È morto Mike «Mad» Hoare. Aveva 100 anni. Ai più giovani questo nome dirà poco. A chi ha 50 o 60 anni e da sempre segue le vicende dell’Africa, invece, ricorderà la stagione turbolenta seguita alle indipendenze dei paesi africani.
Quella stagione in cui le ex potenze coloniali, riluttanti a intervenire militarmente nel continente, utilizzavano i mercenari per portare avanti i propri interessi. Hoare (a sinistra nella foto) è stato uno dei più famosi soldati di ventura che tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta hanno operato in Africa.
Nato in India da genitori irlandesi, ha condotto diverse campagne in Congo, che gli sono valse una fama controversa, e sono continuate, più o meno nell’ombra, fino al 1981, quando fu incarcerato per aver fallito un colpo di stato alle Seychelles. Hoare ha vissuto sempre in mezzo alle guerra e ai pericoli e quindi, come ha detto il figlio, «è ancora più straordinario che abbia vissuto 100 anni».
Dopo aver prestato servizio nell’esercito britannico durante la seconda guerra mondiale e aver raggiunto il grado di maggiore, Hoare iniziò la sua carriera nel dopoguerra come contabile, dirigendo piccole imprese in Sudafrica. Ma nel 1961 fu presentato a Moïse Tshombe, un politico e uomo d’affari congolese che sarebbe diventato primo ministro del Congo tre anni dopo.
Nel 1964 Tshombe lo assunse per affrontare la ribellione dei simba sostenuta dai movimenti comunisti. Al termine della campagna (18 mesi dopo), Hoare e la sua unità di mercenari – da lui soprannominata wild geese, oche selvagge – erano ormai conosciuti a livello internazionale.
Il suo duro anticomunismo non gli fece guadagnare molti sostenitori. La radio della Germania dell’Est che lo chiamava «pazzo segugio insanguinato». Da qui il suo soprannome «Mad Mike» (che lui amava particolarmente).
Nel 1978, venne coinvolto nel film The Wild Geese (in Italia il titolo fu tradotto in I quattro dell’oca selvaggia). La pellicola, interpretata da Richard Burton (insieme a Richard Harris, Roger Moore e Hardy Krüger), era fortemente ispirata a Hoare. Ma, se le sue campagne in Congo gli hanno fatto guadagnare fama, le successive avventure lo hanno gettato nel ridicolo.
All’inizio degli anni Ottanta sembrava ormai fuori dai giochi, ma nel 1981 organizzò un’azione per rovesciare il governo delle Seychelles (con il tacito sostegno dei governi del Sudafrica e del Kenya). Nell’ottobre 1981, dopo essersi procurato le armi necessarie e aver arruolato 46 uomini, partì per l’arcipelago. I suoi mercenari si erano travestiti da giocatori di rugby in tour di beneficenza. Quasi tutti gli uomini riuscirono a superare la dogana all’aeroporto di Mahe, ma uno del gruppo si infilò nella fila sbagliata.
Dopo aver litigato con un funzionario doganale venne fermato e la sua borsa perquisita. Quando gli ufficiali locali trovarono un AK-47 smontato, l’uomo fu preso dal panico e rivelò che stavano organizzando un golpe. A quel punto l’intero piano era fallito. Nel corso del conflitto che ne seguì all’aeroporto, i mercenari sequestrarono un aereo Air India e fuggirono in Sudafrica. Al loro arrivo, i mercenari furono incarcerati per sei giorni e Hoare e i suoi piani ridicolizzati dalla stampa globale. Furono processati per il dirottamento dell’aereo. Hoare fu condannato a 20 anni, con 10 anni sospesi. Ma dopo 33 mesi era già libero.
Hoare ha trascorso i suoi ultimi anni in Sudafrica e ha pubblicato numerose memorie, tra cui Mercenary, The Road to Kalamata e The Seychelles Affair.
Informazione ripresa dalla rivista missionaria dei padri bianchi Africa.