Il revisore generale, Libero Milone, si è dimesso qualche giorno fa, a sorpresa. Il cardinale Pell torna in Australia con l’inusuale formula di un papa che gli concede dei giorni di permesso (un cardinale ha bisogno di giorni di permesso? Retribuito? Non retribuito? Non si sa) per difendersi dall’incriminazione forse largamente prevista e prevedibile.
E adesso chi controlla le finanze vaticane? Non si sa. Sta di fatto che, a 134 anni dalla morte di Karl Marx, la riforma economica, perno di tutte le altre riforme, si muove su binari incerti.
Sarà poi vera riforma economica?
I dati sullo Ior diffusi nelle settimane scorse possono generare qualche perplessità. Se è vero che ci sono svariati milioni di euro in attivo, è pur vero che, per la prima volta, apprendiamo l’esistenza di 15 mila correntisti (presumibilmente istituzioni ed enti e, certo, pochi soggetti singoli). Non sono troppo pochi?
Se – un po’ troppi i “se” finora – mettiamo insieme questi dati, si legge la difficoltà di un processo di cambiamento che ha due anime.
La prima è quella sempre ripetuta da papa Francesco: il cambiamento deve partire dalle persone, deve venire innescato da una rigenerazione dell’animo umano a partire dalla conversione in base al messaggio evangelico. Ed è certamente vero, anzi fondamentale: solo persone nuove potranno dare vita a strutture diverse.
Dall’altra parte, il cambiamento ha bisogno di atti di governo, ha bisogno di decisioni e di procedure che, da un lato, facciano i conti con il passato e, dall’altro lato, portino del nuovo.
L’impressione è che finora i due aspetti siano rimasti slegati. Invece, i fatti delle ultime settimane indicano che sarebbe necessario collegare profondamente cambiamento personale-cambiamento istituzionale, attraverso un sistema di atti di governo che, dall’alto, coinvolga tutti i livelli di responsabilità, fino all’ultimo.
Qualche giorno fa in una trasmissione di Raistoria dedicata alla riforma di papa Francesco, il noto vaticanista Gianfranco Svidercoschi, pur elogiando molto il papa, notava che chiunque egli incontri in Vaticano, dal cardinale all’ultima guardia svizzera, esprime sconcerto e confusione nei confronti della riforma, con dubbi e domande su dove si stia andando.
Forse, quando un capo dicastero si allontana per vicende personali, quando un alto dirigente amministrativo si dimette all’improvviso, sarebbe necessario avere un sistema di comunicazione interna funzionante ed efficace.
Cosa sta accadendo? Cosa si farà adesso? Chi deve fornire risposte prima di tutto al personale interno e alle loro famiglie? Se la barca di Pietro è guidata da Pietro, e dunque la rotta è senz’altro giusta, sarà il caso che l’equipaggio sappia dove si sta andando e ognuno possa svolgere il suo compito, piuttosto di stravaccarsi tutti quanti, tanto il pilota automatico non farà errori, tanto ci pensa Pietro…
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