Turchia: da chiesa a moschea

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Chiesa di san Salvatore in Chora.

Chiesa di san Salvatore in Chora.

Dopo la trasformazione in moschea di santa Sofia l’agenzia d’informazione statale turca Anadolu annuncia l’avvio del culto islamico anche per la chiesa di san Salvatore in Chora (Istambul). Previsto dapprima nel febbraio scorso si realizzerà in questi giorni con l’intervento del presidente Recep T. Erdogan (qui). L’edificio si colloca nella parte nord-occidentale della città, a breve distanza dalla porta bizantina di Adrianopoli.

La chiesa era legata ad un complesso monastico risalente al VI secolo. Modificata e arricchita nei secoli successivi è diventata con il patronato della dinastia dei Paleologi un gioiello di affreschi e mosaici fra il 1305 e il 1320. Dopo la conquista islamica (1453) la chiesa restò al culto cristiano fino al 1511 quando venne trasformata in moschea. Alla fine della seconda guerra mondiale l’edificio che era stato interamente imbiancato fu restaurato da archeologi ed esperti statunitensi e riemersero gli antichi affreschi e mosaici. Le maestranze lavorarono dal 1948 al 1958.

Nel 2019 il Consiglio di stato, in conformità all’indirizzo islamizzante di Erdogan, ha annullato le decisioni del 1945 e l’anno successivo è stato deciso di ri-trasformarlo in moschea. Appositi tendaggi copriranno le immagini nel momento del culto islamico, ma come è successo per santa Sofia l’utilizzo per i turisti e pellegrini sarà limitato.

A Istanbul vi sono già 3.113 moschee attive (nel paese sono 82.693) ed è difficile negare che la decisione non abbia un peso sostanzialmente ideologico. Il presidente ha più volte sottolineato che le trasformazioni degli edifici costituiscono un’anteprima della liberazione della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme.

Dopo santa Sofia tocca a san Salvatore in Chora

Sono gesti che feriscono la sensibilità cristiana, in particolare per le Chiese ortodosse. Il patriarca Bartolomeo disse al momento della decisione: «Come non ci fossero sufficienti moschee a Costantinopoli, come se si avesse bisogno di più luoghi di culto per i fedeli della religione maggioritaria! I dirigenti si sono precipitati a decisioni che ci offendono, che attentano alla nostra identità, storia e civilizzazione. Ma noi, “induriamo il nostro volto” e continuiamo a pregare».

E mons. Hilarion Alfeev, allora responsabile del dipartimento per le relazioni estere del patriarcato russo aggiungeva: «Come la basilica di Hagia Sophia (santa Sofia) la chiesa di san Salvatore del complesso monastico di Chora ha il riconoscimento di patrimonio mondiale dall’Unesco. Fra tutte le chiese bizantine di Istanbul ha mantenuto più delle altre il suo aspetto originario. I suoi magnifici mosaici e affreschi costituiscono degli esempi eccezionali dell’arte bizantina dell’epoca della rinascita paleologa. È del tutto evidente che non potranno più essere visti come è successo per i mosaici di Hagia Sophia, malgrado le assicurazioni delle autorità turche secondo cui sarebbero stati sempre accessibili ai visitatori al di fuori dei momenti del culto musulmano. È triste costatare il disprezzo manifestato dagli attuali dirigenti turchi verso i sentimenti dei cristiani del mondo intero, disprezzo difficile da giustificare con argomenti ragionevoli».

Il 5 maggio di quest’anno il vescovo greco di Serres e Nigritis, inaugurando i restauri di un complesso ecclesiale ha detto: «E insieme alla sacra emozione (dell’avvio dei lavori) proviamo ancora una volta tristezza e disgusto per la decisione del tutto incomprensibile e provocatoria del governo turco di trasformare dopo santa Sofia anche il famoso monastero di Chora in Istanbul da museo a moschea! Ironicamente sembra che in questo modo provocatorio e profondamente offensivo, la Turchia intenda il tanto discusso sforzo di costruire ponti per l’amicizia greco-turca» (Romfea.gr).

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3 Commenti

  1. Francesco 8 maggio 2024
  2. Giuseppe 8 maggio 2024

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