Nell’anniversario della morte del Venerabile Giorgio La Pira, «sindaco santo» di Firenze (5 novembre 1977-5 novembre 2020) originario di Pozzallo, figlio della diocesi di Noto, il vescovo della Chiesa netina, monsignor Antonio Staglianò ha rivolto un messaggio ai governanti e ai cittadini – sulla scia dell’ultima enciclica di Papa Francesco «Fratelli tutti» – invitando tutti al dialogo, «perché tutti si viva da fratelli e nella pace» (dal sito della Diocesi di Noto).
[1] L’enciclica di papa Francesco «Fratelli tutti» ci riporta al disegno originario di Dio sull’umanità di farci una sola famiglia e ci interpella come cittadini e come credenti, insieme alle donne e agli uomini di buona volontà. Per dare concretezza alla chiamata, ci aiutano i «testimoni». Sono donne e uomini che ci «stanno davanti» per la loro capacità di vedere in Dio il futuro possibile dell’umanità. E la nostra diocesi di Noto custodisce e accoglie, con particolare gratitudine, il messaggio di un figlio di questa terra, Giorgio La Pira. Egli è sempre rimasto con il calore di uomo del Sud ma, «emigrato» come tanti, quale sindaco di Firenze, ha servito il bene comune nella città e nel Paese, a partire dagli ultimi, e ha dilatato il suo cuore al mondo intero, offrendo l’esempio luminoso di una politica capace di assumere la fraternità come cifra e orizzonte.
[2] Certo, i messaggi profetici ci provocano, come pure l’eco del Vangelo che offre il magistero della Chiesa. Sono messaggi che hanno bisogno di un ascolto e di un dialogo oltre ogni distorsione, spesso operata dai mass media per attrarre. Tante volte frainteso e avversato, La Pira ha intravisto però più lontano di tutti. E poi tanti hanno capito. In questo tempo in cui la pandemia ci fa navigare a vista, abbiamo bisogno di nuovo di guardare avanti. Di curare le ferite del presente (una crisi drammatica del lavoro che genera nuove povertà) e di preparare tempi nuovi, pensando ai nostri giovani. Possiamo orientare i giovani alle «officine del bene», come le chiamava La Pira, ovvero alle opere caritative (e nella nostra diocesi ne abbiamo di belle e significative!) in cui, mentre si aiutano gli altri, si scopre che la vita è vocazione. Ai giovani, però, dobbiamo consegnare anche la speranza di cambiamenti più ampi, strutturali, che riguardano economia e politica. Un’economia che deve essere «altra» (e per questo salutiamo con gratitudine l’appuntamento «Economy for Francesco» del prossimo 19-21 novembre) e una politica rinnovata sia nei governanti che nei movimenti dal basso.
[3] Da Giorgio La Pira apprendiamo anzitutto che la radice di ogni vero rinnovamento è mistica: la vita e la politica hanno bisogno di un rapporto vivo con Dio (e, per chi resta incerto, di cammini veri di ricerca), per evitare un cattolicesimo solo convenzionale e riscoprirsi cristiani nella verità di una vita che si lascia rinnovare dal Signore. E La Pira ci offre una testimonianza singolare, quando ci parla della sua preghiera che maturava man mano che si incontrava con i problemi dei poveri e dei disoccupati: allora il suo dialogo con il Signore diventava tanto vivo che gridava a Lui e si «arrabbiava» con sé stesso, chiedendosi se avrebbe potuto fare di più. I suoi «gesti», con i quali requisiva case per gli sfrattati e impediva licenziamenti, gli costavano l’accusa di comunismo. Tuttavia, egli con forza ricordava che si trattava di «fatti di Vangelo»: non faceva altro che vivere il Vangelo.
[4] Da qui, nel nome di Giorgio La Pira e in sintonia con il magistero di papa Francesco, permettetemi di chiedere a chi ci governa ai vari livelli – la Sicilia, il Paese, gli organismi mondiali – un’attenzione condivisa e concreta sui temi essenziali della vita, a iniziare dalla difesa della vita stessa e della famiglia, ai diritti al lavoro, alla casa, all’istruzione, alla salute. Diritto quest’ultimo urgentissimo in tempo di pandemia, che richiede investimenti importanti nelle sanità per arrivare a livelli accettabili di servizi e di posti letto, oltre che di prevenzione e di cura nei territori. Come pure è importante la scuola: anche in questo caso è necessario ricordare con La Pira la sua missione, come aiuto a ritrovare l’architettura della vita. Siamo tutti chiamati a essere, per i giovani, appassionati annunciatori di verità. Per questo mi sono impegnato da anni nella Pop Theology: non per abbassare, ma per avvicinare a tutti quel Vangelo e quella ricerca di senso, che diventano la fonte sorgiva della coesione sociale e della vivacità culturale, con cui si accrescono partecipazione e responsabilità.
[5] Giorgio La Pira invitava a ritrovare «l’anima della città», ovvero quei valori fondamentali che rendono viva una comunità. E testimoniava (non solo come persona, ma nella sua azione politica) quell’amore di attenzione e predilezione per i poveri che rendono vera la città. Sempre la politica, per essere vera, deve ripartire dagli ultimi, così da ritrovare con loro, e per loro, il bene comune. E, ultimi tra gli ultimi, i migranti! Spesso diventati «capro espiatorio» di paure collettive e, invece, con seri percorsi di integrazione, possono essere risorsa e ricchezza: spinta a pensare al futuro del mondo come una mensa fraterna! Certo, l’integrazione è complessa, ma è possibile. Da qui il mio recente intervento – nella mia qualità di «Delegato dei vescovi di Sicilia per i Migranti» – per chiedere una politica che governi i processi con realismo certo, ma anche con sapienza. E la Chiesa è disposta a collaborare: offre segni di carità e percorsi come «Presidio», «Corridoi umanitari», «Rifugiato a casa mia». Possono aiutare le politiche migratorie a essere attente ai problemi, ma sempre mettendo al centro l’uomo.
[6] Giorgio La Pira, mentre resta esemplare testimone di una politica come «primo gradino della carità» (Paolo VI), rimanda a una politica di grande respiro per la nostra terra che si affaccia sul Mar Mediterraneo. Per il «sindaco santo» è un «mare di pace», che si arricchisce dei valori delle civiltà che in esso si affacciano: il diritto romano, la spontaneità africana, la cultura della Grecia, la culla delle religioni rivelate in Medio oriente. Come non sottolineare che questa è la vocazione storica della nostra terra, incontro nei secoli di tante civiltà? Il turismo è, una grande risorsa certo, ma anche apertura al mondo. Da qui la necessità di una politica di largo respiro, capace di generare fraternità aperta al mondo e amicizia sociale.
[7] Con Giorgio La Pira siamo aiutati a ripensare la politica come aiuto per attraversare insieme i tornanti più difficili della storia. Tracciando quello che il nostro testimone chiamava «il sentiero di Isaia», vanno individuati e portati a termine i passi della giustizia e gli orizzonti della pace. In questo tempo di pandemia, diventa duplice la chiamata: per tutti e per i governanti. La crisi, infatti, rischia di «indurirci», mentre potrebbe e dovrebbe invece «temprarci». Per questo si richiedono interventi attenti di politica sociale, perché rafforzano coesione e prevengano degenerazioni. Abbiamo però bisogno anche di quella lucidità che Papa Francesco ci offre sul futuro del mondo. Ci salveremo solo insieme a tutti. E solo se «avremo a cuore» sulle grandi questioni: la sostenibilità del pianeta, la pace che impegna a fermare la folle corsa agli armamenti, la questione dei migranti ma anche dei nuovi «emigrati». Ognuno di noi può fare qualcosa, già con gli stili di vita e le scelte etiche negli acquisti o nelle operazioni finanziarie, e poi tutti insieme a cooperare nel dialogo, vero se centrato sull’essenziale.
[8] «Spes contra spem», era il motto di La Pira, che facciamo nostro. E, con la sua intercessione, ci aiuti Maria, nella nostra isola di Sicilia venerata come Odigitria, guida del cammino, Colei che ci indica la Via, e nell’amata Diocesi di Noto come Scala del paradiso, via sicura per accedere al nostro futuro beato di pace e di felicità eterna. Benedico tutti. E poiché ogni buon cristiano prega giornalmente per i governanti, la benedizione di Dio scenda con abbondanza in particolare sui nostri governanti locali, regionali e nazionali, perché tutti si viva da fratelli e nella pace.
Noto, 5 novembre 2020,
43° anniversario della “nascita al cielo” di Giorgio La Pira