradizionali firmato dal presidente Putin un anno fa».
Non mancano le resistenze. Il Comitato per la tutela della salute della Duma si è pronunciato contro il progetto di legge. È probabile che, alla fine, si chiuda ogni possibilità di interventi nelle cliniche private e si renda difficile l’aborto farmacologico, lasciando attivo il servizio pubblico.
Più ideologia che Vangelo
Il peso crescente della Chiesa si può vedere nell’inserimento nella nuova Costituzione del riferimento a Dio, nella bocciatura di un disegno di legge sulla violenza domestica nel 2022, nella gestione di un movimento anti-abortista, «donne per la vita», presieduta da Natalya Moakvitina, conduttrice nel canale televisivo ortodosso, Spass, e nel tono del prossimo confronto elettorale in cui i riferimenti ai «valori tradizionali» saranno centrali.
Ciò che sorprende nella proclamata difesa della vita da parte dell’ortodossia russa è l’assoluto silenzio sulla devastazione della vita di milioni di persone nella guerra contro l’Ucraina. La piegatura ideologica sembra avere la meglio sull’istanza evangelica.
Proprio in un momento di cui si avverte un grande bisogno a livello mondiale, considerato che l’aborto è tornato centrale nel dibattito civile statunitense, nel confronto politico in Germania e la proposta di introdurre il «diritto» all’aborto è sul tavolo sia per la Costituzione francese come per il Trattato dell’Unione Europea (cf. qui su SettimanaNews).
Caso esemplare di questa “mercantilizzazione” della politica: la Russia. La sua situazione internazionale era, prima dell’avvento di Pietro, del tutto marginale. Paese vastissimo, sembrava che fosse “utilissimo più che niun altro regno del mondo del commercio” e capace “d’inondare l’Europa”. Ma era purtroppo spopolato (“a cagione che è stato governato da i loro czari con tirannia, era poco men che tutto spopolato”, tranne “quelli paesi che sono vicini al fiume Volga”). Non era stato perciò temibile da parte dell’Europa: “un’inondazione de’ soli moscoviti” era allora impensabile. Il clima rigidissimo non favoriva d’altra parte il commercio con i forestieri; e meno ancora lo favoriva il bassissimo livello culturale delle popolazioni: “Li popoli … sono stati incolti sino alla venuta di Pietro Alexiovitz nelle virtù militari e nelle civili, e sono stati trattati dai loro czari ad uso di bestie, onde poi essi stessi hanno vissuto più come bestie che come uomini, hanno avuto pessimi costumi ed inurbani, nelle conversazioni altro non facevano che ubbriacarsi e poi si cadevano a terra”. LE DONNE NON FACEVANO ECCEZIONE
Ecco, aggiungo io ,dopo oltre 300 anni; anche relativamente alle concrete ragioni scatenanti l’attuale fratricidio bellico russo-ucraino ; che cosa potremmo modificare da queste considerazioni di visione napoletana ? LE DONNE DI OGGI FANNO ECCEZIONE ?
Per quanto siano acclarati i danni che il legame tra Stato e Chiesa causa e sia manifesto l’uso strumentale che della fede cristiana fa il regime putiniano, mi sembra una forzatura fare paragoni tra la posizione della gerarchie ecclesiastica russa sull’aborto e la guerra in Ucraina. Credo sia opportuno distinguere i piani, per quanto tutto poi sembri intrecciarsi (pericolosamente) nella prospettiva ideologica putiniana.
Difendere i nascituri e benedire la guerra in cui stanno morendo 600.000 giovani fa capire quanto la fede non c’entri nulla in queste scelta ma siano scelte politiche di una ipocrisia indegna.
“e in quanto a voi, sentite bene quello che io vi prometto. Verrà un giorno…”
Fra Cristoforo, dai Promessi Sposi.