“Ehe für alle”, matrimonio per tutti: il Parlamento tedesco ha approvato venerdì 30 giugno le nozze tra persone del medesimo sesso, progetto di legge fortemente voluto dai socialdemocratici. La legge che arriva a tre mesi dalle elezioni generali è stata approvata da 393 deputati, e 226 contrari.
La normativa garantisce alle coppie gay anche l’adozione.
I vescovi tedeschi hanno duramente criticato questa decisione del Parlamento. «Mi rammarico – ha dichiarato l’arcivescovo Heiner Koch, responsabile della pastorale familiare, all’interno della Conferenza episcopale tedesca – che il legislatore abbia abbandonato dei contenuti essenziali della concezione del matrimonio, per adeguarlo all’unione di persone del medesimo sesso».
«È triste – ha aggiunto – che l’istituto giuridico del matrimonio sia stato preso nell’ingranaggio delle tattiche politiche. La Chiesa, d’ora in poi, dovrà promuovere con rinnovata energia la concezione cattolica del matrimonio come sacramento».
Da parte sua il, card. Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha sottolineato che «il matrimonio, non solo per convinzioni cristiane, è una comunione di vita e di amore tra una donna e un uomo, un’unione in linea di principio permanente con una fondamentale apertura alla trasmissione della vita». «Crediamo – ha sottolineato – che lo Stato debba continuare a proteggere e incoraggiare il matrimonio in questa forma». Il cardinale ha avanzato dei dubbi anche sulla costituzionalità della legge, affermando, fra l’altro, che è «un malinteso comprendere il particolare status giuridico del matrimonio e della sua speciale protezione come una discriminazione» nei confronti degli uomini e delle donne con orientamento omosessuale.
Critica anche la voce dell’arcivescovo di Amburgo, Stefan Heße: «Mi dispiace – ha dichiarato – che la concezione del matrimonio e l’interpretazione che ne fa lo Stato si allontanino ulteriormente tra loro». Senza dubbio, ha aggiunto, ci sono dei valori anche nei rapporti omosessuali, «ma c’è una differenza significativa tra una semplice registrazione di un’avvenuta unione e il matrimonio».
Infine, l’arc. di Bamberg, Ludwig Schick, ha espresso la sua preoccupazione per quanto riguarda la Costituzione. Quando, ha affermato, venne approvata la Costituzione, il legislatore ha avuto in mente in riferimento al matrimonio l’unione tra una donna e un uomo. E nella spiegazione ciò deve avere anche oggi un ruolo: «Nel 2017 vale ciò che era stato inteso nel 1949: il matrimonio tra un uomo e una donna e con la famiglia che ne deriva devono godere di una speciale protezione dello Stato». Per questa ragione, ha aggiunto, la legge approvata venerdì 30 giugno, deve essere sottoposta a un giudizio di costituzionalità da parte della Corte suprema costituzionale.
All’approvazione di questa legge si è giunti dopo un lungo periodo di discussioni che ha coinvolto non solo gli ambiti politici ma anche la Chiese tra la quali è emersa una disparità di giudizio. Il Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (EKD) – organismo a cui fanno capo 20 chiese regionali autonome luterane riformate e unite – si era espresso per una piena apertura dello “spazio giuridico” a favore dei partner omosessuali. Secondo l’EKD, il matrimonio «costituisce il quadro giuridico di una vita comune tra due persone, fondato su una fedeltà per tutta la vita». Questo quadro ora approvato è ora aperto anche alle persone del medesimo sesso, e questo è un fatto positivo».
Subito dopo l’approvazione della legge, il presidente del Consiglio della EKD Heinrich Bedford-Strohm, in una nota apparda su Facebook, ha esortato alla riconciliazione. «Mi auguro – ha scritto – che ora si evitino, da una parte, i sentimenti di trionfo, e dall’altra, il tono di amarezza». È necessario piuttosto creare «una nuova coscienza della meravigliosa offerta del matrimonio, da vivere nella fedeltà e nel vincolo reciproco».
Diversa invece la posizione della Deutsche Evangelishe Allianz (DEA) – federazione di cristiani appartenenti a varie Chiese, comunità e gruppi cristiani, di carattere evangelicale – secondo cui il matrimonio tra uomo e donna è considerato «la cellula di ogni società». Se pertanto «sarà annullata questa concezione, nasceranno altri problemi: per esempio, se si dovranno legalizzare anche la poligamia o l’incesto». Anche la DEA nutre molti dubbi sulla costituzionalità di questa legge.
Cosa succederà ora? Kilian Martin in un commento, prima ancora che la legge fosse approvata, sul sito della Chiesa cattolica tedesca katholish.de, ha così scritto: «La Chiesa cattolica di fronte ai cambiamenti del diritto matrimoniale civile potrebbe rimanere indifferente». In effetti, ciò non ha alcun influsso sul matrimonio sacramentale che anche in futuro continuerà ad essere tra un uomo e un a donna. Inoltre, la Chiesa può anche – fortunatamente – non esercitare alcun influsso sugli spiacevoli sviluppi della politica. Ma non può semplicemente accettare o approvare l’introduzione del “matrimonio per tutti”. Per essa, la famiglia costituisce un bene di grande valore. La comunità familiare, costituita da una coppia con i loro figli, è la più piccola espressione di Chiesa dove può e deve trovare sviluppo l’intero Vangelo. Se questo ideale nel diritto civile è relativizzato e abbandonato, la Chiesa cattolica non può stare a guardare in silenzio. Ma non deve cadere nuovamente nei vecchi toni di Sodoma e Gomorra. Piuttosto «deve nuovamente, dopo questa reinterpretazione basilare del matrimonio, mostrare a quale ideale si è rinunciato. E deve chiarire che l’immagine cristiana di famiglia, che era finora alla base della diritto civile, per essa rimane invariabile. E se la protezione costituzionale della famiglia viene meno, la Chiesa deve allora supplire. E questo è ora il caso».