Ho incominciato a leggere il libro Le donne e la riforma della Chiesa mettendo, senza avvedermene, la maiuscola alla parola “riforma” del titolo. Effetto di questo 2017, con tutti gli incontri e gli articoli sul 5° centenario della Riforma nata con Lutero. Ma poche pagine mi sono bastate per richiamarmi alla verità della lettera: qui si parla della situazione della nostra Chiesa di oggi, focalizzando l’attenzione su tre blocchi tematici: donne, riforma, Chiesa. Le donne debbono essere pensate come una grande possibilità di riforma per la Chiesa che viviamo.
E su questo tema l’ecumenismo resta sullo sfondo, come un orizzonte che ci include. Non a caso la donna – l’ordinazione delle donne al presbiterato – è diventata negli ultimi decenni uno dei nuovi motivi di divisione tra le Chiese: gli anglicani e i vecchi cattolici hanno attraversato questa soglia con la consapevolezza del “nuovo” che introducevano nei rapporti tra le Chiese.
La lettura del volume su questa premessa mi ha inevitabilmente condotto a riflettere sui “motivi teologici” e sui “motivi non teologici” della divisione tra le Chiese. In un’intervista pubblicato su Vita e Pensiero, il periodico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, J. Moltmann sottolineava che la «linea di Teodosio», cioè la partizione politica definitiva dell’impero romano in Oriente e Occidente, è più determinante nei rapporti tra le Chiese che non la divisione tra paesi cattolici e paesi non cattolici tra nord e sud dell’Europa. Un motivo storico carico di conseguenze teologiche ed ecclesiali.
Leggendo il volume mi sono chiesto: la donna è un “motivo teologico” o un “motivo non teologico” nel dividere oggi le Chiese? E – in base al volume – la donna è un “motivo teologico” o un motivo “non teologico” nel pensare la Chiesa? Dal volume emerge con chiarezza che essa è motivo assieme teologico e non teologico, almeno quanto l’uomo.
La pratica ecumenica ha fatto capire in questi decenni che nella difficoltà alla riunione tra le Chiese gli ostacoli “non teologici” sono altrettanto forti di quelli teologici e dogmatici. Il testo, con la ricchezza di prospettive che mette in campo, può essere usato come articolazione e sviluppo di questo dato di fatto. È davvero sorprendente che le Chiese possano recitare assieme il Credo Niceno-costantinopolitano, si riconoscano nel primo millennio della Chiesa indivisa, abbiano firmato dei testi di consenso dottrinale a livello di commissioni teologiche bilaterali (si pensi al testo di consenso sulla giustificazione firmato tra autorità luterana e autorità cattolica a livello mondiale) e non ne sia poi seguita alcuna conseguenza a livello di unione liturgica o giuridica o di riconoscimento a livello di popolo.
Il volume è una spinta a cercare nella vita e nelle pratiche consolidate delle Chiese nei confronti delle donne i tanti possibili e inespressi perché. Alcuni decenni fa, il cardinal König, instancabile tessitore di rapporti tra le Chiese, alla domanda: «Quale è il più grande ostacolo al progresso dell’ecumenismo?» rispose: «La paura di perdere potere».
Il volume è articolato in quattro parti e vi scrivono quindici donne e sette uomini. Le donne sono: Cettina Militello, Serena Noceti (curatrici), Gabriella Zarri, Elizabeth Green, Marinella Perroni, Adriana Valerio, Sara Gabibbo, Roberta Fossati, Mary Melone, Paola Dal Toso, Moira Scimmi, Maria Grazia Fasoli, Marida Nicolaci, Chiara Carmelina Canta, Clara Aiosa. Gli uomini sono: Silvano Maggiani, il vescovo Marcello Semeraro, Giovanni Cereti, Paolo Ricca, Crispino Valenziano, Bruno Secondin, Gianluca Montaldi.
Cettina Militello – Serena Noceti, Le donne e la riforma della Chiesa, EDB, Bologna 2017, pp. 312, € 26,00. 9788810410004