Il primo luglio inizia il semestre tedesco alla presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. Per l’occasione il presidente della Conferenza episcopale, mons. Bätzing, e quello del Consiglio delle Chiese evangeliche in Germania, dr. Bedford-Strohm, hanno reso noto un comunicato congiunto – rivolto al governo tedesco e più ampiamente al paese.
Il titolo della nota non lascia dubbio alcuno sul convinto europeismo delle due Chiese maggiori: L’Europa è il futuro – per la Germania stessa; infatti, «le conseguenze sociali ed economiche della pandemia da Coronavirus possono essere superate solo da un’Europa unita. Egoismi e percorsi solitari nazionali, come reciproche accuse di colpa, non aiutano nessuno. Piuttosto, nello spirito della solidarietà europea, si deve mettere mano in maniera ardita alle grandi sfide che ci stanno davanti».
Il cristianesimo tedesco si comprende «come voce pubblica» nel dibattito del paese per un’alleanza solidale nell’Unione Europea; una voce che invita a fare in modo che «i soggetti più deboli della società e la salvaguardia del creato» non vengano persi di vista nel disegnare le politiche comuni europee in un orizzonte progettuale a lungo termine.
«Invitiamo la politica tedesca, nel quadro della presidenza del Consiglio dell’Unione Europea e oltre di essa, a dare forma in maniera responsabile alla nostra casa comune che è l’Europa per un’effettiva coesione europea». Le Chiese intendono così muovere la leadership tedesca all’ideazione di un contesto politico europeo in cui la dimensione economica venga declinata con una specifica sensibilità sociale – in modo da trovare un accordo efficace con la tutela dei diritti dell’uomo. In particolare, si sottolinea l’importanza vitale della «creazione e salvaguardia di posti di lavoro» e quella di «riequilibrare disuguaglianze in nome della partecipazione e della giustizia sociale».
In quest’ottica, è urgente mettere mano a politiche realmente comunitarie per ciò che concerne i rifugiati e i migranti, con «standard di procedure garantiti e accettati allo stesso modo da tutti gli stati membro». Ribadendo così quella comprensione di fondo dell’Unione quale «comunità di diritto che garantisce, all’interno di una società pluralista, la partecipazione democratica e I principi dello stato di diritto». Per le Chiese, dunque, il soggetto istituzionale dell’Unione Europea è quello che ha il dovere ed è in grado di trovare risposte democraticamente adeguate alle visioni illiberali e sovraniste che scorrono oramai in tutti paesi europei aderenti all’Unione.
Davanti a esse la custodia dello stato di diritto e della più alta tradizione democratica elaborata dal nostro continente non può essere più semplicemente questione di politica interna nazionale, perché a questo livello non troverebbe le necessarie condizioni costruttive per un progetto a lungo termine.
«In questi tempi difficili, l’integrazione europea ha bisogno urgentemente di una nuova dinamica. Per questo dovrebbe essere ambizione della presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione Europee non solo reagire a costrizioni esteriori, ma dare attivamente forma» ai processi politici ed economici. «Riteniamo che la prevista Conferenza sul Futuro dell’Unione Europea sia uno strumento importante in questa prospettiva – alla cui riuscita, come Chiese, desideriamo apportare il nostro contributo».
Sul terreno dell’Unione Europea le Chiese cristiane tedesche mettono dunque in campo una prossimità e sintonia ecumenica di alto profilo, impegnandosi a misurare proprio in esso il loro ruolo civile nella vita del paese.
Per quanto riguarda il versante cattolico, con questa nota congiunta si raccoglie pubblicamente l’invito di papa Francesco a guardare all’Unione Europea come all’istituzione politica e giuridica verso cui far convergere l’impegno migliore della dimensione sociale della fede – accompagnandola amichevolmente in un patto sostenuto dalla più alta intelligenza storica del Vangelo. Aprendo così anche, per l’ecumenismo fra le Chiese, una nuova stagione del loro convinto impegno all’interno di quell’ambito geografico dove i loro cammini si sono disgiunti secoli fa.