Carissimo Antonio, Simone, Luca, Roberto…
tu e diversi altri uomini siete da poco stati ordinati preti in alcune diocesi d’Italia (e forse del mondo).
Ti ringrazio per aver scelto di renderti disponibile a fare questo passo importante, per la tua vita e per la vita della Chiesa. Ti confido che nutro per te tanta tenerezza: forse sarà per la mia mezza età! Ti vedo pieno di entusiasmo, di dubbi esistenziali e di “certezze” pastorali e spirituali.
Presto, tanti dei tuoi schemi si frantumeranno tra le tue stesse mani. Se non ti brucerai in modo irreversibile, ti rialzerai con qualche risentimento e proseguirai con un pizzico di entusiasmo in meno. Questa dinamica potrebbe essere la chiusura del primo anello di quella catena, neanche troppo lunga, che rischierai di stringerti da solo intorno al collo. E quasi mai si affonda da solo!
Forse appartieni ad una generazione che non ha conosciuto il boom delle parrocchie degli anni ’80, forse credi di averlo vissuto perché partecipavi a una messa domenicale con mille persone (senza che nessuno ti aiutasse a considerare che quella folla rappresentava lo zero punto percento della popolazione di riferimento), forse non hai mai conosciuto una parrocchia!
Ormai sei salito sul “carro” dei perdenti e in brevissimo tempo sarai al “fronte”.
Nella società contemporanea, siamo in tantissimi uomini e donne al “fronte” e – fidati – ci sarai presto anche tu. E allora, organizzati per tempo perché, finché tutto andrà bene, non avrai difficoltà. Se dovessi vivere una situazione estremamente problematica sicuramente il tuo vescovo, o chi per lui, ti si affiancherà ma… c’è un ma! Se la tua vita sarà faticosa ma non scandalosa diventerai un fantasma e dovrai sapere come e a chi chiedere aiuto!
Hai capito bene: devi impegnarti a trovare aiuto e non a dimostrare che sei bravo e che vali!
Non mi permetto di darti consigli ma ti condivido alcune considerazioni fatte in questi decenni.
Se non si conserva in salute la mente e il corpo, si apre una corsia preferenziale verso problemi seri. Abbi sempre consapevolezza del tuo vissuto quotidiano e dello stato di salute fisica. Non lavorare mai per oltre dieci ore al giorno, tranne rare urgenze, ma ricorda che non sempre stare seduto davanti al computer è sinonimo di lavoro, mangia e bevi in modo sano.
Abbi cura della vita nello Spirito Santo e del tuo essere discepolo di Gesù.
Trova un tempo quotidiano per pregare sulla Parola.
Custodisci il tempo per dormire, per avere cura, libera e liberante, della tua famiglia di origine, dei tuoi amici, dei tuoi confratelli (non solo quelli amici) e del tuo vescovo e dei tuoi parrocchiani.
Trovati un accompagnatore spirituale e incontralo tutti i mesi: se non lo trovi santo ed intelligente, che sia almeno intelligente (e non semplicemente dotto o furbo).
Temo di immaginare quello che stai pensando ora: i preti più adulti dicono sempre le stesse cose! Forse è vero, ma, probabilmente, non c’è molto altro da sapere… è tutto da sperimentare.
Prego per te, fratello mio, perché il Signore ti doni la Grazia spirituale per gioire sempre del tuo essere prete, secondo la logica del Vangelo, e a servizio del Popolo di Dio in questo tempo “favorevole”.
Fabio, grazie del suo commento. Sicuramente i due aspetti che sottolinea meritano un approfondimento…magari in un prossimo articolo.
Mi permetta di proporre un’alternativa alla sua proposta: un sacerdote dovrebbe imparare a stare “di fronte” ai suoi parrocchiani, così come si fa tra adulti maturi.
Il “di fronte”è giusto e corretto. Tuttavia o vorrei.anche avere una postura che sappia di cristianesimo e non di altro. Attendo di leggere altri suoi articoletti. Con stima.
Mi perdoni don Marco. Mi sembra un po’ cruda e forse anche disarmante. Perché non presentare spiragli di positivo su cui il neo ordinato possa trovare la forza di ricominciare giorno dopo giorno. Enrico Cassago
Enrico, ha ragione! Il messaggio è veramente crudo, volutamente. Per anni, un prete novello, ha sentito messaggi positivi e la vera sfida è aiutarlo a farne esperienza reale, soprattutto nei momenti di difficoltà.
Ricominciare ogni giorno, spesso, passa attraverso una maggiore consapevolezza di se stesso e delle proprie dinamiche relazionali. Grazie per il suo commento.
La lettera è davvero stupenda e offre consigli utilissimi. Io approfondirei una parte dove si parla del chiedere aiuto e del non dimostrare di essere bravo. Direi che un sacerdote dovrebbe mettersi ai piedi dei suoi parrocchiani e non salire in cattedra. Solo così sarà ben voluto e ben accolto da tutti.