Francesco Patton ofm, nato a Trento nel 1963, ha ricevuto l’ordinazione presbiterale nel 1989. Nel 1993 ha conseguito la Licenza in Scienze della Comunicazione presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma. Dal 2016 è Custode di Terra Santa. Cura ancora oggi i commenti biblici alle letture domenicali sul settimanale diocesano Vita Trentina.
La Prefazione laudativa al volume, piccolo ma molto ricco, è a cura del patriarca latino di Gerusalemme, il biblista Pierbattista Pizzaballa che, il 30 settembre 2023, è stato creato cardinale da papa Francesco, il primo cardinale latino di Terra Santa.
Nel suo volumetto, ricco di sapienza biblica, Patton analizza ventuno parole bibliche, indicandole con le lettere dell’alfabeto. Sono pagine nate come riflessioni personali su parole che hanno anche un valore simbolico e, in quanto tali, gettano una luce straordinaria su tutta la nostra umana esperienza.
«Questo è possibile solo se abbiamo fatto l’esperienza di essere conosciuti, cioè amati, da Dio che ha riversato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, che non solo ci fa gridare “Abbà-Padre” ma ci fa anche conoscere nell’intimo il significato che le Parole del Figlio hanno, per trasmetterci il senso della vita e per trasmetterci la vita stessa, una vita talmente ricca e piena da essere eterna» (p. 12).
Nella veste originaria, le riflessioni erano rivolte ai fratelli e alle sorelle dell’Ordine Francescano Secolare del Trentino.
Piccola enciclopedia biblica
Il risultato è quello di una piccola enciclopedia biblica, scritta con sapienza, semplicità, piena di sapore e di rimandi intertestuali che rivelano una lunga frequentazione del testo sacro da parte dell’autore, sia a livello di studio che di preghiera e di predicazione. La presentazione non ha un taglio a prevalenza tecnico-esegetico, quanto sapienziale e attenta al risvolto spirituale che intende suscitare nel vissuto del lettore.
Lo scopo dell’autore è quello di suscitare il desiderio di nutrirsi della parola di Dio come luce e forza per il cammino quotidiano. Appropriarsi di tutta la parola (dalla A alla Z…), con tutta la persona e per tutta la vita.
Il fatto di essere da sette anni Custode di Terra Santa ha fatto acquistare a p. Patton il gusto della concretezza della parola, legata al suo significato naturale ma anche a una storia e a una geografia della salvezza, intrise dei dolori e delle speranze di una Chiesa che cammina in un contesto privilegiato per essere stato l’ambito dell’attività redentrice di Gesù, ma anche ricco di problematiche che richiedono soluzioni connotate da giustizia e dialogo, rispetto reciproco e coraggio di una convivenza segnata dall’accettazione e dalla fiducia reciproca.
Dall’acqua allo zaffiro
Nel percorso del libro, dalla A di «Acqua» si giunge alla Z di «Zaffiro», di cui è tempestata la Gerusalemme celeste, esito agognato dalla Chiesa e dall’umanità che cammina, lotta e spera nella storia. I simboli biblici analizzati fanno corpo unico con la parola di Dio, ma anche con la terra in cui il progetto divino ha voluto che si incarnasse, perché fosse luce di attrazione e di insegnamento per l’umanità di tutti i tempi.
L’acqua è simbolo di vita, ma anche di possibile devastazione e morte. Il Mare di Galilea vede protagonista la barca, strumento di salvezza, simbolo della Chiesa, ma non si legge la parola e la vita senza attraversare periodi di deserto.
Il deserto è il luogo della prova e della formazione, luogo in cui Dio manifesta la sua potenza e fedeltà, assieme alla sua misericordia trasformatrice dell’uomo.
La casa è il centro della vita quotidiana, casa per l’uomo ma anche casa per Dio, dove poterlo incontrare e celebrare. Gesù è ora la casa di Dio, in cui trovare pane e perdono.
L’erba è un elemento prezioso ma effimero e caduco nella Terra del Santo. È simbolo del dono gratuito della vita data e coltivata premurosamente da Dio, ma anche della sua caducità. Dio la può far risorgere.
Il fico troneggia nel cortile di ogni casa palestinese. Rimanda allo studio della Torah del Signore, la sua istruzione e, insieme, alla vite esprime la tranquillità della vita pacifica. Il fico che germoglia è «segno dei tempi» che Dio introduce nella storia per darle compimento. Allude anche alla pazienza di Dio e alla responsabilità autentica e fruttuosa dell’uomo.
L’arbusto di hysopum ha un valore che rimanda ai riti di purificazione, alla liberazione di Israele dall’Egitto e al momento della morte di Gesù in croce, redenzione purificatrice dalla lebbra mortale del peccato, la lontananza da Dio. Egli riapre alla comunione con Dio. «Purificami con hysopo e sarò mondato» (Sal 51[50],9), fa pregare il salmo.
Il giorno è il momento del cammino sicuro dell’uomo, e la luce è la prima creatura di Dio. È tempo del lavoro dell’uomo, ma anche del suo riposo a lode di Dio, tempo dell’essere. La catena dei giorni, la storia, denuncia anche un allontanamento dal progetto iniziale di Dio. Il giorno santo ricorda all’uomo di ritornare a Dio e alle relazioni profonde con i fratelli. Il «giorno del Signore» finale sarà di giudizio, ma soprattutto di salvezza.
Nel culto, a Dio e solo a lui va diretto il profumo dell’incenso. Egli è degno di adorazione in quanto onnipotente, altissimo, al di sopra di ogni cosa. L’incenso esprime il riconoscimento della centralità di Dio nella vita del credente e del popolo. Non può essere abusato, accompagnandolo con l’ingiustizia o con l’adorazione di idoli. La vita deve diventare profumo d’incenso.
Il libro, o rotolo, rimanda all’insegnamento di YHWH, e nel suo libro della vita sono scritti i nomi e le azioni degli uomini. Il libro citato nell’Apocalisse contiene il progetto di Dio sulla storia la cui chiave di interpretazione è nel Cristo risorto. A Ezechiele vien comandato di mangiare il libro contenente profezie da pronunciare. Dobbiamo nutrirci della parola di Dio.
Il mare, che può diventare un abisso, allude alla potenza del Male che Dio e il suo Figlio Gesù sono capaci di dominare e di superare ed è un ambiente a cui Israele non è mai stato avvezzo. Gesù chiama dietro di sé dei pescatori di uomini, per donare loro la salvezza.
La nuvola annuncia la benedizione delle piogge autunnali indispensabili nel momento della semina e a quelle primaverili che fanno sbocciare il frutto atteso del lavoro agricolo dell’uomo. Allude al chiaroscuro dell’esperienza di Dio. Rimanda alla gloria di YHWH che riempie e trasfigura, rivela una chiamata. Nella Trasfigurazione di Gesù la nube fa entrare in una relazione che sfugge, rivela suo Figlio e chiama a seguirlo.
L’olio penetra e impregna ed esprime la consacrazione di una persona a Dio. Dio ne prende possesso. L’olio tonifica e rende sguscianti contro il Male. Cura ferite e malattie della pelle, mentre l’unzione dello Spirito impregna tutta la persona nella sua lotta con il Male.
La porta può alludere a innumerevoli passi biblici, il più denso dei quali è proprio l’attribuzione alla persona di Gesù, porta di salvezza e di vita. La porta del tempio chiama a un esame della coscienza prima di varcarla. Le porte della Gerusalemme celeste sono sempre aperte e introducono alla comunione nuziale con Dio, ma chiamano anche ad allontanarsi dagli abomini e dalle falsità.
Le quaglie rimandano al nutrimento provvidenziale ricevuto da Israele nella sua uscita dalla schiavitù egiziana, ma sono pure strumento di correzione delle mormorazioni del popolo, diventando cibo ossessivo e nauseante per un popolo che mostra sfiducia verso il suo Dio. Gesù dona la carne che introduce alla vita eterna.
La radice è la base da cui fiorisce il frutto dell’albero e il comportamento buono o malvagio dell’uomo. Simboleggia la stirpe davidica e la discendenza che ne deriva, albero rigoglioso. La radice della sapienza è Dio creatore. Radice della sapienza è temere il Signore, amare Dio e cogliere i propri limiti di fronte a lui. Gesù è l’origine della stirpe davidica e radice della sapienza. I cristiani sono radicati in lui nel battesimo.
La scala costruita da Dio stesso collega Giacobbe al cielo, ma rimanda anche a Gesù, definitivo trait d’union discendente e ascendente tra Dio e l’uomo.
La tromba ricorda la presenza potente e soprannaturale di Dio, ma anche momenti di guerra, di vittoria, di giudizio e di gloria. Il suo suono avverte del pericolo e richiama alla responsabilità personale. La forza del suono delle trombe liturgiche fa cadere le mura di Gerico: una conquista che è opera esclusiva di Dio. Il loro suono annuncia il giudizio definitivo, associato alla risurrezione dei morti.
L’ulivo, altro albero presente a tutt’oggi in ogni possedimento palestinese (e oggetto spesso di raid distruttivi da parte dei settlers israeliani), insieme alla vigna è simbolo di pace, di riconciliazione e di vita sicura e tranquilla. Albero molto longevo, simboleggia l’uomo fedele a Dio, totalmente dedito a lui. I testimoni fedeli a Dio sono protagonisti del libro di Zaccaria e dell’Apocalisse. L’ulivo è simbolo del popolo di Dio, innestato sull’olivo buono di Israele. Radice santa è Gesù Cristo, tronco buono è Israele, i rami innestati sono i credenti provenienti dalle genti. Una grazia di cui essere coscienti: «Io come ulivo verdeggiante nella casa di Dio mi abbandono alla fedeltà del Signore ora e sempre» (Sal 52,10).
Il volto rivela la persona e il suo cuore. Siamo responsabili del volto dell’altro, mentre preghiamo di poter vedere il volto di Dio. Gesù è il volto di Dio, trasfigurato sul monte, sfigurato nella passione, brillante come il sole nella risurrezione.
Lo zaffiro – l’ultimo dei simboli biblici esaminati dall’autore – è la seconda gemma del pettorale aureo di Aronne, indicante il popolo di Dio. Tempesta anche il petto dell’Amato del Cantico dei Cantici, lo Sposo della Chiesa e sommo sacerdote. Il credente ha davanti a sé il cammino della vita, tesa alla configurazione al volto di Cristo. Una strada diretta verso la Gerusalemme celeste, casa di Dio il cui pavimento, le fondamenta e le porte sono tempestati di zaffiri, gemme dall’azzurro intenso, trasparente. Gerusalemme celeste è la preziosa casa di Dio con gli uomini, fondamento e modello su cui riconfigurare la città terrena. Siamo in cammino verso la preziosità, la bellezza, la purezza assoluta.
Il gusto della Scrittura
«Che il Signore ci doni la grazia di essere suoi discepoli dalla A alla Z: dalla A dell’acqua del nostro battesimo alla Z degli zaffiri della Gerusalemme del cielo dove ci attende, per renderci felici. Per sempre», conclude p. Patton (p. 95).
Un libro che restituisce il gusto della parola di Dio, nutrimento dell’uomo, lettera d’amore di Dio ai suoi partner umani, suoi figli e alleati. Conoscerla, gustarla, pregarla e viverla è l’avventura impegnativa ma affascinante che si apre a ogni uomo che voglia essere all’altezza della propria grande dignità.
Francesco Patton, Abbecedario biblico. Nutrirsi delle Scritture dalla A alla Z. Prefazione di Pierbattista Pizzaballa, Edizioni Terra Santa, Milano 2020, seconda edizione 2023, pp. 96, € 12,35.