In Cambogia il 4 giugno si sono tenute le elezioni comunali e nel luglio 2018 si terranno le legislative. Il Partito del popolo cambogiano (PPC o KPK) del primo ministro Hun Sen, in carica dal 1998, ha vinto in 1.163 comuni e il Partito per la salvezza nazionale della Cambogia (PNSC o KSCK ) di Sam Rainsy all’opposizione ha ottenuto 482 comuni. Seguono poi gli altri partiti minori. Sono andati a votare 7 milioni di elettori, saranno 9.988.239 nel prossimo anno su una popolazione di 15.883.250 abitanti. L’atmosfera delle elezioni è stata “pacifica” in quasi tutti i comuni. I cambogiani, che si trovano all’estero, circa 1.700.00, non hanno potuto votare. Nella campagna elettorale i candidati del PPC non sono stati avari, elargendo denaro, benefici e favoritismi. La data delle elezioni legislative, luglio 2018, è stata contestata dall’opposizione, perché fissata nel periodo delle piogge, mentre l’opposizione avrebbe preferito il periodo della stagione secca, che permetterebbe ai contadini di spostarsi con più facilità.
Continua nel Paese la politica di Hun Sen, ex comunista, volta a togliere di mezzo chi non la pensa come lui, che non disdegna di rifarsi al passato di triste memoria. I partiti politici di opposizione continuano ad essere strettamente controllati. Osservatori qualificati ritengono che Hun Sen, non sentendosi accettato dall’Occidente, miri a sbarazzarsi dell’opposizione.
Le associazioni di difesa dei diritti dell’uomo come LUCADHO, ADHOC, COMFREL sono a dir poco inquiete. Il primo ministro ha sfacciatamente fatto sapere a parecchie ONG di andarsene dal Paese. La repressione della libertà di espressione e la difficoltà di avere uno spazio di azione sociale sono ben lungi dagli standard occidentali. Per l’opposizione «la democrazia è fragile in Cambogia e dobbiamo adattarci al contesto locale». Non sono più l’Occidente e la sua democrazia l’ideale dei governanti, ma il sistema cinese. Grazie al forte sostegno cinese, i dirigenti del Partito al governo guardano con sempre più simpatia alla Cina. Presi di mira sono soprattutto i mass media dell’opposizione, che denunciano la corruzione dei membri del partito al governo e la diffondono all’estero. Cosa che li fa infuriare.
Il controllo più severo delle imposte ha fatto entrare nelle casse del Paese 735 milioni di dollari nel 2016 e nei primi 7 mesi di quest’anno 612 milioni. In forte espansione il turismo. I turisti erano 2,9 milioni nel 2011, nel 2015 sono saliti a 4,8 milioni.
Continuano le esportazioni del legno soprattutto verso il Vietnam. Diverse ONG sono in campo per la lotta contro l’inquinamento e la corruzione, che coinvolge soprattutto il mercato del legname. L’ONG Global Witness calcola che la famiglia di Hun Sen ha partecipazioni in oltre 100 società nei diversi settori economici, soprattutto nelle foreste e il capitale ammonterebbe a più di 200 milioni. Per Hun Sen la ONG è «ignorante, stupida e folle».
È stato di recente scoperto il petrolio al largo di Sihanoukville, che permetterebbe di intravvedere un’entrata di 500 milioni di dollari.
Però i grandi problemi sociali restano tutti sul tappeto. Continua l’espulsione di etnia montagnard e le violenze non accennano a diminuire. Fino alle legislative il clima sarà rovente.
Le informazioni sono tratte dalla rubrica Presse du Cambodge curata da p. François Ponchaud.
Cercate di essere seri. Alle elezioni amministrative di giugno 2017, quindi nel pieno della stagione delle piogge, ha votato l’89,5% degli elettori. Da quale fonte avete tratto la incredibile cifra di 1.700.000 cambogiani all’estero che non hanno potuto votare? Quali sono i dati sulle “violenze non accennano a diminuire”? Vivo in Cambogia da 23 anni e la realtà del paese non è quella che descrivete. Controllate megliole vostre fonti.