Lunedì 27 giugno, il sito della Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) ha pubblicato una dichiarazione (qui in francese e inglese) del presidente, il card. Reinhard Marx, dopo il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’UE. «Si deve rispetto alla decisione degli elettori britannici, anche se a noi, COMECE, dispiace tantissimo», vi si legge. L’uscita di uno dei membri non può che avere ricadute su tutti e a tutti domanda di «ripensare» insieme il progetto di comunità solidale che i padri fondatori hanno inteso avviare. «Si tratta di ritrovare il cammino verso un “vero umanesimo europeo”», al quale la Chiesa intende offrire il suo contributo. «Anche in condizioni politiche modificate, l’Unione Europea dovrà mantenersi all’altezza della propria responsabilità verso il mondo».
Dichiarazione del card. Reinhard Marx,
presidente della COMECE,
sul referendum nel Regno Unito
Giovedì 23 giugno, una maggioranza degli elettori britannici ha votato attraverso un referendum per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Naturalmente si deve rispetto alla decisione degli elettori britannici, anche se a noi, COMECE, dispiace tantissimo. L’Unione Europea è, infatti, il progetto di una comunità solidale. È per questo che l’abbandono volontario di uno dei suoi membri è doloroso e ha conseguenze che ricadono su tutti gli altri. Per il futuro, andranno mantenuti, valorizzati e sviluppati i molteplici legami culturali e spirituali che esistono tra noi. Lo sappiamo bene: l’Europa è di più dell’Unione Europea. Tutte le parti in causa dovranno dare prova di senso di responsabilità e di equilibrio nel corso dei futuri negoziati sul ritiro e sulle sue modalità concrete. In particolare, i più deboli e vulnerabili non dovranno essere vittime di questo processo, né nel Regno Unito né nell’Unione Europea.
Dopo il referendum, è giunto per l’Unione Europea il tempo di guardare avanti. La decisione degli elettori britannici pone l’Unione e gli stati membri di fronte alla questione dei loro obiettivi e dei loro impegni. L’Unione Europea ha bisogno di una nuova partenza. Abbiamo bisogno in qualche modo di «ripensare» l’Europa. Le riflessioni sullo sviluppo futuro dell’Unione Europea deve dunque poggiare su una partecipazione allargata della società. L’Europa e l’Unione Europea sono responsabilità di tutti, perché è solamente insieme che i popoli dell’Europa saranno in grado di costruire un avvenire migliore. Si tratta in particolare di ritrovare il cammino verso un «vero umanesimo europeo», quello che papa Francesco ha incoraggiato a intraprendere nel suo discorso di accettazione del Premio Carlo Magno. La Chiesa intende contribuire davvero a questo dibattito necessario sul futuro dell’Europa. Per questo la COMECE organizzerà nell’ottobre 2017, in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, un congresso allo scopo di ispirare le riflessioni della Chiesa nel dibattito sul futuro dell’Unione Europea.
Nello stesso tempo, l’Unione Europea non deve irrigidirsi in una riflessione autoreferenziale. Che sia insieme, o fianco a fianco, i popoli e le nazioni dell’Europa hanno una responsabilità morale verso il mondo, i paesi più poveri, la salvaguardia del creato e la moratoria alle mutazioni climatiche. Grazie allo stato di diritto, alla prospettiva di una vita di pace e di elevato tenore di vita, l’Europa rappresenta un polo d’attrazione per molte persone. Anche in condizioni politiche modificate, l’Unione Europea dovrà mantenersi all’altezza della propria responsabilità verso il mondo.
Il nazionalismo che sta prendendo forza in certi paesi non deve tornare a essere la chiave per l’esclusione, l’ostilità e la discordia. In quanto Chiesa, noi ci opporremo con tutte le nostre forze.