Superficie: 576.500 kmq, escluse la repubblica di Crimea e la città di Sebastopoli; popolazione: 41.830.619, escluse la repubblica di Crimea e la città di Sebastopoli; capitale: Kiev con 2.966.320 abitanti.
Ritornare in Ucraina mi fa sempre un grande piacere. Ci provo gusto, perché, nonostante l’estensione della sua superficie, mi sento come a casa mia. È un paese che dà la sensazione di essere diverso dagli altri paesi. Sarà per la vivacità delle Chiese ortodosse e per la presenza dei greco-cattolici e anche della Chiesa latina. Il paese ha un forte spirito di coesione.
Qui la libertà tocca tutti gli ambiti. È comunque vero che si tratta di una coesione nella disorganizzazione, dovuta – è opinione diffusa – al mancato, insufficiente controllo della polizia in molti settori. Si rimprovera all’Ucraina di essere un paese dove la corruzione è dilagante. È tipico in un paese di passaggio.
Un paese “diverso”
Ho visitato molte volte la Russia sia prima della caduta del regime comunista sia dopo e ho sempre notato che il pericolo della frantumazione era sempre in agguato, arrivando alla conclusione che un “potere” che tenga unito il paese appare necessario. Certamente criticabile, non adeguato, egemonico, despota, corrotto, ma un “potere” che impedisce il caos.
In Ucraina non è così. Diversità e varietà non minano la coesione, anzi mettono in luce specificità che arricchiscono la società. È la stupenda capitale Kiev l’emblema della specificità dell’Ucraina, a differenza di Mosca, che ha il marchio della capitale amministrativa e appare fredda, persino dispotica. Kiev attira e affascina ed è ammirata da tutta l’Ucraina, sia quella con caratteristiche più occidentali, come la Galizia, sia quella con caratteristiche più orientali, come la zona ad est, dove più accentuati sono gli elementi ortodossi slavi.
Non è cosa di poco conto se anche la Chiesa cattolica ha trovato casa a Kiev, dove è stata costruita una splendida cattedrale e vi ha posto la sua sede l’arcivescovo maggiore dei greco-cattolici, il card. Lubomyr Husar, nel 2004. Tuttora è presieduta da Sviatoslav Shevchuk.
L’Ucraina attira le simpatie perché è un paese libero, ama la libertà e la rispetta. Un paese intelligente, che non dimentica le radici slave, conserva il ricco patrimonio slavo-orientale. Non è raro sentir parlare di “genio slavo ucraino”, cosa che non si può dire neppure dell’ortodossia russa, che subì un trauma e qualche deviazione al tempo dell’invasione mongola.
Anche se non è istituzionalmente unita, l’ortodossia ucraina conserva una bellezza che incanta, la si scopre sempre nuova, attingendo continuamente alla fonte. C’è chi ha coniato un’espressione appropriata: è un’ortodossia che ha il sapore del pane fresco, mentre quella russa dà l’impressione talvolta di perdersi nei meandri dei giochi politici.
Avere accolto nei secoli la presenza cattolica latina, direttamente legata a quella asburgica nella parte occidentale del paese o indirettamente ai greco-cattolici con l’Unione di Brest (1596), le consente di respirare aria di rinnovamento, che le è necessaria per far fronte alle sfide della postmodernità.
C’è in Ucraina, sia nel variegato mondo ortodosso sia nel mondo greco-cattolico, uno stretto legame tra religiosità slava e santità. L’Ucraina è forse il paese dell’est europeo più religioso, dove non si prova vergogna a professare fede e religiosità, né ostentare immagini sacre, icone soprattutto, ma anche crocifissi, come mi capitò di vedere all’aeroporto di Kiev. I giovani, per lo più studenti universitari, non si vergognano di passare il sabato disegnando icone e il popolo insorge anche contro la gerarchia quando si scosta dalla Tradizione.
Kiev è la madre
Sta forse qui uno dei motivi per cui la Chiesa ortodossa russa non vuole perdere la tradizione della Chiesa ortodossa ucraina e si scaglia contro movimenti secessionisti, come l’erezione del patriarcato ortodosso di Kiev dello scomunicato Filarete, che si servono dell’ortodossia per un esasperato nazionalismo.
Si ha a volte l’impressione che l’ortodossia russa ci tenga ad avere una certa egemonia sull’ortodossia ucraina. C’è un vecchio proverbio russo che dice: «Mosca è il cuore della Russia, San Pietroburgo è la testa, ma Kiev è la madre». Ma non è così, perché Mosca consente che si nominino vescovi senza il suo placet. Sono per lo più vescovi giovani che, pur dicendosi fedeli a Mosca, si sentono ucraini fino in fondo, ma non nazionalisti come vorrebbero Filarete e la Chiesa ortodossa d’oltreoceano.
Mosca considera l’Ucraina suo territorio canonico e Kiev la culla dell’ortodossia. Nel 988 il principe della Rus’ di Kiev, Vladimiro, si fece battezzare con il suo popolo.
La Chiesa ortodossa russa si considera la sola vera erede della Chiesa di Kiev, perché nel 1686 il metropolita di Kiev si sottomise al patriarca di Mosca e da allora quasi ufficialmente la Chiesa ortodossa ucraina è considerata parte del patriarcato di Mosca. Questo viene contestato sia dagli ortodossi dello scomunicato patriarca Filarete sia dagli autocefali. L’idea di un territorio canonico – sostengono – è una scusa apparentemente molto valida per avere contatti con Kiev e con le sue radici storiche.
Le Chiese indipendenti del patriarcato di Kiev e la Chiesa autocefala ritengono inammissibile la dipendenza dal punto di vista giuridico da Mosca e sono disponibili a un progetto che preveda l’unificazione di tutte le presenze ortodosse in un unico patriarcato ucraino.
Lo stesso card. Husar aveva chiesto in una lettera pastorale del 2004, indirizzata ai suoi fedeli greco-cattolici e a tutte le Chiese, di lavorare per definire ulteriormente “la futura Chiesa di Kiev”: «Secondo noi, per il rinnovamento della fede, prima di tutto, c’è il ritrovamento dell’unica Chiesa di Kiev nell’unico patriarcato». Gli rispose il sinodo della Chiesa ucraina filorussa: non sarà mai!
Una nazione che guarda all’Europa
Il problema Unione Europea e NATO accende gli animi. Può servire uno sguardo all’attuale parlamento. I seggi, aggiornati a luglio 2020, occupati dal partito “Servitore del popolo”, al quale appartiene il presidente Zelenskyj, europeo e anti corruzione, sono 248; la “Piattaforma dell’Opposizione – Per la Vita”, filorussa, ne ha 44; “Solidarietà Europea”, filoeuropea, ne conta 27; “VOB, Unione di tutti gli Ucraini – Patria”, conservatore e filoeuropeo, 24; “Per il Futuro”, schieramento indipendente, 23; “Voce”, liberale e filoeuropeo, 20; “Fiducia”, indipendente, 17; non affiliati, 20; seggi vacanti, 27.
La svolta filoeuropea ha indotto la Russia a intervenire in Crimea e ad appoggiare le repubbliche russofone dell’est, facendo esplodere un conflitto armato tuttora in corso, e a rivendicare le regioni orientali del Donbass, dove nel 2018 si sono tenute elezioni generali, non riconosciute dall’Ucraina e dalla comunità internazionale. Nel 2019, la Russia ha concesso il passaporto russo a circa 125 mila residenti dell’Ucraina orientale.
L’Ucraina nel 2013 ha ottenuto di associarsi all’Unione Europea, evento ratificato definitivamente nel luglio 2017 ed entrato in vigore il 1° novembre 2017.
Giovanni Paolo II compì un viaggio apostolico in Ucraina dal 23 al 27 giugno 2001. Prima di lasciare il paese, si disse favorevole all’inserimento dell’Ucraina nell’Unione Europea a pieno titolo, così da abbracciare l’intero continente dall’Atlantico agli Urali. Citò il poeta ucraino Taras Shevchenko: «Solamente nella tua casa troverai la verità, la forza e la libertà». «Ucraina, faccio mie le parole del tuo sommo poeta e invoco da “Dio forte e giusto” ogni benedizione per i figli della tua terra “cento volte insanguinata, un tempo terra gloriosa”».