Le elezioni presidenziali in Austria, all’indomani del voto, vengono considerate un terremoto. L’elezione popolare del presidente della Repubblica dà pieni poteri, come, ad esempio, in Francia, ma questo non corrisponde alla realtà. L’Austria delle Seconda repubblica deve il suo successo fondamentalmente alla grande coalizione tra Popolari (OVP) e Socialisti (SPO), che ha garantito per decenni un continuo sviluppo economico molto positivo. Ma adesso gli austriaci hanno punito la grande coalizione. I candidati presidenziali dei due partiti di governo hanno raggiunto a fatica la soglia del 10%. Il candidato del Partito della libertà (FPO), Norbert Hofer, invece è arrivato ad oltre il 35%. Il conteggio dei voti – oggi lunedì 25 aprile – è ancora in corso, ma sembra chiaro che Hofer non ha la maggioranza assoluta. Pertanto ci sarà un secondo turno di consultazione elettorale il 22 maggio: Hofer contro Alexander Van der Bellen, che correva come indipendente, ma è l’ex leader dei Verdi. Van der Bellen ha avuto più del 21% nel primo turno elettorale.
In Austria ci si interroga sul perché di questi risultati sconcertanti e sorprendenti. Una cosa sembra certa: la coalizione è stanca e gli austriaci hanno l’impressione che tutto sia bloccato. A questo si aggiunge l’impatto della crisi dei rifugiati. Il Partito della libertà da anni è schierato contro l’immigrazione. I partiti di governo hanno cercato di seguire questa pista, ma gli elettori che vogliono il blocco dell’immigrazione preferiscono dare ora il voto al Partito della libertà.
In Austria c’è un proverbio molto noto: la gente va dal fabbro, non dal piccolo fabbro. I partiti di governo hanno fatto proprio il gioco del Partito della libertà facendo della questione dei profughi il tema centrale della campagna elettorale. E sono usciti sconfitti. La gente non si fida più.
Si può dire che la crisi dei partiti tradizionali, che coinvolge anche altri paesi europei da anni, ha raggiunto anche l’Austria “felix”. La situazione politica austriaca è stata per decenni caratterizzata dal “duopolio”, ovvero il monopolio a due. Questo sistema è sotto accusa. Il risultato delle elezioni lo ha detto chiaramente e impietosamente. All’estero il Partito della libertà viene spesso classificato come partito di estrema destra. Occorre essere cauti, perché questo giudizio non corrisponde alla realtà. Ma è pure vero che in questo partito sono di casa anche i residui della parte oscura dell’anima austriaca conosciuta dai tempi più bui della storia del Novecento; il contrario è la parte chiara e nobile della nazione, caratterizzata dal bel paesaggio, dalla ricca cultura e dall’impegno umanitario.
(testo raccolto da Francesco Strazzari)
Erich Leitenberger è giornalista e già direttore di Kathpress