Le tensioni tra Stati Uniti e Iran che hanno portato alla morte del generale iraniano Qassem Soleimani, una delle figure chiave di Teheran, molto vicino alla Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e considerato da alcuni il potenziale futuro leader del paese, hanno riportato alla ribalta l’Islam sciita e il suo ruolo in Medio Oriente, nel Nord Africa e nel resto del mondo.
Ma chi sono gli sciiti? Come si muovo sullo scacchiere internazionale? E, soprattutto, sono presenti in Africa?
Chi sono
L’origine dello sciismo, secondo quanto riporta l’enciclopedia Treccani, risale alla guerra civile che oppose Ali ibn Abi Talib a Muawiya, futuro califfo omayyade, fra il 657 e il 661. Lo sciismo, che ha avuto a sua volta numerose scissioni e diramazioni nella storia, è attualmente diviso in tre nuclei principali: zaidismo, che rappresenta l’indirizzo meno lontano dall’ortodossia sunnita sul terreno politico e giuridico; ismailismo o batinismo, il gruppo dalla dottrina più esoterica; imamismo, il gruppo oggi più numeroso, maggioritario in Iran.
Gli sciiti costituiscono la confessione religiosa maggioritaria in Iran (94%), Iraq (62,5%) e Libano (34,1%, contro il 23,4% dei maroniti, 21,2% dei sunniti e il 11,2% degli ortodossi), mentre rappresentano delle minoranze importanti in Kuwait (30,3%, contro il 45% dei sunniti), negli Emirati Arabi (15,9%) e in Siria (12%). In Oman, invece, la maggioranza della popolazione è di fede ibadita (73,6%), una sette eterodossa islamica. I sunniti rimangono la maggioranza in tutti gli altri paesi musulmani.
Siria e Yemen
Il conflitto aperto tra sunniti e sciiti è scoppiato in Siria nel 2011 contrapponendo il governo di Bashar al Assad, che appartiene alla corrente alawita dello sciismo, e l’opposizione sunnita. Assad è sostenuto da Iran, Iraq e dalla minoranza sciita libanese (e, in particolare, le milizie di Hezbollah).
L’opposizione invece ha un forte sostegno da parte delle monarchie del Golfo, tra le quali riveste una posizione dominante quella saudita. Da qui sono sorte tensioni sempre più forti che sono culminate con la rottura diplomatica tra Iran e Arabia Saudita di questi giorni.
Hanno forti legami con lo sciismo anche gli houti in Yemen. Non è un caso che nella loro guerra contro l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti abbiamo trovato il sostegno politico e militare dell’Iran.
In Africa
In Africa, l’Islam è a stragrande maggioranza sunnita. Esistono però piccolissime minoranze sciite, duramente represse. In Marocco, il Re Mohammed VI ha sempre avuto un atteggiamento durissimo nei confronti degli sciiti. Alcuni anni fa sono stati arrestati tremila fedeli sciiti e chiusi i loro centri e biblioteche. I rapporti tra Rabat e Tehran sono tesissimi.
Anche in Tunisia il governo non è mai stato tenero con i 500mila sciiti che vivono nel sud del paese. Sotto la presidenza di Ben Ali era proibito, pena l’arresto, esporre le immagini di Khomeini. Attualmente, se le istituzioni hanno allentato la presa, la piccola comunità è stata presa di mira dagli estremisti salafiti che hanno organizzato attacchi mirati nei loro confronti.
In Egitto vive la comunità più grande di sciiti del Nord Africa. Sono tra uno e due milioni e costituiscono il 2-2,5% della popolazione. Sono trascurati e ghettizzati nonostante esista un editto religioso, emesso nel 1959 dall’Università Islamica dell’Azhar, che indica gli sciiti come musulmani. Il partito salafita non riconosce la validità di tale editto, la colpa di questo atteggiamento è stata dell’ex presidente Hosni Mubarak che affermò insieme a re Hussain di Giordania, che gli sciiti arabi erano fedeli all’Iran piuttosto che ai paesi nei quali vivono.
In Egitto e nei paesi del Maghreb, comprese anche le petro-monarchie wahabite del Golfo, esiste l’idea che gli sciiti usino la loro religione per sovvertire non solo il sunnismo, ma anche i regimi stessi. Non è un caso che Egitto, Marocco, Senegal e Sudan abbiano aderito in modo convinto alla coalizione organizzata dall’Arabia Saudita contro gli houti, minoranza sciita dello Yemen.
Nigeria
In Africa però, la comunità sciita più grande vive in Nigeria. Anche qui sono repressi ed emarginati. Nei primi anni Ottanta emerge nel popoloso paese africano la figura dell’imam Ibrahim Zakzaky. È lui a prendere la guida della comunità sciita fondando il Movimento Islamico della Nigeria. Ma la sua popolarità è molto forte anche all’interno delle altre comunità religiose.
Gli sciiti fanno quadrato attorno a Zakzaky soprattutto grazie al senso di isolamento interno che vivono in Nigeria: molti della comunità sciita si considerano emarginati ed esclusi dalla vita politica ed economica del paese. Ma la situazione degenera nel 2015, quando nel corso di un’irruzione dell’esercito a Zaria, città dove vive Zakzaky, vengono uccisi almeno 300 manifestanti sciiti.
C’è chi parla di addirittura mille, in realtà ancora oggi vige riserbo e confusione sulle dinamiche di quanto accaduto. Si sa soltanto che, da quel momento, Zakzaky è agli arresti e questo ovviamente non fa che infiammare gli animi della comunità sciita.
Per cui non è raro ad Abuja, città dove negli ultimi anni gli sciiti risultano in aumento, imbattersi in proteste da parte del Movimento Islamico della Nigeria.
Anche in Africa per la comunità sciita la vita non è semplice.
Informazione ripresa dalla rivista missionaria dei padri bianchi Africa.