Tigray: guerra civile e nazionalismo

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“La guerra del Tigray in Etiopia sta alimentando il nazionalismo espansionista Amhara”. È quanto sostiene Kietil Tronvol, antropologo e professore al Bjorknes University College di Olso.

Il professore Tronvol intravvede due motivi principali che hanno fatto scatenare la guerra civile nel Tigray. Il primo alla luce del sole: il controllo politico sul Tigray voluto dal Premier Abiy Ahmed Ali che ha tentato di annientare la leadership politica e militare del governo regionale spodestato del TPLF. Il secondo nascosto dietro le quinte: la riconquista di territori persi nel 1991 da parte d’élite politica etnica Amhara.

Essendo il secondo gruppo etnico più numeroso del paese, le milizie e le forze speciali Amhara risultano fondamentali nel conflitto in Tigray. Questo supporto militare ha un prezzo che il Premier etiope ha accettato di pagare. Le parti occidentali e meridionali del Tigray sono attualmente incorporate sotto l’amministrazione e il controllo Amhara nonostante le proteste del governo regionale ad interim del Tigray.

Lotta per le terre

“L’accesso e il controllo della terra è essenziale in qualsiasi società agricola di sussistenza, e questo è particolarmente vero in parti dell’Etiopia dove la terra è stata coltivata per millenni. La vita nell’Etiopia rurale ruota intorno alla terra; definisce chi sei, dove appartieni e il tuo status nella società. I terreni agricoli rurali sono di proprietà dello Stato e i diritti a coltivarli sono tradizionalmente dati sulla base di un legame tra sangue e suolo: in altre parole, una discendenza provata dalla comunità garantisce l’accesso alla terra” spiega il professore Tronvol al fine di contestualizzare la sete di terre dimostrata dalla dirigenza Amhara. Una sete di terre che va oltre i confini del Tigray, rivendicando terre fertili contestati con il Sudan.

I confini amministrativi delle province etiope sono stati alterati durante tutti i cambi di regime avvenuti nel Paese e sono spesso usati come mezzo per il governo centrale per dividere e governare mantenendo il controllo politico sulla nobiltà locale e sulle élite politiche che aspirano al potere centrale. L’ultima riprogettazione di questo tipo è avvenuta dopo che il Fronte Democratico Rivoluzionario Popolare Etiope (EPRDF) ha assunto il potere nel 1991 tramite l’egemonia del TPLF.

Quando l’Etiopia è stata trasformata da uno stato unitario a uno federale, nove nuovi stati regionali sono stati progettati secondo l’articolo 46 della costituzione del 1995 sulla base di “modelli di insediamento, lingua, identità e consenso delle persone”, che tradotto in parole semplici, sta indicare una configurazione dei confini regionali su base etnica.

Le rivendicazioni territoriali di Amhara per le aree attualmente considerate parte dello stato regionale del Tigray si basano quindi su una comprensione pre-1991 di regioni amministrative prevalentemente di lingua amarica. Prima del 1991 non esisteva una regione chiamata Amhara; gli Amhara erano divisi tra diverse regioni amministrative.

Il nuovo stato regionale del Tigray cedette territori a est al nuovo stato di Afar mentre guadagnava terreno a ovest incorporando il distretto di Welkait e le fertili pianure di Setit-Humera, che facevano parte dell’ex regione amministrativa di Gondar. Le zone di pianura sono la cintura principale del raccolto di sesamo in Etiopia e, all’epoca, erano abitate da un misto di agricoltori Amhara e Tigrigni, senza alcun censimento verificabile su chi detenesse la maggioranza. Dal 1991, decine di migliaia di Tigrigni dagli altopiani ed ex rifugiati sono stati reinsediati nell’area, assegnando alla popolazione una netta maggioranza di Tigrini.

Le origini del conflitto

Nel 2016 sono scoppiate proteste nel Tigray occidentale, organizzate dal Welkait Amhara Identity Committee (o Welkait Identity and Self-Determination Committee), chiedendo che i territori persi a favore del Tigray venissero nuovamente assegnati allo stato regionale dell’Amhara. Le proteste in Tigray organizzate dal Comitato Welkait furono rapidamente represse dal TPLF ancora in carica al governo e il capo del Comitato, il Colonnello Demeke Zewdu arrestato assieme ad altri dirigenti.

Quando si consumò l’ultimo atto del divorzio tra TPLF e Abiy dopo un decennio di “proficua” collaborazione sulla base del diritto regionale di tenere elezioni che erano state rinviate dal governo centrale; la dirigenza Amhara riprese le rivendicazioni del Comitato Welkait. Abiy ha ricoperto importanti ruoli di controllo dei media e comunicazioni in chiare di repressione popolare all’interno del EPRDF prima di diventare Primo Ministro e sostituirlo con il suo partito ironicamente chiamato Prosperity Party.

Quando Abiy si rivolse al dittatore eritreo Isaias Afwerki e alla dirigenza Amhara, i principali leader: Agegnehu Teshager e Temesen Tiruneh (noti per il loro fanatismo nel voler imporre un nuovo dominio etnico Amhara sul Paese), accettarono di essere coinvolti nel conflitto in cambio delle terre rivendicate, certi di poter utilizzare per i loro obiettivi imperiali il “Little Boy”: Abiy Ahmed Ali. Altre le motivazioni che hanno spinto il dittatore Afwerki ad unirsi all’avventura tra esse la possibilità di regolare i conti in sospeso dal 1998. Per l’Eritrea l’attuale guerra civile in Tigray non è altro che la continuazione del conflitto Etiopia Eritrea del 1998. Nel 2018 Afwerki fece la pace con Abiy ma non con la dirigenza Tigrigna del TPLF.

Per poter influire su futuri avvenimenti bellici e portare avanti l’agenda nazionalistica Amhara, i leader Teshager e Tiruneh si fecero assegnare strategici posti di comando. Il primo venne nominato governatore dello Stato dell’Amhara permettendogli così di acquisire l’autorità necessaria per controllare le forze di difesa regionali, le unità speciali e le milizie Amhara.

Il secondo venne nominato Direttore Generale della spietata polizia politica NISS (National Intelligence Security Service) cedendo il posto di governatore al suo compare. Temesgen Tiruneh con tale nomina si è assicurato il controllo della repressione di eventuali proteste anti Amhara o a favore del mantenimento dello Stato Federale, su tutto il territorio nazionale.

Tiruneh ha giocato un ruolo di primo piano nella repressione di migliaia di suoi connazionali di origine tigrigna ad Addis Ababa e altre in Regioni. Allo scoppio del conflitto molti di essi furono arrestati, uccisi o semplicemente isolati dalla società tramite licenziamento, in quanto sospettati di essere la quinta colonna del TPLF operanti oltre i confini del Tigray.

Il piano di riconquista dei territori perduti a favore del Tigray risale al febbraio 2018 quando il leader estremista Demeke Zewdu del Comitato Welkait fu liberato dal neo eletto Premier Abiy assieme a migliaia di altri prigionieri nella famosa amnistia decretata dopo le dimissioni del Primo Ministro Hailemariam Desalegn.

La liberazione di Dekeke non era stata affidata al caso ma seguiva un chiaro piano politico. Fu liberato in cambio della promessa di continuare la lotta nazionalista Amhra nei distretti Tigrigni di Welkait, Setit-Humera e Tsegede. Questa proposta fu suggerita ad Abiy dal governo regionale del Partito Democratico Amhara, all’epoca una componente della coalizione di governo del EPRDF.

Un secondo movimento nazionalista Amhara fu creato alla fine del 2018 a Raya nel Tigray meridionale, con l’obiettivo di far riconoscere l’identità di Raya come zona amministrativa autonoma. Tentativo soffocato dal governo regionale de Tigray guidato dal TPLF. Nel distretto coabitavano le comunità Amhara e Tigrigna.

La guerra

Quando l’offensiva militare contro il Tigray è stata lanciata il 4 novembre 2020, le forze speciali e le milizie regionali dell’Amhara si sono concentrate ad occupare i territori contestati. L’offensiva sulla linea del fronte occidentale del Welkait era costituita principalmente dalle forze Amhara, animate da fervore entico patriottico e dal progetto di restituire all’Amhara i territori perduti dei tre distretti di Welkait, Tsegede e Setit-Humera. È stato proprio Demeke Zewdu, con grado di Colonnello, a guidare le milizie Amhara alla riconquista dei territori e ad attuare la pulizia etnica contro i connazionali Tigrigni.

Decine di migliaia di Tigrigni sono stati cacciati dalle terre di queste zone, dall’inizio della guerra, in quella che il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha definito pulizia etnica, un’accusa che il governo etiope respinge. Allo stesso tempo, i funzionari dello Stato di Amhara hanno ripetutamente affermato che l’area appartiene a loro e che la terra “è stata presa con la forza e ora è stata restituita con la forza”. Demeke è stato premiato per la sua dedizione alla causa Amhara ed è attualmente il vice amministratore capo e capo della sicurezza della nuova zona Amhara di Welkait, Tsegede e Setit-Humera.

In una recente cerimonia di commemorazione dell’offensiva, il presidente regionale di Amhara, Agegnehu Teshager, ha affermato che “il popolo di Amhara è stato liberato e non tornerà mai più in schiavitù” e ha chiesto il reinsediamento di Amhara nei territori bonificati. Il portavoce dello stato regionale dell’Amhara afferma inoltre che il Primo Ministro Abiy Ahmed ha approvato la re-incorporazione dei territori contesi dallo Stato dell’Amhara. Affermazione che non ha ricevuto nessuna smentita da parte del governo federale che ha preferito ignorare l’argomento.

Non è assolutamente un caso che tra le poche zone aperte agli operatori umanitari etiopi e internazionali vi siano proprio i territori sotto controllo Amhara. I testimoni stranieri confermano che i vecchi nomi in lingua tigrigna delle vie e località sono stati sostituiti con i nomi in lingua Amarica. Tutte le vecchie carte d’identità scritte in Tigrigna sono state distrutte e sostituite con nuovi documenti in lingua Amhara. Molti Tigrigni sono stati cacciati oppure costretti a proclamare lealtà all’élite Amhara.

L’approvazione di Abiy  alla re-incorporazione dei territori contesi dallo Stato dell’Amhara era scontata in quanto il Premier etiope non ha la forza politica né militare di poter affrontare il suoi temibili alleati Amhara: Agegnehu Teshager e Temesen Tiruneh.

Dopo aver inizialmente sfruttato il sostegno Oromo che aveva generato il movimento di protesta Queeroo che costrinse il Primo Ministro Desalegn a dimettesi, Abiy ha abbandonato la sua base etnica Oromo spostandosi verso la politica nazionalista Amhara con l’obiettivo di sostituire il sistema federale con uno Stato Centrale forte e autoritario. Una visione politica perfettamente in linea con gli interessi della Elite fascista Amhara che fino ad ora gli ha offerto un sostegno condizionale.

“Le ambizioni territoriali dell’élite di Amhara stanno creando problemi ad Abiy sia a livello nazionale che internazionale. Gli avversari a Benishangul-Gumuz e nella zona speciale Oromo della regione di Amhara sostengono che i conflitti nelle loro aree sono guidati dalle ambizioni territoriali espansionistiche degli Amhara. Inoltre, il governo del Sudan incolpa il conflitto di confine nel triangolo di Fashqa sui coloni dell’Amhara che espandono le loro attività agricole su un territorio che Khartoum considera sudanese in virtù del trattato di confine del 1902. Il ministero degli Esteri etiope – guidato dal ministro degli Esteri Demeke Mekonnen, che è un importante politico Amhara – rifiuta la proprietà territoriale sudanese e ha accusato il Sudan di “invadere territori [etiopi], saccheggiare e sfollare civili e battere tamburi di guerra per occupare ancora più terre” – ci spiega il professore Tronlov.

Un governo lacerato

Le recenti violenze registrate nella regione dell’Amhara stanno celando un pericolo di scisma tra la dirigenza che potrebbe anche destabilizzare le basi politiche del governo federale di Abiy. Il popolare partito di opposizione Amhara National Movement of Amhara (NAMA) sta organizzando manifestazioni a livello regionale per mettere in dubbio le azioni e la lealtà di Abiy alla causa Amhara e accusarlo di provocare deliberatamente disordini e ordinare l’uccisione di Amhara. Il governo regionale, guidato dall’Amhara Prosperity Party, ha respinto queste accuse, rispondendo a NAMA ed etichettandolo come un nemico anti-prosperità.

“La discordia intra-Amhara, come così come i conflitti tra i vari capitoli regionali del governo del Prosperity Party, sta gravemente indebolendo il governo e destabilizzando il Paese. Il Consiglio di sicurezza nazionale dell’Etiopia ha recentemente avvertito che le controversie sui confini regionali venivano utilizzate e guidate da nemici esterni e interni e persino da persone incorporate nel governo per uccidere e spostare i civili, il che minaccia l’esistenza del paese”- avverte il professore Tronlov.

“Le lotte intestine del partito sono una continuazione della lotta per il potere che ha distrutto la precedente coalizione di governo dell’EPRDF nel 2018; il Prosperity Party è semplicemente un nuovo nome associato alle vecchie strutture del partito EPRDF, escluso il TPLF, uscito nel 2019. Abiy ha in larga misura alienato il collegio elettorale Oromo che lo ha portato al potere, e attualmente sembra che stia perdendo a anche almeno una parte della sua base di supporto Amhara”.

Secondo Tronlov la domanda da porsi non è se il Premier Abiy riuscirà a controllare la dirigenza nazionalista Amhara ma per quanto tempo egli riuscirà a mantenere sotto controllo le differenze interne al suo partito e a bilanciare le varie fazioni del governo ai ferri corti tra di loro. La vittoria del Prosperity Party alle elezioni del prossimo giugno è scontata in quanto il governo centrale ha spinto i principali partiti dell’opposizione a ritirarsi dal processo elettorale.

Non ultimo il Oromo Liberation Front di fatto messo fuori gioco con la dichiarazione di organizzazione terroristica della sua ala militare il Oromo Liberation Army in aperto conflitto con il governo federale e le truppe eritree.  Il vero scontro politico si sta svolgendo all’interno del Prosperity Party e, se non controllato, potrebbe portare alla fine della carriera politica di Abiy.

Un primo nodo di discordia è la formalizzazione del processo di annessione dei territori del Tigray che dovrebbe essere avvallato tramite l’approvazione della camera alta del parlamento etiope controllato dal Prosperity Party o attraverso la decisione della Commissione per i confini amministrativi. Eppure non si intravvedono azioni in questo senso da parte del Premier etiope.

Dopo la pulizia etnica

Il Comitato Welkait ha recentemente proposto di indire un referendum popolare per definire i confini. Proposta a cui il suo leader Demeke Zewdu era inizialmente contrario. Demeke ha cambiato idea solo dopo aver terminato la pulizia etnica contro i Tigrigni, quindi ora non ha nulla da temere e l’esito di un eventuale referendum è scontato.

“Tuttavia, un’incorporazione formale dei territori sotto il controllo di Amhara non porrà fine al conflitto; lo prolungherà solo” – avverte il professore Tronlov. A supportare l’affermazione del professore del Bjorknes University College giungono le ultime dichiarazione del ex presidente regionale del Tigray e leader del TPLF: Debretsion Gebremichael.

In un collegamento satellitare dal campo di battaglia, il leader Tigrigno ha reso chiaro che non ci saranno pace o negoziati prima che tutte le forze nemiche si siano ritirate dal suolo del Tigray, comprese le forze regionali dell’Amhara che attualmente occupano il Tigray occidentale. “Stiamo lottando per la nostra identità. Stiamo combattendo per i nostri diritti Stiamo combattendo contro tutti gli invasori fino alla fine”.

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