Con penna felice e leggera il biblista dehoniano – con trascorsi in missione in Mozambico e attualmente conferenziere e docente di vari corsi biblici – ricostruisce il dramma di Agar, la schiava egiziana di Sara, riportata nei cc. 16 e 21 del libro della Genesi. Tenendo ben presente il testo biblico, Armellini compone una sceneggiatura teatrale romanzata richiestagli da un gruppo che intende concorrere a un concorso nazionale per compagnie teatrali.
Il dramma della schiava è delicatamente rappresentato facendo interloquire Abramo e Sara, con la loro mentalità biblica, mesopotamica ed egiziana insieme, con il pensiero e la sensibilità di Agar, espressa in chiari termini culturali e religiosi egiziani. Il drammatico dilazionarsi del compimento della promessa divina circa un figlio che sarebbe stato donato alla coppia di Abramo e Sara come erede delle promesse induce Sara ad allontanarsi dal rapporto vitale col pensiero del Dio dei padri per assecondare la mentalità corrente, mondana. Essa forza i tempi e costringe Abramo a seguirla nel suo disegno.
Allontanandosi dalla voce di Dio, anche Abramo nella sua fragilità risente le lusinghe dell’idolatria mesopotamica vissuta in giovinezza. Sara contempla senza disdegno la possibilità di ricorrere alla pratica dell’utero in affitto per far nascere un bambino che apparterrà alla coppia che l’ha richiesto per l’impossibilità di concepirlo all’interno della coppia originaria. Il testo mette in scena la delicatezza dell’animo di Agar, che subisce la violenza di Abramo che lei in precedenza venerava per averla salvata dai mercanti di uomini a Giaffa. Con amarezza ella subisce il gesto, ma capisce che non potrà convivere con Sara sotto la medesima tenda.
Dopo una prima fuga di Agar nel deserto (salvata da un angelo dalle sembianze di un saggio), sarà Abramo stesso a capire che la scelta più saggia da fare sarà quello di allontanare Agar dalla vita sua e di quella di Sara dopo la nascita prodigiosa di Isacco, il figlio della promessa. Egli constata l’impossibilità della convivenza di due madri sotto la stessa tenda. Abramo invierà nel deserto Agar e Ismaele, dopo averli forniti di vettovaglie bastanti per un certo tempo.
Agar e Ismaele saranno sul punto di morire di nuovo nel deserto, ma anche stavolta vengono salvati da un angelo con le fattezze di un pastore premuroso. Dio è fedele alla sua promessa, ma spesso l’uomo è tentato dalla mentalità puramente umana di forzare i tempi e le modalità, adattandosi alla mentalità corrente. Dio non abbandona nessuna vita, comunque sia stata generata, accompagna la storia delle persone e dei popoli e sa volgere al bene anche il male generato dagli uomini.
Intessuto di reminiscenze bibliche e culturali del Vicino Oriente antico, il testo fa pensare e rende attuale il testo biblico.
Fernando Armellini, Canto per Agar la schiava egiziana. Prefazione di Paolo Branca, Ed. Messaggero Padova, Padova 2016, pp. 84, € 9,00.