Víctor Manuel Fernández, rettore dell’università cattolica di Buenos Aires, tra i più stretti collaboratori e amici di Bergoglio pubblicava lo scorso anno «Quince motivaciones para ser misioneros: para caminar con el papa Francisco», un breve saggio che ora viene tradotto dall’Editrice Missionaria.
«Come vorrei trovare le parole per incoraggiare una stagione evangelizzatrice più fervorosa, gioiosa, generosa, audace, piena d’amore fino in fondo e di vita contagiosa!» (EG 261): di qui la necessità di forti motivazioni per indurre le persone ad avviarsi sulla strada della missione.
E da dove partire se ci si rivolge ai laici? Dall’esperienza più comune alla stragrande maggioranza di loro: quella dell’amore umano. Ogni innamorato avverte un forte desiderio di parlare della persona amata, tesserne le lodi, illuminarsi al solo pensiero del prossimo incontro, condividere la propria gioia con quanti incontra. E noi che abbiamo conosciuto Gesù Cristo e ci siamo lasciati afferrare da lui, se abbiamo fatto esperienza dell’amore del Padre nella nostra vita, perché mai non dovremmo fare altrettanto? Del resto è accaduto ai discepoli di Emmaus e a molti altri lungo i secoli: forse che noi, uomini del Terzo Millennio, siamo cristiani diversi? Chi o che cosa ci rende paralizzati e incapaci di testimonianza?
Il missionario è una persona come le altre, niente affatto perfetta, ma entusiasta sì, perché vive nella certezza dell’amore di Dio, una persona che vive nella fiducia in Dio e negli altri, guidato da una spiritualità in grado di trasformare il suo cuore (una “mistica dell’annuncio” che si alimenta alla Parola).
Fernández ci guida così alla riscoperta dell’annuncio, compito di ogni cristiano che decide di “restituire” i tanti doni ricevuti dedicando una parte del proprio tempo alla missione, con la vita e le scelte quotidiane (non occorrono cose straordinarie, perché un laico ha una famiglia, un lavoro ..).
Come ci ricorda papa Francesco, «la prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da lui» (EG 264): se non avvertiamo la necessità di farlo, dobbiamo forse concludere che non ci sentiamo più amati?
Se “contempliamo” il Vangelo, ci soffermiamo sulle sue pagine, siamo capaci di leggerlo col cuore, giungiamo alla conclusione che non ci sia nulla di meglio da trasmettere agli altri. «Il Vangelo è quanto è indispensabile per essere felici, per crescere, per realizzarsi in quanto esseri umani perché risponde ai bisogni più profondi di ogni persona, alle inquietudini, alle angosce e ai loro sogni più preziosi». Ma «essere missionari – continua Fernández – significa diventare liberatori di schiavi» e desiderare che il Regno del Signore trasfiguri la terra intera perché nulla in questo mondo è per loro indifferente. Senza timore dei cambiamenti, perché la missione non è fatta per gente che si aggrappa alle proprie sicurezze e consuetudini, anzi: occorre il coraggio di abbattere tutte le strutture che non servono (o non servono più) alla missione.
E, soprattutto, senza dimenticare la “mistica dell’incontro”, senza la quale chi si crede cristiano non è che «un insopportabile ciarlatano che non crede in ciò che pretende di trasmettere».
Víctor Manuel Fernández, Uscire per annunciare. Come papa Francesco ci spinge alla missione, EMI, Bologna 2016 pp. 96 € 8,00.