“Tu non uccidere”. Lo abbiamo sentito proclamare nella liturgia domenicale della 3ª di Quaresima, e abbiamo anche risposto: “Rendiamo grazie a Dio”.
Basterebbe questo riferimento biblico a illuminare, e a chiudere, una riflessione che si fa sempre più incalzante nella nostra cultura e nel nostro vivere quotidiano. La paura. Il bisogno di difendersi da… La voglia di possedere un’arma che ci rassicura, ci fa sentire più forti e più pronti ad affrontare ogni tipo di situazione. La sicurezza percepita come un bisogno fondamentale.
E, di conseguenza, ci si sente più insicuri. Perché, se aumenta il bisogno di sicurezza, aumenta anche l’insicurezza che uno vive personalmente. Anche se magari i dati ufficiali non vanno a confermare questo, resta la percezione di insicurezza e la sensazione che, con un’arma sotto il cuscino, uno si sente al sicuro! Pronti ad ogni evenienza.
Questo è quello che si percepisce nella quotidianità, in questa Italia che si sente assediata e “invasa” dallo straniero che porta malattie, ruba il lavoro e commette atti criminali come stupri e furti.
Quando viene meno la capacità di riflettere con un po’ di calma, di ragionare non con la pancia ma con la testa, ci si incammina verso una società del Far West.
L’esempio di quanto succede negli USA è sotto gli occhi di tutti; eppure, invece di portare ad una riflessione pacata, rischia di alimentare ancora di più la voglia di possedere un’arma… come ce l’hanno loro (gli abitanti degli USA).
Non è il caso di elencare qui tutte le stragi – sì è il caso di usare questa parola che solitamente si usa per il terrorismo – avvenute negli USA in questi primi mesi del 2018. Stragi di studenti nelle scuole… E la proposta agghiacciante del presidente Trump: armiamo gli insegnanti.
Un dato è certo: la lobby armiera soffia molto su questa paura. E gli interessi sono altissimi. Ne è la conferma la Fiera delle armi che anche quest’anno si è svolta a Vicenza, lo scorso mese di febbraio. Scriveva Nello Scavo, su Avvenire dell’11 febbraio 2018: «Luca Traini, l’aspirante stragista di Macerata, aveva un regolare permesso per tiro sportivo. E con la sua Glock da 600 euro ha tentato di ammazzare una mezza dozzina di immigrati. Armi come la sua sono in bella vista in questi giorni a Vicenza, alla fiera annuale delle armi. Nonostante le promesse, anche stavolta i minorenni potranno aggirarsi tra gli stand».
Ci sarebbe da fare una lunga riflessione sui valori in cui crediamo. Sul valore dell’altro, della persona. Chiederci se valgono di più le cose che possediamo o la vita delle persone.
Ma il cristiano non è quello della difesa della vita come valore assoluto? O il Vangelo serve solo per fare scena? Il crocifisso è un oggetto da ostentare – e a volte da brandire, come un’arma – o è segno di Qualcuno che ha dato la vita?
In questa spirale di morte veniamo risucchiati e rischiamo di pensare che il senso della vita sia poter decidere anche della vita di un altro.
E la questione “stranieri” e immigrati non fa che alimentare tutto questo.
E non servono neanche i dati che dicono che molti omicidi avvengono in ambito familiare. Che la gran parte delle donne uccise sono vittime di mariti o fidanzati o, comunque, di persone molto vicine. Allora dovremmo eliminare i mariti? O armare tutte le donne?
Forse abbiamo bisogno di “conversione”. Abbiamo bisogno di vedere la vita e le persone con occhi diversi. Senza minimizzare certo anche il bisogno di sicurezza e di serenità, ma non alimentandolo fino alla follia. Che rischia di farci imboccare una strada senza ritorno.
Inquietanti le parole di Vittorio Feltri in un suo recente libro: «Non abbiamo abbastanza paura. Dobbiamo avere più paura di quella che abbiamo. Una paura così grande da trasformarsi nel coraggio di uccidere per non morire».
Ecco, la strada è proprio un’altra. Sia dal punto di vista umano sia, soprattutto, dal punto di vista cristiano. Se la Pasqua è la festa della vita, non lasciamoci morire dentro. Non uccidiamo la coscienza prima ancora della vita.
Signor Claudio la ringrazio del suo commento. Come forse si può capire leggendo la mia breve riflessione il tema messo fuoco era solo quello della paura della sicurezza e del bisogno di avere un’arma. Di questo mi era stato chiesto di parlare…. E il riferimento al comandamento tu non uccidere era voluto perché illuminasse questa scelta questa tentazione del farsi giustizia da soli con un’arma…. questo era il senso della mia breve riflessione. Poi si potrebbe dire che non ho parlato di tante altre cose: della guerra delle bombe dell’integralismo del terrorismo dei morti uccisi per la mafia per la tratta delle persone di chi muore ucciso nella terra dei fuochi dall’inquinamento …. ecc. E si potrebbe andare avanti e scrivere un trattato, ma non era nei miei intenti… grazie. D. Renato
Scusate, ma che senso ha un articolo che si intitola “Non uccidere” ma non cita MAI l’abominio dell’aborto? Luca Trani ha sparato a sei neri (orrore!) ma in Italia ci sono stati sei MILIONI di aborti “legali” da quando c’è la famigerata 194… davvero le coscienze sono così ottenebrate da non capire che il rispetto dell’altro inizia dal rispetto del più indifeso (leggi nascituro)?