Cari genovesi, non vi ho dimenticato…

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Cari fratelli e sorelle, cari amici.

È passato quasi un anno dal crollo del Ponte Morandi che ha provocato la morte di 43 persone. Famiglie che partivano o tornavano dalle vacanze, uomini e donne che stavano viaggiando per lavoro. È stata una ferita inferta al cuore della vostra città, una tragedia per chi ha perso i propri congiunti, un dramma per i feriti, un evento comunque sconvolgente per chi è stato costretto a lasciare le proprie case vivendo da sfollato.

Voglio dirvi che non vi ho dimenticato, che ho pregato e prego per le vittime, per i loro familiari, per i feriti, per gli sfollati, per voi tutti, per Genova. Di fronte a eventi di questo genere, il dolore per le perdite subite è lancinante e non facile da lenire, come pure è comprensibile il sentimento di non rassegnazione di fronte a un disastro che poteva essere evitato. Io non ho risposte preconfezionate da darvi, perché di fronte a certe situazioni le nostre povere parole umane risultano inadeguate. Non ho risposte, perché dopo queste tragedie c’è da piangere, rimanere in silenzio, interrogarci sulla ragione della fragilità di ciò che costruiamo, e c’è soprattutto da pregare.

Ho però un messaggio che sgorga dal mio cuore di padre e di fratello, e che vorrei trasmettervi. Non lasciate che le vicende della vita spezzino i legami che tessono la vostra comunità, cancellino la memoria di ciò che ha reso così importante e significativa la sua storia. Io sempre quando penso a Genova penso al porto. Penso al luogo da dove partì mio padre. Penso alla quotidiana fatica, alla caparbia volontà e alle speranze dei genovesi.

Oggi voglio dirvi una cosa innanzitutto: sappiate che non siete soli. Sappiate che non siete mai soli. Sappiate che Dio nostro Padre ha risposto al nostro grido e alla nostra domanda non con parole, ma con una presenza che ci accompagna, quella di Suo Figlio. Gesù è passato prima di noi attraverso la sofferenza e la morte. Lui ha preso su di sé tutte le nostre sofferenze. È stato disprezzato, umiliato, percosso, inchiodato sulla croce e barbaramente ucciso. La risposta di Dio al nostro dolore è stata una vicinanza, una presenza che ci accompagna, che non ci lascia soli. Gesù si è fatto uguale a noi e per questo noi lo abbiamo accanto, a piangere con noi nei momenti più difficili delle nostre vite. Guardiamo a Lui, affidiamo a Lui le nostre domande, il nostro dolore, la nostra rabbia.

Ma vorrei anche dirvi che Gesù sulla croce non era solo. Sotto quel patibolo c’era sua madre, Maria. Stabat Mater, Maria stava sotto la croce, a condividere la sofferenza del Figlio. Non siamo soli, abbiamo una Madre che dal Cielo ci guarda con amore e ci sta vicino. Aggrappiamoci a Lei e diciamole: “Mamma!”, come fa un bambino quando ha paura e desidera essere confortato e rassicurato. Come fu rassicurato l’umile contadino Benedetto Pareto, nel 1490, sul Monte Figogna, quando vide una Signora dal viso bellissimo e dolcissimo, che si presentò a lui come la Madre di Gesù chiedendo la costruzione di una cappella. Alzate lo sguardo verso la Madonna della Guardia e confidate nel suo aiuto di Madre.

Siamo uomini e donne pieni di difetti e debolezze, ma abbiamo un Padre Misericordioso a cui rivolgerci, un Figlio Crocifisso e risorto che cammina con noi, lo Spirito Santo che ci assiste e ci accompagna. Abbiamo una Madre in Cielo che continua a stendere il suo manto su di noi senza mai abbandonarci.

Vorrei dirvi anche che non siete soli perché la comunità cristiana, la Chiesa di Genova, è con voi e condivide le vostre sofferenze e le vostre difficoltà. Quanto più siamo coscienti della nostra debolezza, della precarietà della nostra condizione umana, tanto più riscopriamo la bellezza delle relazioni umane, dei legami che ci uniscono, come famiglie, comunità, società civile.

So che voi genovesi siete capaci di grandi gesti di solidarietà, so che vi rimboccate le maniche, che non vi arrendete, che sapete stare al fianco di chi ha più bisogno. So che anche dopo una grande tragedia che ha ferito le vostre famiglie e la vostra città, avete saputo reagire, rialzarvi, guardare avanti. Non perdete la speranza, non lasciatevela rubare! Continuate a stare al fianco di coloro che sono stati più colpiti. Prego per voi e voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

Lettera pubblicata dal quotidiano genovese Il Secolo XIX il 13 agosto 2019.

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