Paul Ricoeur sottolineava come l’identità strutturale di ogni opera narrativa andasse cercata nella natura temporale dell’esperienza umana. «Il mondo dispiegato da qualsiasi lavoro narrativo è sempre un mondo temporale. (…) Il tempo diviene tempo umano nella misura in cui è articolato in modo narrativo; per contro il racconto è significativo nella misura in cui disegna tratti dell’esperienza temporale».[1]
La costruzione dei racconti è in questo senso un esempio di quella che gli psicologi chiamano «integrazione temporale», ossia il nostro modo di legare insieme la percezione del presente, il ricordo del passato e l’attesa del futuro, in un meccanismo comune e umanamente percepibile, compreso tra inizio e fine. All’interno di questo meccanismo tutto ciò che era concepito come semplice successione temporale acquista i significati di passato e di futuro.
La serie di Netflix
Proprio il rapporto tra l’uomo e i tre orizzonti del tempo è uno degli elementi fondamentali di Dark, nuova e già pluriosannata serie televisiva tedesca creata da Baran bo Odar e Jantje Friese per il network Netflix, la cui prima stagione è stata rilasciata interamente il 1º dicembre 2017.
Dark è un’ambiziosa combinazione di fantascienza e soprannaturale che trova la sua fonte d’ispirazione primaria in Lost,[2] richiama nelle atmosfere la seconda stagione dell’inglese The Missing, mentre sul versante fantascientifico strizza più volte l’occhio all’originale The OA.
Le vicende di Dark cominciano nel 2019 a Winden, una grigia e anonima cittadina tedesca che verrà sconvolta dalla sparizione del giovane Erik Nielsen. Da qui le vicende seguiranno gli intrecci che legano misteriosamente quattro famiglie di Winden e i fenomeni inspiegabili che sembrano ruotare attorno alle grotte (che si trovano nel bosco) e alla vicina centrale nucleare. L’indagine della polizia, infatti, mette subito in luce un dato inquietante: non è la prima volta che a Winden si verificano casi irrisolti di scomparsa, esattamente 33 anni prima un altro ragazzo è svanito nel nulla.
Tre piani temporali
Che il protagonista di Dark sia in realtà il tempo è chiaro fin da subito. Nelle prime scene una voce fuori campo afferma la natura circolare e non lineare del tempo, la sovrapposizione del principio e della fine, la reciproca influenza di passato, presente e futuro. La storia di Dark si sviluppa, infatti, su tre piani temporali differenti: il 2019 (il presente della serie), il 1986 e il 1953, tre epoche che ogni trentatre anni si collegano tramite un condotto temporale al quale è possibile accedere dalle grotte in mezzo al bosco.
Ma chi ha costruito il condotto e per quali ragioni? Cosa significa la scritta «Sic Mundus Creatus Est» e il simbolo, impressi entrambi sulla porta di ferro che dal 2019 permette di spostarsi nel passato?[3] Quello che sappiamo è che il condotto è stato attivato da alcuni esperimenti della centrale nucleare e dalle relazioni strette dai protagonisti durante i tre archi temporali sui quali la serie si sviluppa. Di più non ci verrà dato di sapere nell’arco dei dieci episodi della serie.
Limiti e forza
Dark è quindi una commistione strettissima di fantascienza e soprannaturale, anche se l’anello più debole della serie è proprio l’elemento teologico, che seppure presente appare accessorio piuttosto che necessario, in un trama che ha come punto di forza soprattutto le relazioni tra i personaggi. Tra questi, infatti, troviamo anche Noah, un misterioso prete che vuole impadronirsi dei segreti del viaggio nel tempo per costruire una nuova arca che possa traghettare l’umanità in un futuro migliore. Tuttavia questo personaggio e il suo progetto, al quale sono legati i fili dell’intera vicenda, rimangono purtroppo solo abbozzati.[4]
Nonostante questo e altri difetti Dark affascina e si lascia guardare tutta in un fiato, perché capace di prendere il meglio della nuova serialità televisiva inaugurata proprio da Lost. Dark è un racconto progressivo, ricco di citazioni, che procede per sovrapposizioni e accumuli offrendo un’esperienza intellettuale, prima ancora che estetica.
Un racconto che non riesce mai a fare a meno del tutto dell’elemento soprannaturale, di un richiamo a un dio sconosciuto, impassibile e muto, di cui il tempo è la più potente manifestazione sul piano della natura e della storia degli uomini. Inoltre Dark fa propria la lezione che ha reso la serialità televisiva americana un punto di riferimento dell’immaginario contemporaneo: la capacità cioè di raccontare storie che, pur sviluppandosi in contesti storici e geografici definiti – come la piccola cittadina di Winden – riguardano l’uomo nella sua totalità, inserendosi così nel solco antico e sempre nuovo del mito.
[1] P. Ricoeur, Tempo e racconto Vol. 1, Jaca Book, Milano 2016, 15.
[2] Creata da J.J. Abrams, D. Lindelof e C. Cuse, Lost (2004-2010) è considerata la serie che ha rivoluzionato questo genere televisivo agli inizi degli anni 2000.
[3] L’espressione «Sic Mundus Creatus Est» compare nel testo ermetico attribuito ad Ermete Trimegisto, la cosiddetta Tavola Smeraldina. Il simbolo è invece una triquetra, o triscele, un antico simbolo a tre punte interconnesse di origini celtiche, utilizzato in seguito dai cristiani per rappresentare il vincolo di unione delle tre persone della Trinità.
[4] Netflix non si è ancora pronunciata su una possibile seconda stagione dello show.