28 giugno 2019
La determinazione della capitana della Sea Watch in favore dei migranti non è disobbedienza civile ma è il giusto rifiuto di obbedire a una legge ingiusta in contrasto con la Costituzione che impone direttamente il salvataggio dei naufraghi.
CREONTE (Ad Antigone): Di’ tu, che il capo chini al suol: confessi d’aver compiuta l’opera, o lo neghi?
ANTIGONE: L’ho compiuta: confesso, e non lo nego.
CREONTE (Ad Antigone): E in breve tu di’, senza ambagi: il bando che vietava di far ciò che facesti, era a te noto?
ANTIGONE: Certo. E come ignorarlo? Esso era pubblico.
CREONTE: E pur la legge violare osasti?
ANTIGONE: Non Giove a me lanciò simile bando, né la Giustizia, che dimora insieme coi Dèmoni d’Averno, onde altre leggi furono imposte agli uomini; e i tuoi bandi io non credei che tanta forza avessero da far sí che le leggi dei Celesti, non scritte, ed incrollabili, potesse soverchiare un mortal: ché non adesso furon sancite, o ieri: eterne vivono esse; e niuno conosce il dí che nacquero. E violarle e renderne ragione ai Numi, non potevo io, per timore d’alcun superbo. (..) ma se l’uomo nato dalla mia madre abbandonato avessi, salma insepolta, allor sí, mi sarei accorata: del resto non m’accoro. Tu dirai che da folle io mi comporto; ma forse di follia m’accusa un folle.
Questo dialogo, scritto da Sofocle 2500 anni fa, è ritornato di dirompente attualità, alla luce del gesto di Carola Rackete, la capitana della nave Sea Whatch, che ha infranto il bando del Creonte italiano che gli vietava di portare in salvo i naufraghi recuperati in mare, pur essendo ben consapevole delle gravi sanzioni a cui va incontro.
Antigone infrange la legge del Tiranno di Tebe Creonte e dà sepoltura al fratello ucciso, in nome di una legge superiore, iscritta nella natura dell’essere umano. Sofocle dice che ella compie un “santo crimine”: crimine rispetto alla legge, santo rispetto alla giustizia che esprime.
Il conflitto fra Antigone e Creonte rappresenta il dilemma sempre ricorrente fra le leggi non scritte dell’umanità e le dure leggi del potere, fra la Pietas e l’Auctoritas.
Al pari di Antigone, la giovane e coraggiosa capitana Carola, disobbedisce ad un editto disumano per obbedire alle leggi dell’umanità.
Però, a differenza dell’epoca di Tebe, le leggi dell’umanità non sono più agrafoi nomoi (leggi non scritte). Dalla caduta del nazismo la Pietas è stata riconciliata con l’Auctoritas e si è espressa con un ventaglio di leggi scritte che vanno dalle Convenzioni internazionali sui diritti umani ai principi fondamentali delle Costituzioni democratiche.
Pertanto Carola disobbedisce ad un comando politico ingiusto ma la sua condotta è un atto di obbedienza al diritto, che fa emergere l’illegalità del bando che impedisce alla navi delle ONG di effettuare il salvataggio della vita umana in mare.
La Costituzione è un pezzo di carta, le Convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo sono dei pezzi di carta se non agiscono attraverso la testa e il cuore delle persone, se non sono testimoniati.
Questa giovane tedesca di 31 anni ci ha dato una testimonianza straordinaria della forza dei valori dell’umanità coniugati ai valori del diritto.
I valori della civiltà giuridica, schiacciati e vilipesi da un potere tanto arrogante quanto ignorante, non andranno perduti fin quando ci sarà un giovane o una giovane che si alzerà in piedi e griderà: signornò.
Il suo esempio è una fiaccola accesa nelle tenebre del tempo presente e ci indica la strada per riscattare la dignità perduta e l’onore del popolo italiano.
Grazie, capitana coraggiosa! (www.chiesadituttichiesadeipoveri.it)
Condivido pienamente il commento di Andrea Zincone
I nostri occhi increduli assistono oggi all’arresto di una “sbruffoncella” che a soli trentuno anni, anzi farsi superalcolici a Ponte Milvio o a Campo dei Fiori o impasticcarsi nelle discoteche sino all’alba ha preso la guida di una nave con una quarantina di disperati oltre all’equipaggio e contro tutte le convenienze e i “ma lascia stare, ma chi te lo fa fare” ha perseguito sino alle estreme conseguenze i propri valori etici e li ha portati in salvo senza curarsi minimamente dei rischi per la propria persona.
Per chi come noi ha vissuto il muro di Berlino, la cortina di ferro, le persecuzioni in Cile ed Argentina come in Cina o nei lager della Siberia non vi sono dubbi: l’arresto della trentunenne sbruffoncella con grande e sproposito dispiego di forze dell’ordine e di mezzi (come nell’orto del Getsemani) a fini unicamente mediatici (e a spese di noi contribuenti), neanche avessero catturato un feroce latitante mafioso, è l’ennesima prova di forza di qualche superstite regime totalitario nell’era digitale della globalizzazione e dei social.
E invece no. Qualcuno mi fa notare che siamo in Italia. Possibile? Purtroppo si.
Domenica scorsa ho avuto il dono di poter ascoltare in TV l’omelia del vescovo nella meravigliosa cattedrale di Ancona, che nel commentare il noto brano del vangelo sul miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e il suo evidente collegamento con l’ultima cena, sottolineava l’imprescindibile esigenza per il cristiano di farsi pane, lasciarsi spezzare e donare tutto se stesso agli altri. Non importa quanti pani e pesci si abbiano, basta donare tutto quel poco che siamo anche se poco o niente davanti ai bisogni dell’umanità, ma importante è non fare calcoli: la vedova aveva poco ma fece la sua offerta donando tutto quello che aveva, solo poche monete, ma che per lei era tutto
E dunque, penso io, questa sbruffoncella trentunenne sarà la solita mistica invasata di qualche movimento religioso cattointegralista di moda oggi. E invece no. Non è italiana, non ha mai fatto menzione di un qualche credo religioso e per di più è cittadina tedesca (ahi, quindi di pura razza ariana… e proveniente da famiglia benestante che ha lasciato per lottare e perseguire i propri valori assoiolutamente laici: la salvaguardia dell’ambiente, la tutela delle specie a rischio di estinzione e da ultimo l’aiuto ai migranti naufraghi. Nulla dunque a che vedere con la comunità dei fedeli del nostro paese e meno che mai con la stragrande maggioranza di noi cattolici che va in chiesa e poi applaude a chi lascia la gente sui canotti o peggio ancora lì restituisce nelle mani dei trafficanti e torturatori libici.
Ebbene questa trentunenne ragazza tedesca non ha guardato in faccia nessuno, ha donato, spezzato e condiviso tutto di sé con i fratelli più deboli che aveva salvato in mare, li ha protetti fino all’ultimo noncurante dei rischi e delle conseguenze personali della sua scelta e li ha portati in salvo sapendo che sarebbe stata arrestata. Chi più di lei, senza forse pensarlo o condividerne la fede, ha seguito le indicazioni del Vangelo. Già padre Konrad nel riattivare l’energia elettrica in uno stabile occupato aveva suscitato scandalo nella comunità dei benpensanti ma qui si va molto oltre e chi suscita scandalo non è un membro della comunità dei fedeli di questo paese, la maggior parte dei quali al contrario tacciono o peggio ancora applaudono alla fermezza con la quale si è provveduto all’arresto di questa pericolosa criminale…