La travagliata storia del libro La parola che non passa di don Primo Mazzolari (1890-1959) trova degna ricompensa nell’edizione critica curata da Pier Luigi Ferrari. Vagliati attentamente tutti i manoscritti e gli originali a disposizione, si è approntata un’edizione che riporta 70 omelie di don Primo quali brevi commenti ai vangeli domenicali. Essi non possono e non devono soppiantare il confronto diretto col testo da parte di colui che deve preparare l’omelia, ma offrono spunti che sono come fulmini nel cielo tempestoso.
Scritti durante l’ultima guerra, preparati ed editi soprattutto per i “fedeli di fuori” del piccolo paesino di Bozzolo dove era stato confinato e punito, i suoi testi riflettono un linguaggio e un’ecclesiologia che sono per forza di cose preconciliari. Tuttavia nelle sue omelie si evidenziano già i punti fermi che entreranno nel dettato conciliare, soprattutto nella Gaudium et spes. La parola di Dio deve dominare sovrana nella lettura dei “segni dei tempi”, nelle parole stesse di chi porge l’omelia (non deve esser la “parola del parroco” o la spiegazione del catechismo, o quella richiesta ai sacerdoti del Credo…). La Chiesa dev’essere attenta, vigile e profetica verso le dinamiche della storia, i dolori e le passioni della gente, la loro angoscia, ciò che succede nella storia e, sottotraccia, nelle vicende umane. Ogni ipocrisia e imbellettamento della Parola, se non addirittura qualche prosternazione ai potenti del momento, sono da evitare in modo assoluto. Ai laici dev’essere data una giusta autonomia.
Un discepolo di don Primo, che riuscì a ottenere l’imprimatur al volume dal vescovo di Pinerolo, dopo che l’opera venne censurata a Mantova e a Vicenza, affermava che i laici hanno diritto all’apostolato.
L’apprezzamento di Giovanni XXIII, che lo definì «la tromba dello Spirito in terra mantovana», quello di Paolo VI, che lo chiamò a predicare due settimane le Missioni a Milano (contro le disposizioni del Santo Uffizio!) e la visita a Bozzolo di papa Francesco il 20 giugno 2017 sono una riabilitazione di un profeta che, in quanto tale, ha dovuto soffrire molto. «Sono qui pellegrino – ha detto papa Francesco – sulle orme di un parroco che lasciato una traccia luminosa, per quanto “scomoda”, nel servizio al Signore e al popolo di Dio».
Il dettato di don Primo è folgorante, semplice e profondo al tempo stesso. L’ambiente rurale gli offre stimoli a paragoni ed esempi illuminanti, ma la parola graffia in profondità, riassunta nel titolo posto all’omelia, che riassume sempre il tema del vangelo proposto (non con troppa ricchezza, in quel tempo preconciliare).
Il libro sarà apprezzato da tanti lettori, di ogni preparazione e orientamento religioso. Qui l’umanità è al centro, e Gesù ama tutti, coloro che lo amano e anche coloro che non lo amano (cf. don Primo Mazzolari).
Primo Mazzolari, La parola che non passa. Edizione critica a cura di Pier Luigi Ferrari, Collana «Don Primo Mazzolari» diretta da Giorgio Vecchio, a cura della Fondazione don Primo Mazzolari, EDB, Bologna 2017, pp. 312, € 24,00. 9788810109540