Proposto al sinodo della Chiesa russa il 20 febbraio scorso il documento di valutazione sul testo del dicastero per la dottrina cattolica Fiducia supplicans è stato pubblicato sul sito del patriarcato il 26 marzo. Non ha la firma del sinodo, ma è stato “benedetto” da Cirillo di Mosca.
Il giudizio sul testo che autorizza la benedizione non liturgica sulle coppie omosessuali non lascia scampo. Per sei volte in poco più di sei cartelle si martella un niet senza sfumature. Si parla di «deviazione significativa dall’insegnamento morale cristiano», di legittimazione di uno stile di vita peccaminoso, di «radicale conflitto con l’insegnamento morale cristiano», di ambiguità disdicevoli, di «passo verso il il pieno riconoscimento delle unioni omosessuali», di «radicale contraddizione con l’insegnamento morale biblico» (cf. SettimanaNews, qui).
La commissione biblica e teologica distribuisce il suo giudizio in quattro parti: ampliamento di significato per le benedizioni; sulla benedizione delle coppie omosessuali; le reazioni nel mondo cattolico; conclusioni.
Nessuna benedizione alle coppie omo
L’espansione e arricchimento della benedizione proposta da Fiducia supplicans è ritenuto indebito perché stacca il gesto spirituale dalle condizioni morali della persona benedetta. Una condizione immorale come una “coppia di fatto” o altre forme di vita matrimoniale non regolata non può sostenere una benedizione e le sue esigenze. Non basta quindi la distinzione fra benedizione liturgica e no, fra rito contenuto nel benedizionale e benedizione “libera”, fra benedizione della pietà popolare e benedizione formale. In ogni caso la benedizione ha bisogno di un deposito morale previo.
In caso contrario la benedizione legittima il peccato e l’immoralità. Non è casuale, a parere dei teologi ortodossi, che nel documento non si parli espressamente di peccato da cui convertirsi, puntando invece tutto sulla misericordia e l’amore di Dio. Uno stile di vita peccaminoso costituisce un ostacolo alla comunione con Dio e richiede il riconoscimento del male compiuto e il perdono.
E questo vale in particolare per le coppie omosessuali e lesbiche. Non si può invocare quello che c’è di buono, di vero, di umanamente valido nelle convivenza senza premettere la necessità dell’impegno di uscirne. «L’applicazione della comprensione “ampliata” delle benedizioni alle coppie dello stesso sesso causa una contraddizione insolubile. Se la benedizione ha lo scopo di guarire le relazioni umane mediante la presenza dello Spirito Santo allora tale guarigione può essere solo la cessazione delle relazioni peccaminose… Altrimenti la benedizione diventa una scusa per il peccato».
Il messaggio del documento cattolico produce imbarazzo e confusione fra i credenti. Non basta assicurare che tale benedizione “spontanea” non entrerà nel benedizionale (raccolta per le benedizioni nelle varie situazioni di vita). Essa produrrà nel clero una “creatività” sospetta e potenzialmente anarchica. Non basterà l’ammonizione a conservare lo stato di benedizione “non ritualizzata” per evitare una successiva formalizzazione e tanto meno per mantenere una distinzione netta rispetto al matrimonio.
Vi è una forza di gravità che trasformerà la benedizione in legittimazione. Di questo mostrano di avere paura alcune realtà della Chiesa cattolica che il testo ortodosso annota con puntiglio: la diocesi di Astana (Kazakistan), la conferenza episcopale della Nigeria, i vescovi dell’Ungheria, della Bielorussia e della Russia.
Autoreferenziale
Nel frattempo le reazioni dentro e fuori la Chiesa cattolica si sono moltiplicate. Il testo russo parte tuttavia da un terreno instabile. Da anni la Chiesa ortodossa russa si è “tirata fuori” dal dialogo teologico sia ecumenico come nei confronti della Chiesa cattolica. Nessun commento alle encicliche, alle esortazioni post-sinodali, ai magisteri episcopali. Farlo in questa occasione puzza di manipolazione.
Tanto più che il testo deve riconoscere che il matrimonio così com’è presentato è del tutto coerente con il deposito cristiano comune e che le censure si sviluppano su una esposizione solo supposta: cioè che si arrivi alla legittimazione del “matrimonio” omosessuale. Fondare l’argomentazione sulla supposta “inevitabilità” dell’esito significa operare una forzatura logica, poco consapevole dell’azione dello Spirito nella Chiesa.
È curioso che i riferimenti magisteriali siano a due documenti solo russi: I fondamenti della concezione sociale e Sugli aspetti canonici del matrimonio ecclesiale. E che l’approccio all’omosessualità preveda solo condiscendenza e necessità di richiesta di perdono. Si ignorano le riflessioni elaborate dopo il concilio di Creta (2016) contenute in Verso un ethos sociale della Chiesa ortodossa.
Al n, 19 del terzo capitolo si parla di «identità eterosessuale, omosessuale, bisessuale o di altro genere», con tutte le forme di condizionamento prevedibili. «Occorre inoltre sottolineare il diritto fondamentale di qualsiasi persona – che nessun stato o autorità civile può permettersi di violare – di essere libero da persecuzioni o svantaggi legati al proprio orientamento sessuale. Tutti i cristiani sono chiamati a cercare sempre l’immagine e la somiglianza di Dio l’uno nell’altro e a resistere a tutte le forme di discriminazione nei confronti del prossimo, indipendentemente dall’orientamento sessuale».
Anche nel Catechismo della Chiesa cattolica che pur parla per gli omosessuali di rapporti «intrinsecamente disordinati» non esita a riconoscere che la tendenza omosessuale ha una genesi psichica che «rimane per gran parte inspiegabile», e che sono tendenze non scelte, quanto innate (nn. 2357-2358).
Toni e approcci assai diversi da quelli che si registrano ne I fondamenti della concezione sociale della Chiesa russa: «Essa considera l’omosessualità uno stravolgimento peccaminoso della natura umana, il quale può essere superato da uno sforzo spirituale che porta alla guarigione e alla crescita personale dell’individuo» (cap. 12, n. 9). Non una parola è stata detta dalla Chiesa per difendere la dignità degli omosessuali, per impedire il loro internamento, per denunciare la violenze e la loro sistematica esclusione sociale.
Fino al mutismo e all’implicito consenso in nome dei “valori tradizionali” davanti alla sentenza della corte suprema russa che il 30 novembre 2023 ha messo fuorilegge il movimento internazionale LGBT per ragioni di estremismo e incitamento alla discordia sociale e religiosa. Con conseguenze immediata di controlli violenti, sanzioni e sentenze contro gruppi di omosessuali russi.
La misericordia di Dio e la violenza degli uomini
Ma c’è un aspetto ulteriore, strettamente teologico, nel testo. Per i teologi russi il Dio che emerge da Fiducia supplicans è troppo amoroso, troppo buono, troppo misericordioso. Esso elimina il peccato e il pentimento, nascondendo la giustizia di Dio. Come se il riconoscimento del peccato e il pentimento non fossero fin dal principio dentro la misericordia. Come se la giustizia di Dio non sia la forza che giustifica piuttosto che una giustizia retributiva come esperimentata dagli uomini.
Che poi la dirigenza della Chiesa russa si sia trasformata in una forza sociale a giustificazione acritica della guerra di aggressione all’Ucraina e dei suoi milioni di morti, che abbia proclamato la santificazione immediata dei caduti (solo russi) in combattimento, che benedica senza remore le armi nucleari, che consideri tutte le altre Chiese inconsapevoli strumenti delle “potenze” del male e che si consideri come l’unico e ultimo baluardo del cristianesimo in questo tempo, segnala un’abissale contraddizione rispetto alle sue stagioni martiriali e alla sua straordinaria tradizione mistica e spirituale.