Il 19 gennaio 1917 partivano le prime truppe portoghesi (Corpo di spedizione portoghese: CEP), un battaglione del 15° reggimento di fanteria di stanza a Tomar, che raggiungeranno le Fiandre nei primi giorni di febbraio.
Il Portogallo entrava nel primo conflitto mondiale, nel quale era praticamente coinvolto fin dal 9 marzo del 1916, giorno in cui la Germania dichiarava guerra al Portogallo, vecchio alleato dell’Inghilterra.
Scioperi e rivolte
Le conseguenze della guerra già dal 1914 si erano fatte sentire nella vita quotidiana e nella politica del Paese, come racconta l’edizione speciale di Visao (maggio 2017).
Il Portogallo non produceva il necessario per il sostentamento e dipendeva in larga scala dal grano, dal riso, dai fagioli e dalle patate che venivano importati tramite le navi britanniche.
Le classi sociali erano in rivolta. Lo Stato intervenne fissando i prezzi, regolando l’acquisto di materie prime e proibendo l’esportazione di beni alimentari, senza però far fronte con efficacia alla drammatica crisi.
Nel 1916 più di 16 mila uomini lasciano il Paese per la Francia per rimpiazzare la mancanza di mano d’opera nelle fabbriche di munizioni.
Nei quattro anni della prima guerra mondiale si registrano nel Paese 69 scioperi. Il 1917 passa alla storia come la “rivolta della fame”. Nello stesso giorno in cui la Madonna appare ai tre pastorelli, a Lisbona vengono assaltati i panifici, non per mancanza di farina, ma per accaparramento del pane. Tra il 13 e il 20 maggio ne vengono assaltati 186 nella sola Lisbona.
La “rivolta della patata” (19-21 maggio) lascia sul terreno 40 morti e una cinquantina di feriti. Il governo del presidente della Repubblica, Bernardino Machado, dichiara lo stato di emergenza il 22 maggio.
Il 17 giugno le truppe portoghesi nelle Fiandre vengono impegnate in un vasto combattimento. Verso la fine del mese, sbarcano in Francia le prime truppe nordamericane. In Austria si hanno le prime manifestazioni della “febbre spagnola”, che arriverà in Portogallo nel maggio 1918 e farà circa 60 mila vittime.
In luglio, uno sciopero generale per ottenere salari più alti paralizza la capitale. Vi sono scontri tra gli operai e la polizia che causano 28 morti. È in agitazione anche il distretto di Beja e perdono la vita due donne a Baleizao.
È l’estate infuocata per le agitazioni sociali. Il 31 luglio, a Lisbona, viene espulso il vescovo e, nello stesso giorno, inizia la battaglia di Ypres nelle Fiandre, che durerà fino all’11 novembre.
Una luce nell’oscurità
Il 15 ottobre, il giornale O Século pubblica un reportage sulle apparizioni di Fatima.
In Italia il 24 maggio inizia la battaglia di Caporetto, cui segue la disfatta.
Il 7 novembre i bolscevichi, sotto la guida di Lenin e Trotsky, prendono il potere in Russia.
Il 25 dello stesso mese truppe tedesche attaccano posizioni portoghesi in Mozambico causando parecchi morti.
Ai primi di dicembre una giunta militare rivoluzionaria, presieduta da Sidonio Pais, ex ministro e già diplomatico a Berlino, prende il potere. Il capo del governo, Bernardino Machado, il 10 dicembre viene deposto e sarà obbligato a lasciare il Paese per Parigi. Sidonio Pais assume le funzioni di presidente della Repubblica.
Il 31 dicembre viene sferrato un massiccio attacco da parte dell’artiglieria tedesca nel settore del fronte occidentale difeso dai portoghesi.
Dei 55.083 mila uomini mobilitati dal Corpo di spedizione portoghese, 7 mila circa saranno fatti prigionieri dai tedeschi e più di 8 mila perderanno la vita in combattimento.
Nel turbinio degli eventi del 1917 si capisce allora l’accorato appello della Signora “vestita di bianco” ai pastorinhos di Fatima. Significativo il commento di Vitorino Nemesio, poeta, scrittore e intellettuale, riportato da José Tolentino Mendonça, a sua volta scrittore e poeta, attuale vicerettore dell’università cattolica di Lisbona: «Con Fatima entrò un certo segnale di eterno negli aggiustamenti umani della Storia. Il mondo passò a valere un poco di più». E Tolentino: «Fatima insegna come si illumina un mondo che è nell’oscurità».