Commonweal (rivista di opinione cattolica americana liberale, curata e gestita da laici) ha pubblicato lo scorso 19 agosto una lettera aperta (qui il testo originale), a firma di un gruppo di intellettuali cristiani di tutte le confessioni, teologi, pastori ed educatori, a proposito dell’inquietante fenomeno della crescita del nazionalismo negli USA, anche dentro le comunità cristiane. Non si tratta di un editoriale e nessuno della redazione ha partecipato alla stesura del testo. Tuttavia, la rivista ha ritenuto importante pubblicarla e farla sua come riflessione contro le argomentazioni e le pretese politiche dei nazionalisti. Nostra traduzione dall’inglese.
Ogni giorno di più ci sono segni che indicano un impressionante cambiamento nel conservatorismo americano che si allontana dal precedente consenso per andare verso il nuovo nazionalismo di Donald Trump. Ciò è evidente non solo nella recente Conferenza nazionale sul conservatorismo tenuta in luglio a Washington, D.C., ma anche nel manifesto firmato da un certo numero di cristiani che sembrano desiderosi di abbracciare il nazionalismo in quanto compatibile con la fede cristiana.
Senza attaccare individui specifici, in quanto fratelli intellettuali cristiani, teologi, pastori ed educatori, rispondiamo con tristezza a questo riavvicinamento, ma anche con un chiaro e fermo: «no». Siamo ortodossi, cattolici e protestanti; repubblicani, democratici e indipendenti. Nonostante le nostre differenze confessionali e politiche, condividiamo la convinzione che ci sono delle solidarietà politiche che costituiscono un anatema per la nostra fede cristiana condivisa.
Negli anni ‘30 del secolo scorso molti seri pensatori cristiani in Germania credevano di poter creare un’alleanza con l’emergente nazionalismo illiberale. Teologi di spicco come Paul Althaus e Friederich Gogarten ritenevano che il movimento nazional-socialista offrisse una nuova opportunità per consolidare l’ordine sociale e la coesione attorno all’identità cristiana. Ma subito ci furono dei cristiani che resistettero, molto visibilmente nella Dichiarazione di Barmen del 1934 che rifiutò i compromessi di un cristianesimo “tedesco” e le sue odiose distorsione del Vangelo.
La nostra situazione nel 2019 è certamente diversa, ma i cristiani americani ora affrontano un momento la cui la violenza mortale ha richiamato alla memoria tali analogie.
Ancora una volta osserviamo come i demagoghi demonizzino le minoranze vulnerabili come dei parassiti infestanti o forze invadenti che indeboliscono la nazione e devono essere eliminati.
Ancora una volta vediamo come dei fratelli cristiani valutino se fondere la loro fede con la politica nazionalista ed etno-nazionalista per rafforzare la loro base culturale.
Ancora una volta maggioranze etniche confondono il loro blocco politico con il cristianesimo stesso.
In questo tempo caotico i leader cristiani di ogni genere devono aiutare la Chiesa a discernere i confini delle legittime alleanze politiche. Ciò è particolarmente vero di fronte al crescente razzismo in America dove i non-bianchi sono il bersaglio di abominevoli atti di violenza come quello della sparatoria sulla folla a El Paso.
Per essere chiari, il nazionalismo non è la stessa cosa di patriottismo. Il nazionalismo crea appartenenza politica in base alle identità religiose, etniche e razziali, a lealtà intese a precedere e a sostituire la legge. Il patriottismo, al contrario, è amore alle leggi e lealtà ad esse nei riguardi dei capi e del partito. Tale nazionalismo non solo è politicamente pericoloso ma rispecchia profondi errori teologici che minacciano l’integrità della fede cristiana. Pregiudica l’amore al prossimo ed è un tradimento di Cristo.
- Respingiamo le pretese del nazionalismo di usurpare le nostre più alte lealtà. L’identità nazionale non ha alcuna attinenza con il debito di amore che dobbiamo agli altri figli e figlie di Dio. Creati a immagine e somiglianza di Dio, tutti gli esseri umani sono nostri prossimi, indipendentemente dallo stato di cittadinanza.
- Respingiamo la tendenza del nazionalismo a omogeneizzare e a ridurre la Chiesa a un singolo ethnos. La Chiesa non può essere se stessa se non piena di discepoli «di tutte le nazioni» (panta ta ethné, Mt 28,19). Le città, gli stati e le nazioni hanno dei confini; la Chiesa non deve averne. Se la Chiesa non è etnicamente plurale, non è la Chiesa che richiede una diversità di lingue in obbedienza al Signore.
- Respingiamo la xenofobia e il razzismo di molte forme di etno-nazionalismo, esplicite e implicite, come gravi peccati contro Dio creatore. La violenza verso i corpi degli emarginati è una violenza verso il corpo di Cristo. L’indifferenza verso le sofferenze degli orfani, rifugiati e prigionieri è indifferenza verso Gesù Cristo e la sua croce. L’ideologia della supremazia bianca è opera dell’
- Respingiamo la pretesa del nazionalismo secondo cui lo straniero, il rifugiato e il migrante sono nemici del popolo. Dove il nazionalismo teme lo straniero come una minaccia per la comunità politica, la Chiesa invece accoglie lo straniero come necessario per una piena comunione con Dio. Gesù Cristo si identifica con il povero, il prigioniero, lo straniero bisognoso di ospitalità, «perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato» (Mt 25,42-43).
- Respingiamo la tendenza del nazionalista a disperare quando non è in grado di monopolizzare il potere e dominare gli avversari. Quando i cristiani da maggioranza diventano minoranza in un determinato paese non devono compromettere la loro testimonianza per rimanere al potere. La Chiesa rimane Chiesa anche come minoranza politica, anche quando non è in grado di influenzare il governo o deve far fronte alla persecuzione.
- Con carità e speranza, esortiamo i nostri fratelli cristiani a ripudiare le tentazioni e le falsità del nazionalismo. La politica della xenofobia, anche se ammantata di nobile critica sociale, può essere promossa solo in contrasto con il Vangelo. Una vera cultura della vita accoglie lo straniero, abbraccia l’orfano e fascia le ferite di tutti coloro che sono i nostri prossimi – tutti coloro che giacciono senza vita lungo la strada, mentre i pii passano accanto in silenzio.
David Albertson,
Associate Professor of Religion, University of Southern California
Jason Blakely,
Associate Professor of Political Science, Pepperdine University
Fr. Greg Boyle, SJ,
Founder of Homeboy Industries
Anthea Butler,
Associate Professor of Religious Studies and Africana Studies, University of Pennsylvania
William Cavanaugh,
Director of the Center for World Catholicism and Intercultural Theology, Professor, DePaul University
Douglas E. Christie,
Professor of Theological Studies, Loyola Marymount University
M. Shawn Copeland,
Professor Emerita, Boston College
George Demacopoulos,
Fr. John Meyendorff & Patterson Family Chair of Orthodox Christian Studies, Fordham University
Gary Dorrien,
Reinhold Niebuhr Professor of Social Ethics, Union Theological Seminary and Professor of Religion, Columbia University
Orlando Espin,
Professor of Theology and Religious Studies, University of San Diego
Massimo Faggioli,
Professor of Historical Theology, Villanova University
Eddie S. Glaude Jr.,
James S. McDonnell Distinguished University Professor of African American Studies, Princeton University
Cecilia González-Andrieu,
Associate Professor of Theology and Theological Aesthetics, Loyola Marymount University
Brad S. Gregory,
Dorothy G. Griffin College Professor of History, University of Notre Dame
Paul J. Griffiths
David Gushee,
Distinguished University Professor of Christian Ethics and Director of the Center for Theology and Public Life, Mercer University
David Bentley Hart
Stanley Hauerwas,
Duke Divinity School
Paul Lakeland,
Aloysius P. Kelley SJ Professor of Catholic Studies, Fairfield University
Fr. Mark Massa, SJ,
Director, Boisi Center for Religion and American Public Life, Professor of Theology, Boston College
Fr. Bryan Massingale,
Buckman Chair in Applied Christian Ethics, Fordham University
Brian McLaren,
author/speaker/activist
Francesca Aran Murphy,
Professor of Systematic Theology, University of Notre Dame
Aristotle Papanikolaou,
Professor of Theology and Archbishop Demetrios Chair in Orthodox Theology and Culture, Fordham University
Frank A. Thomas,
Nettie Sweeney and Hugh Th. Miller Professor of Homiletics, Christian Theological Seminary
Miroslav Volf,
Henry B. Wright Professor of Theology, Yale Divinity School
Cornel R. West,
Professor of the Practice of Public Philosophy, Harvard Divinity School