Lunedì 25 luglio, su Religion News Service, è apparso un commento del rev. John Chryssavgis a proposito del battesimo di due bambini appartenenti a una coppia omosessuale celebrato in Grecia dall’arcivescovo Elpidophoros, primate della Chiesa greco-ortodossa d’America (cf. qui su SettimanaNews). Lo riprendiamo in una nostra traduzione dall’inglese. John Chryssavgis, arcidiacono del Patriarcato Ecumenico, è nato in Australia, ha studiato teologia ad Atene e New York e conseguito un dottorato all’Università di Oxford. È tra i fondatori del St. Andrew’s Theological College in Australia, dove ha insegnato Studi religiosi all’Università di Sydney prima di diventare professore di Teologia a Boston. Sacerdote dell’arcidiocesi greco-ortodossa d’America, è consulente teologico del Patriarca Ecumenico per le questioni ambientali.
All’inizio di questo mese, si è scatenata una tempesta – ingiustificata, malevola – dopo che l’Arcivescovo Elpidophoros, guida della Chiesa Greco-Ortodossa d’America, ha visitato la Grecia e, durante la sua permanenza, ha battezzato due bambini venuti al mondo attraverso la maternità surrogata e cresciuti da una coppia gay.
Come di prassi, Elpidophoros aveva informato il vescovo locale, il Metropolita Antonios di Glyfada, che avrebbe celebrato un battesimo nella sua diocesi. Tuttavia, non aveva fatto cenno alla natura della nascita dei bambini o all’orientamento sessuale dei genitori. L’annuncio da parte della Chiesa greca (lo scorso 19 luglio) di un reclamo al Patriarca Ecumenico Bartolomeo a Istanbul ha infiammato le discussioni sui social media.
Temi che mettono a disagio
Non si tratta di un dibattito sulla grazia sacramentale. Si è trattato semplicemente di un altro battesimo. Ma ciò che ne è seguito è qualcosa che tutti nel mondo della fede conoscono bene ultimamente: l’ennesimo episodio di una guerra culturale.
Rivela inoltre quanto la Chiesa ortodossa sia lontana dalla realtà e dal mondo. Lo abbiamo visto nella risposta al Covid-19; lo vediamo nella difesa della guerra della Russia contro l’Ucraina. Un semplice sguardo ai tabloid e ai blog riflette come la Chiesa ortodossa viva nella propria bolla. Lì, siamo eccellenti in rituali ostentati e paramenti sgargianti.
Ci sono temi che i cristiani ortodossi sono singolarmente a disagio nell’affrontare. Tra di essi, il più importante è l’omosessualità, che suscita molte reazioni appassionate ma pochi discorsi razionali. Ripetere semplicemente la frase secondo cui «detestiamo il peccato ma amiamo il peccatore» può risultare una condanna mascherata da compassione. Dopo tutto, è più facile etichettare che ascoltare.
Dovremmo trarre una lezione dai santi, che idealizziamo più che imitare. San Porfirio, vissuto dal 1906 al 1991, è noto per essere stato così «ferito dall’amore» per Dio da recarsi a santificare «una casa di cattiva fama» vicino a Piazza Omonia, ad Atene, offrendo a chi vi abitava la possibilità di venerare la croce. Quando gli fu ricordato dove si trovava, Porfirio dichiarò che le prostitute erano «in uno stato spirituale migliore» per abbracciare la croce rispetto a molti altri. Stava forse perdonando la prostituzione quando «provò un senso di gioia e … di onore» nel benedire quelle donne?
Le reazioni e le paure
Non dovrebbero esserci controversie su un battesimo, a cui tutti i bambini hanno diritto. Perché, allora, l’azione di Elpidophoros ha suscitato tali polemiche e accuse? Se una Chiesa indipendente si rivolge al Patriarcato Ecumenico dopo quanto accaduto, non posso fare a meno di domandarmi che cosa nascondano in realtà i nostri timori.
Abbiamo paura che la tradizione o la verità possano essere annacquate? Abbiamo forse paura di disfare un tessuto senza cuciture? La Chiesa storica non ha mai evitato di affrontare dibattiti difficili nei concili nel corso dei secoli, anche – e soprattutto – quando si trattava di questioni controverse e complicate, come il genere (la carne) di Cristo e il significato (lo stile) della raffigurazione del santo.
Abbiamo forse paura di scoperchiare il vaso di Pandora? Il metropolita di Glyfada avrebbe dovuto essere informato meglio su quanto avveniva nella sua diocesi? Oppure è un altro il motivo per cui si è affrettato a lavarsene le mani e a nascondere le tracce? Egli ha ammesso infatti che non avrebbe avuto il coraggio di decidere se gli fossero state fornite tutte le informazioni.
L’Arcivescovo Elpidophoros avrebbe dovuto chiarire per iscritto che i bambini battezzati non appartengono a quella che il metropolita di Glyfada chiama «una famiglia tradizionale»? Vale lo stesso per i figli di genitori single? E nel caso di genitori atei? E per coloro che si sposano civilmente o non sono affatto sposati? In casi del genere, vogliamo imporre limitazioni alle fotografie o alla pubblicità dell’evento, come è stato suggerito si sarebbe dovuto fare per questo battesimo?
Abbiamo paura di essere troppo vicini ai «peccatori» o di essere contaminati dal peccato? Il metropolita del Pireo ha ignorato un battesimo simile celebrato nel centro di Atene qualche anno fa; eppure è rimasto sconcertato dal recente battesimo in una diocesi vicina alla sua. Troppo vicina per stare tranquilli? Una volta, alla domanda se ci fossero degli ortodossi gay, avrebbe risposto che se esistono «sodomiti» nella Chiesa «si devono allontanare queste persone malate dagli altri». Che cosa risponderebbe alla domanda se ci sono vescovi gay nella Chiesa?
La sua opinione, tuttavia, è poco significativa; egli critica infatti anche il sionismo internazionale e i banchieri ebrei, il Papa e tutti gli eretici. Una volta ha ammonito il presidente turco Erdoğan a convertirsi all’Ortodossia se non voleva affrontare l’inferno eterno insieme a Maometto. Penso che il buon metropolita sarebbe sorpreso nel vedere chi, secondo le parole del Vangelo di Matteo, «ci precede nel Regno di Dio!».
Due testi di etica ortodossa
Abbiamo paura di ammettere il nostro disagio o imbarazzo nel discutere di principi o pratiche sessuali? È forse giunto il momento di una discussione franca sulla sessualità e sul «gender» nella Chiesa? Coloro che sono inclini a deprecare gli stili di vita degli altri – siano essi vescovi consacrati o critici compulsivi – non dovrebbero prima «togliere la trave dal loro occhio», per vedere chiaramente e poter «togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello», come ha detto Gesù?
Il ruolo dei cristiani ortodossi non può essere ridotto né all’attesa della separazione delle pecore dai capri, né alla rinuncia a un mondo peccaminoso attraverso il distacco da tutto ciò che è secolare. Conosco due testi importanti nel mondo dell’Ortodossia che hanno osato prendere in considerazione l’omosessualità con determinazione e in modo rispettoso e pastorale. Il primo è una «Lettera dei Vescovi ortodossi in Germania ai giovani sull’amore, la sessualità e il matrimonio», firmata dal Metropolita Augustinos di Germania, nel 2017, in qualità di presidente della Conferenza Episcopale Ortodossa in Germania. Il secondo è il documento intitolato «Per la vita del mondo: Verso un ethos sociale della Chiesa ortodossa» (2020; qui la traduzione in lingua italiana), formalmente commissionato dal Patriarca Bartolomeo e approvato dal Patriarcato Ecumenico.
Nessuno ammette facilmente o volontariamente il proprio pregiudizio. Tutti insistono nel dire che non «scaglierebbero mai la prima pietra», anche se stanno lanciando pietre. Che cosa farebbe Gesù? Chi censurerebbe e come correggerebbe Gesù? Chi accoglierebbe e quale comportamento si aspetterebbe Gesù? La nostra priorità dovrebbe essere quella di sollevarci a vicenda nel corpo spezzato di Cristo.
Se siamo onesti con noi stessi e con Dio – se abbiamo fiducia nel Vangelo cristiano e nella tradizione ortodossa – spero che riusciremo a deporre le nostre pietre, le nostre difese e le nostre paure per ascoltare e imparare gli uni dagli altri in uno spirito di guarigione e riconciliazione.
La questione non è il battesimo.
La questione sono le foto ed il battage pubblicitario.
La celebrazione del sacramento è stata sfruttata per pubblicizzare le unioni omosessuali e la cd omogenitorialità.
La cosa strana è che un vescovo si sia prestato a fare da comparsa in questo film.
Questo è quel che penso io.
“Due bambini appartenenti a una coppia omosessuale”. Appartenenti? Come ci si puo’ esprimere così? I bambini non sono un oggetto che qualcuno “compra” e poi gli appartengono ma il frutto della coppia umana maschio-femmina. Le coppie dello stesso sesso sono sterili, cosi’ e’ la natura .Fare credere che i bambini “appartengano” alle coppie gay e’ quanto di piu’ anticristiano ( e quindi antiumano ) esista.
Trovo la riflessione del reverendo interessante. Pone domande che meriterebbero risposte. Credo, tuttavia, che il disagio presente nella Chiesa ortodossa sia lo stesso che è presente nella Chiesa cattolica. Il punto è questo: la Tradizione e il diritto canonico non pongono impedimenti a nessuno di ricevere il Battesimo. Pertanto mi domando se dietro al disagio non ci sia altro….ogni paura è sempre sintomi di altro!
No, richiede che ci sia la fondata speranza che il battezzato venga allevato nella fede cristiana che in questo caso c’era, e infatti anche il Sinodo diceva che i bambini andavano battezzati è il contorno del rito che è discutibile.
Il punto è questo: come si fa a misurare la fondatezza o meno che venga allevato – parola bruttissima… educato!! – nella fede cristiana? Ci sono dei criteri per misurare questa fondatezza??? No… e questo in qualunque confessione cristiana! Ecco perché non ci sono impedimenti!!!
se i genitori sono atei (apertamente o di fatto), non hanno la minima volontà di portare la prole alla Liturgia o alla catechesi, non hanno intenzione di farsi aiutare dalla comunità etc ci si può chiedere ‘perchè volete battezzare vostro figlio? per costrizione sociale?’
Forse tu vivi sulla luna anima errante. Il 90% dei genitori che mandano i bambini al catechismo non portano i figli alla Messa la Domenica. Esperienza diretta di amici catechisti. La gran parte dei genitori che fa battezzare i figli non insegna neppure ai figli a pregare. Pensi che stringere le condizioni per i sacramenti aiuti le persone ad avvicinarsi a Dio? A quanto ne so Gesù Cristo non ha mai letto il Denzinger – specialmente la parte sul Concilio di Trento;)) e neppure il Catechismo della Chiesa Cattolica, per fortuna!!!
allora che si fa? si lascia tutto come è adesso?
oppure si cerca di responsabilizzare i genitori, magari con il supporto della comunità?
io sono per negare il battesimo a un bambino solo in casi veramente estremi e sofferti, ma non si può continuare a dare l’idea che il battesimo sia solo un rito sociale