Stando agli ultimi dati ufficiali, sulla base del 99,66% delle schede scrutinate, alle elezioni politiche anticipate il Partito progressista serbo (SNS) ha conquistato il 46,7% dei voti, seguito dalla coalizione delle forze di opposizione «Srbija protiv nasilja» [La Serbia contro la violenza] con 23,69% dei voti.
Al terzo posto si è attestato il Partito socialista serbo (SPS), che ha subito un calo di consensi rispetto alle elezioni precedenti, ottenendo appena il 6,55% delle preferenze. Superano la soglia di sbarramento anche la coalizione di destra “Nada” [Speranza] e il movimento «Mi – Glas iz naroda» [Noi – Voce del popolo] guidato dal dottor Branimir Nestorović che, pur avendo in passato partecipato alle varie tornate elettorali, alle elezioni di domenica per la prima volta si è presentato con una lista indipendente.
Non è passato inosservato il fatto che alcune forze di destra, che dopo la tornata precedente erano riuscite a entrare in parlamento, questa volta non hanno superato la soglia di sbarramento. Anche la lista dell’ex presidente della Serbia Boris Tadić è rimasta al di sotto dello sbarramento.
Contemporaneamente alle elezioni politiche, si sono tenute anche le elezioni per il rinnovo del parlamento della provincia autonoma della Vojvodina, nonché le elezioni amministrative in 65 municipalità e comuni, Belgrado compresa. Stando agli ultimi dati diffusi, nella capitale l’SNS è in testa con il 39,35% dei voti, seguito dal movimento di opposizione «La Serbia contro la violenza» con il 34,26% dei voti. Entrano in consiglio comunale anche la coalizione NADA, l’SPS e il movimento «Noi – Voce del popolo».
«Una vittoria assoluta che mi rende estremamente felice. Un risultato migliore rispetto alla tornata del 2022», ha commentato a caldo il presidente Vučić dopo la chiusura dei seggi.
L’opposizione civica e filoeuropea riunita attorno al movimento «La Serbia contro la violenza» chiede la ripetizione delle elezioni a tutti i livelli. Intanto, i media indipendenti continuano a riportare notizie sulle irregolarità registrate durante il voto.
Gli autobus di Dodik e il «treno bulgaro»
Già nel corso della giornata del voto è stato pubblicato un video in cui si vedono alcune persone che scendono dagli autobus davanti all’Arena di Belgrado, per poi essere indirizzate dagli addetti alla sicurezza verso i luoghi dove dovevano votare, o persino accompagnate ad alcuni seggi elettorali a Belgrado.
Come emerso successivamente, quelle persone erano cittadini della Republika Srpska che possiedono la cittadinanza serba, e quindi hanno il diritto di votare alle elezioni parlamentari in Serbia. Ovviamente, potevano votare anche nel luogo in cui vivono, ma arrivando a Belgrado hanno approfittato dell’occasione per votare anche alle elezioni comunali, pur non avendone diritto, dato che non risiedono nella capitale serba.
Quando i membri della Commissione elettorale centrale (RIK) appartenenti all’opposizione sono arrivati all’Arena per vedere cosa stava accadendo, le guardie private hanno impedito loro di entrare. Anche Nenad Nešić, ministro della Sicurezza della Bosnia Erzegovina, ha votato a Belgrado, vantandosene sui social. Punti di raduno degli elettori sono stati rilevati anche in altre città serbe, soprattutto lungo il confine con la Republika Srpska. Recatosi presso un seggio elettorale a Belgrado, il presidente della RS Milorad Dodik ha votato davanti alle telecamere, contrassegnando la lista «Aleksandar Vučić – la Serbia non si deve fermare».
Stando alle stime dell’opposizione, circa 40mila persone hanno dichiarato una residenza falsa a Belgrado pur di poter votare. In molti condomini sono state ritrovate schede di voto false, indirizzate a persone sconosciute a chi ci vive. Il fenomeno è stato segnalato all’opposizione, ai media indipendenti e all’organizzazione CRTA che si occupa del monitoraggio delle elezioni.
L’opposizione sostiene che non solo a Belgrado, ma anche in altre aree del paese si sia assistito ai casi di falso trasferimento di residenza dai comuni non interessati dalla tornata elettorale a quelli in cui si è votato, influenzando così l’esito del voto. I media hanno riportato diversi casi di compravendita di voti, il cosiddetto «treno bulgaro», ossia il ricorso a schede precompilate, il trasferimento delle schede elettorali da un seggio all’altro, votavano anche le persone non iscritte all’elenco degli aventi diritto e persino i morti. Gli osservatori dell’organizzazione CRTA che hanno monitorato le elezioni, registrando numerose irregolarità, sono stati aggrediti presso un seggio elettorale e la loro auto è stata vandalizzata.
Anche gli osservatori internazionali hanno denunciato «gravi irregolarità, tra cui la compravendita di voti e la pratica di inserire le schede precompilate nell’urna». Stefan Schennach, capo della delegazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che ha monitorato le elezioni, ha dichiarato esplicitamente che le elezioni non sono state eque e che Vučić ha dominato la campagna elettorale. «Il presidente è una figura neutra che dovrebbe rappresentare il paese e tutti i cittadini. Eppure, l’attuale presidente ha dominato il processo elettorale, comportandosi come se fosso candidato alle elezioni, dal livello locale a quello centrale», ha affermato Schennach, aggiungendo che durante lo spoglio dei voti ha visto alcune schede elettorali false, però regolarmente timbrate.
Anche i media internazionali parlano delle manipolazioni elettorali in Serbia. Un altro aspetto che balza agli occhi è che, a differenza delle tornate elettorali precedenti, questa volta dalle capitali occidentali non sono arrivati i soliti complimenti ai vincitori. Il ministero degli Esteri tedesco ha sottolineato che l’abuso delle risorse pubbliche e le intimidazioni nei confronti degli elettori sono inaccettabili in un paese candidato all’adesione all’UE. Washington ha invitato le autorità serbe a «indagare sulle denunce di irregolarità elettorali sollevate dagli osservatori internazionali».
Alieni
L’opinione pubblica serba, almeno quella parte che si oppone all’attuale regime, non è rimasta stupita dalle irregolarità elettorali. Da quando il partito del presidente Vučić è salito al potere, tutte le tornate elettorali sono state caratterizzate da pressioni sugli elettori, violenza e furto di voti. A sorprendere invece è l’enorme successo della lista «Noi – Voce del popolo» guidata dal Branimir Nestorović.
Rinomato pneumologo di Belgrado, Nestorović è salito alla ribalta della cronaca quando, dopo lo scoppio della pandemia da Covid 19, ha dichiarato che il coronavirus è «il virus più ridicolo della storia dell’umanità». Quando dall’Italia ormai giungevano notizie sulle tragiche conseguenze del virus, il dottor Nestorović ha invitato i cittadini ad andare a fare shopping a Milano.
Ben presto è diventato una star dei tabloid e delle emittenti di regime dove diffondeva varie teorie del complotto, da quella sugli aerei che controllano le nostre onde cerebrali a quella secondo cui le persone con gli occhi verdi e azzurri discendono dagli alieni e quella sulle porte del tempo dietro alle quali gli aerei spariscono per poi ritornare dopo diciassette anni. È arrivato persino ad affermare che la Terra «in realtà è un disco piatto, solo leggermente inclinato». Col tempo ha conquistato molti sostenitori, tanto che i video che pubblica sul suo canale YouTube raggiungono centinaia di migliaia di visualizzazioni.
Nestorović aveva partecipato alla precedente tornata elettorale con una coalizione di destra, ora invece con una lista indipendente è riuscito a superare la soglia di sbarramento non solo alle elezioni parlamentari, ma anche a quelle amministrative a Belgrado. Considerando che – come dimostrano i dati pubblicati finora – alle elezioni nella capitale nessun partito ha conquistato la maggioranza assoluta dei voti, e che quindi le alleanze post-elettorali saranno decisive per formare un nuovo governo, Nestorović potrebbe fungere da ago della bilancia.
Quanto ancora?!
Il giorno dopo le elezioni, lunedì 18 dicembre, a Belgrado sono iniziate le proteste. I leader della coalizione «La Serbia contro la violenza» si sono chiusi nei locali all’interno dell’edificio in cui si trova la sede della Commissione elettorale centrale (RIK) e Marinika Tepić, capolista della coalizione, ha avviato uno sciopero della fame.
Ogni sera alle 18 i cittadini si riuniscono davanti alla sede della RIK per sostenere l’opposizione che protesta e per denunciare brogli elettorali. Se in un primo momento il movimento guidato da Marinika Tepić si era focalizzato su Belgrado, dove con ogni probabilità si sono verificati i brogli più massicci, mercoledì 20 dicembre, spinti anche dal moltiplicarsi delle critiche avanzate da osservatori internazionali, i leader dell’opposizione hanno deciso di chiedere l’annullamento delle elezioni a tutti i livelli.
Il presidente Vučić non è un leader politico disposto ad ammettere i propri errori, figuriamoci i brogli. Vede la via d’uscita dalla situazione a Belgrado in Nestorović, quindi in un uomo, reso popolare proprio dai media filogovernativi, la cui biografia politica assomiglia a un progetto ideato dal regime. Dopo la chiusura dei seggi Vučić ha dichiarato che [a Belgrado] non intende coalizzarsi con nessuno, di certo non con l’opposizione, aggiungendo che comunque aspetterà i risultati definitivi. «Se Branimir Nestorović non appoggia nessuno, le elezioni verranno ripetute».
Se si dovesse decidere di ripetere le elezioni a Belgrado, potrebbero tenersi in primavera, contemporaneamente alle amministrative in altre città già in programma. Vučić può scegliere se utilizzare Nestorović come un asso nella manica o acuire la crisi a Belgrado. Ormai da più di sei mesi una parte della popolazione scende in piazza per protestare, e in questi giorni alle manifestazioni davanti alla sede della Commissione elettorale è molto evidente la partecipazione dei giovani. Gli studenti hanno annunciato che, qualora il governo non dovesse esaudire la loro richiesta di verificare l’elenco degli aventi diritto, dalla settimana prossima inizieranno a bloccare alcune zone di Belgrado. Protestano tenendo in mano striscioni con la scritta: «Quanto ancora?!».
Antonela Riha è corrispondete da Belgrado dell’Osservatorio Balcani e Caucaso. Il suo reportage è stato pubblicato il 21 dicembre 2023.